Un "business" solo per la comunità molfettese!
L'assessore Panunzio replica alle critiche dell'opposizione
1ª Sfida: terminare l'opera; 2ª sfida: farla funzionare; 3ª sfida: gestione efficiente. Queste le condizioni di contesto da cui la giunta Minervini (Tommaso) è partita. E' riuscita a schivare le difficoltà e a raggiunge significativi risultati gestionali (nel caso specifico la fruizione alla comunità dell'importante impianto natatorio).
Ecco allora pronta la "pierinata" di turno per tentare (inutilmente) di nascondere, per meschini interessi di parte, il risultato per la città, i molfettesi e anche per l'intero hinterland comunale.
Riuscire a mixare gestione professionale della struttura e esigue risorse comunali è autentica capacità di management pubblico (per l'opposizione, ancora attardata da una visione vetero-comunista, è "business che fa gola").
Piccolo appunto formale: il Comitato Olimpico Nazionale pugliese è anch'esso un Ente di diritto pubblico e, quindi, per legge, non ha come missione quella di produrre utili. Lo ricordino gli smemorati di Collegno!
Conseguito il risultato, condiviso dall'intera città, l'opposizione orba e gelosa, dall'alto della sua insindacabilità, deve pur far partorire qualcosa: la grande (tanto per farvi contenti!) denigrazione. Scopri, scopri, qualcosa deve pur venir fuori.
Ed ecco la grande scoperta servita: mio cognato, docente di Educazione fisica, titolare di una palestra (grazie per la gratuita pubblicità!) viene descritto come lottizzato dai grandi affari.
Come s'illumina d'innocenza questa sinistra un tempo che fu (meno male) al governo della città!
Mio cognato, sì, proprio mio cognato, ha partecipato ad una regolare e formale selezione, curata dal Coni, così come tanti altri suoi colleghi.
Il parter dei professionisti a contratto, se si vuole vederlo anche in chiave politica, è un arcobaleno, non certo un'appasita margherita.
Questi i fatti, queste le verità, queste le regole ossequiosamente seguite.
Per presunte e tanto decantate "irregolarità" le parole in "nero" non servono, lì non ci potranno che essere le pronunce dei togati.
Luigi Panunzio