Un caldo giorno di agosto si porta via Arturo Finocchiaro
Antonio Arturo Finocchiaro (1938- 2023) è andato via, in un giorno di agosto, in una Roma assolata. E’ andato via ma, come si conviene ad un gentiluomo quale era, dopo aver salutato la sua città, la sua Molfetta. Suo è stato il commovente intervento durante il Convegno organizzato dall’Associazione “Elena e Beniamino Finocchiaro” in occasione dei centocinquanta anni dalla nascita di Gaetano Salvemini ed il centenario della nascita di suo fratello Beniamino. Ed è grazie a lui, come confermato dal diretto interessato, che il dott. Daniele Franco, già Direttore generale della Banca d’Italia e Ministro dell’Economia e Finanze, ha presenziato alla commemorazione ed alla cerimonia di consegna delle borse di studio dell’Associazione, esprimendo sentimenti di profonda stima professionale ed umana. Il dott. Finocchiaro come in quell’ultimo intervento pubblico nella sua città, soleva esprimersi in termini semplici, ma chiari e accessibili affinché, anche temi complessi e talvolta ermetici dell’economia e della finanza risultassero fruibili ai più Ed è stato così anche durante il convegno sui due illustri cittadini molfettesi, quando la sua narrazione ha toccato momenti pubblici e privati del rapporto tra Salvemini e Finocchiaro: due uomini, due autentici socialisti, per i quali la nostra città è ricordata. Assunto giovanissimo dalla Banca d’Italia, diventa ben presto punto di riferimento fino alla nomina di Segretario Generale ed infine dal 1997 al 2009, è Vice Direttore Generale. La sua carriera professionale si conclude con un quinquennio di presidenza del COVIP Commissione di Vigilanza sui fondi pensione. Ci piace fregiarci dell’orgoglio che il dott. Finocchiaro fosse un nostro puntuale lettore, un nostro abbonato. Ci compiacciamo che un uomo del suo spessore, un nostro concittadino illustre, continuasse ad interessarsi delle vicende della sua città, apportando, con competenza, con discrezione e umiltà, il suo prezioso contributo. Numerosissime le espressioni di cordoglio di amici, colleghi e dipendenti che hanno ricordato la sua correttezza e lealtà, anche verso interlocutori con i quali si era aperto un confronto, un uomo che, pur rappresentando con rigore le Istituzioni, ha lasciato una traccia indelebile della sua umanità, ironia. Tutte le testimonianze ricordano l’umanità di un dirigente che ascoltava le problematiche personali, facendo il possibile per risolverle. Se ne va un dirigente di altri tempi. Ed è per questo che la sua morte ci rattrista e ci rende orfani di una guida e di un riferimento autorevole. Ad perpetuam rei memoriam. © Riproduzione riservata