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Un concerto di Capodanno che fa scuola Settima edizione con l’Orchestra Filarmonica Pugliese e l’Alter Chorus
15 gennaio 2020

Un format ormai così consolidato da essere divenuto quella che si suol definire una best practice quello del Gran Concerto di Capodanno di Molfetta, – di cui la testata Quindici è stata ancora una volta fregiata dell’onore di esserne media partner –, tanto che negli ultimi anni un numero sempre più crescente di amministrazioni comunali pugliesi ne ha seguito la scia inaugurando il nuovo anno con la grande musica, sulla stregua di quanto avviene a Vienna, a Venezia e in tanti altri blasonati teatri di tutto il mondo. Ciò, in diversi casi, avvalendosi proprio di quello che, unitamente all’Alter Chorus, costituisce fin dalla prima edizione presenza fondamentale di questo evento, l’Orchestra Filarmonica Pugliese, nata in seno all’associazione culturale musicale Legni Pregiati la quale, per il settimo anno consecutivo, ha organizzato questo prestigioso evento sempre più atteso e gradito dai molfettesi. Basti pensare che questa ormai lanciatissima e quotatissima compagine orchestrale cittadina, proprio la mattina del primo dell’anno, si era esibita in quel di Ostuni per poi ritrovarsi di nuovo nella serata dello stesso giorno qui a Molfetta per questo concerto e ancora nei giorni successivi a Foggia presso il Teatro Giordano, a Vieste e in diverse altre località. Un motivo di vanto che non ha mancato di evidenziare nel suo intervento a inizio concerto l’assessore alla cultura del comune di Molfetta Sara Allegretta, la quale colto l’occasione per tracciare un bilancio positivo delle attività culturali promosse dal suo assessorato nell’anno appena passato. Presente alla serata anche il sindaco Tommaso Minervini, il quale ha rinnovato i suoi auguri invitando tutti i cittadini alla compartecipazione allo sviluppo della città per riscoprirne l’identità comune. L’Amministrazione Comunale, unitamente alla Regione Puglia, ha patrocinato la serata facendone l’evento clou del programma natalizio cittadino Molfetta in Allegrezza e desiderando che si svolgesse con ingresso libero e gratuito nella centralissima chiesa del Sacro Cuore di Gesù. Una location questa - sia consentito aprire questa parentesi - indubbiamente baricentrica, purtuttavia sicuramente da ripensare, visto il difficile clima acustico che mette ogni volta a dura prova gli artisti che si esibiscono, e constatati i limiti logistici legati alla sistemazione degli esecutori del concerto e, soprattutto, alla gestione di una mole di pubblico come quella che ha avuto la fortuna di godere del concerto (parecchie sono state le persone rimaste fuori) e che gremiva fin dove possibile un edificio sacro eretto quasi un secolo fa, con vie di fuga in caso di emergenza non agevolmente raggiungibili in quelle condizioni. Nelle more della disponibilità di più idonei contenitori culturali rispetto ai luoghi di culto nella nostra città, e qualora si volesse continuare a privilegiare la collocazione centrale, soluzione migliore sarebbe costituita dalla Cattedrale, decisamente più confacente dal punto di vista sonoro e più congeniale ai bagni di folla, essendo dotata di più e meglio dislocate uscite. Oppure, da non sottovalutare anche l’opportunità di usufruire, come del resto si è già fatto con altre grandi manifestazioni, di due grandi chiese di più recente concezione come la Madonna della Pace o Sant’Achille, in cui un evento del genere avrebbe peraltro il merito di coinvolgere ancora di più la periferia della città nei festeggiamenti. Osservazioni queste orientate a migliorare quella che l’assessore Allegretta ha definito, sempre nel suo saluto iniziale, una occasione di condivisione per la città, ma anche di valorizzazione di talenti del nostro territorio cui viene offerta la possibilità di esibirsi in una città il cui elevato gusto musicale è sempre stato foriero di un fiorente sviluppo culturale. Difatti, anche quest’anno le due voci soliste sono state selezionate nel novero dei giovani artisti locali dalle grandi prospettive di carriera, ossia il soprano Rosa Angela Alberga e il tenore Giuseppe Settanni, quest’ultimo alla seconda esperienza del concerto di capodanno molfettese figurando già tra i protagonisti di quello di due anni fa. A presentare la serata la brillante ed elegante Laura Bienna. Il programma musicale, come di prassi introdotto dal nostro Inno Nazionale, non ha mancato nemmeno questa volta di annoverare pagine coinvolgenti e affascinanti della letteratura musicale di tutto il mondo, offrendo anche quale primo brano in scaletta un pezzo inedito, in prima esecuzione assoluta a Molfetta, scritto dal M° Giovanni Minafra, storico ed eclettico direttore stabile della Filarmonica Pugliese, anche questa volta sul podio del Concerto di Capodanno come in tutte le altre edizioni. Parliamo di Ma.Ni. Ar., suggestiva composizione sinfonica che il M° Minafra ha voluto dedicare ai suoi figli e che ha registrato un riscontro talmente positivo da parte dei professori dell’orchestra che questi la hanno adottata quasi come una sorta di loro marcia d’ordinanza. Gli orchestrali altresì hanno voluto, come ogni anno, omaggiare la memoria della loro collega violinista Gabriella Cipriani, tragicamente perita in un incidente stradale circa sei anni fa, facendo risuonare il suo violino per tutto il concerto, affidato questa volta alle mani della prof.ssa Marianna Vercellini. La perizia ed il fulgore dei musicisti dell’orchestra e l’estro e la capacità del suo direttore si sono palesati anche negli altri brani strumentali proposti, quali le Danze Ungheresi n. 1 e n.5 di Johannes Brahms, il sempreverde classico valzer del repertorio viennese Sul bel danubio blu di Johann Strauss figlio e la più celebre composizione del musicista inglese Edward William Elgar, la Marcia n. 1 in re maggiore dalla serie di marce Pomp and Circumstance, col solenne tema centrale cantato dall’Alter Chorus con un testo inneggiante la pace e la fratellanza tra gli uomini. Il coro fondato e preparato dal prof. Antonio Allegretta ha altresì eseguito con il suo solito vigore uno dei suoi cavalli di battaglia, Vedi le fosche notturne spoglie in apertura della seconda parte de Il Trovatore, una delle più famose arie corali di Giuseppe Verdi. Ed eccoci ai due solisti. Rosa Angela Alberga ha una calda voce di soprano lirico e il suo curriculum vede già una illustre esperienza come voce bianca nel 2007 nel ruolo del pastorello nella Tosca di Puccini sotto la direzione del M° Daniel Oren. Intensa l’interpretazione offerta in questo concerto da questa giovane artista della struggente Ave Maria dell’Otello di Verdi. Altrettanto accorata e con cura delle colorature è stata poi l’esecuzione da parte del soprano di un’altra fondamentale aria del melodramma italiano quale è Casta Diva dalla Norma di Vincenzo Bellini, con l’intervento di un Alter Chorus sempre sul pezzo. Giuseppe Settanni, anch’egli interessante tenore, con il suo timbro scuro ha interpretato in maniera ardente l’aria dal Macbeth di Verdi Oh figli… Ah, la paterna mano. I due solisti altresì si sono calati nei panni di Hanna Glawary e Danilo Danilowitsch nel duetto Tace il Labbro della Vedova Allegra di Franz Lehar, eseguito con la complicità di un appassionato coro, e particolarmente gradito dal pubblico presente. Il momento più spettacolare e applaudito dal pubblico è però stato sicuramente l’esecuzione di un breve ma significativo stralcio del secondo atto dell’Aida di Verdi, a partire dal coro Gloria all’Egitto, passando per la celeberrima Marcia Trionfale e poi planare direttamente sul finale di atto. Una soluzione insolita questa atta a usufruire delle trombe egizie in tutti i passaggi di partitura in cui queste sono previste, qui rese disponibili grazie all’apporto fondamentale di una rappresentanza della Banda Santa Cecilia di Molfetta insieme al suo direttore, il M° Pasquale Turturro. Ad una orchestra aurea e fragorosa così risultata si è unito un timbratissimo, stentoreo e inquadrato Alter Chorus, il cui apporto è stato particolarmente significativo sul finale nel rimpiazzare armonicamente gli interventi dei numerosi solisti che in questo passaggio dell’opera la partitura prevede (ossia quasi tutti quelli dell’opera), ciò grazie a una intelligente e razionale riorganizzazione delle voci messa in atto dal direttore del coro, il prof. Allegretta. Al termine di questa splendida serata i due consueti bis di prammatica: il Brindisi della Traviata di Verdi Libiamo ne’ lieti calici, che ha unito tutti gli interpreti della serata, e la Marcia di Radetzky di Johann Strauss scandita, come di consueto, dal battito delle mani dei divertiti e visibilmente soddisfatti spettatori. Ma quest’anno si è aggiunto un terzo bis, uno scherzo sinfonico che mette insieme la V sinfonia di Ludwig Van Beethoven e il Mambo n.5 di Perez Prado, un simpatico omaggio al compositore tedesco in occasione del duecentocinquantesimo anniversario dalla sua nascita che ricorre quest’anno. Sapienza, genio, armonia, umanità. Sono quelle caratteristiche evocate dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo discorso di fine anno che definiscono la nostra identità di italiani e che devono convergere in una rinnovata cultura della responsabilità, in quel comune sentire cui si richiamava anche il Sindaco nel suo intervento iniziale. E la musica, forse più di ogni altra arte, ha il potere di offrirci una esperienza tangibile dell’essenza autentica di quelle quattro parole, infondendoci così un rinnovato slancio per affrontare le sfide che attendono ciascuno di noi per questo 2020. © Riproduzione riservata

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