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U’ Figghìe dù Temboràle, un successo meritato
15 marzo 2017

Fare teatro in vernacolo sembra fin troppo facile: si butta giù una storiella, la solita battuta (magari anche qualche parolaccia) che gioca sull’ignoranza del protagonista, un po’ di gesti impacciati che generano sempre ilarità e si imbastisce uno spettacolo. Spesso avviene così, ma quando dietro una rappresentazione teatrale c’è un lavoro serio non soltanto sulla trama, che può essere leggera, ma sulla caratterizzazione dei personaggi e sul ruolo che ciascuno di loro deve avere all’interno della commedia, per apparire credibili, il risultato è pregevole. E’ quello che ha fatto il bravo Mauro La Forgia di Teatrarte nel triplo ruolo di autore, attore e regista della commedia U’ Figghìe dù Temboràle (il figlio del temporale) dalla trama semplice e popolare che vede una donna ancora piacente in occasione del fidanzamento della figlia del fratello, rivelare a quest’ultimo che in una notte con un terribile temporale, spaventata si infilò nella camera sbagliata dell’albergo di cui era ospite e superò la paura con una notte d’amore con uno sconosciuto, mai più rivisto. Galeotto fu il temporale. Dall’incontro nacque un figlio che lei ha sempre amato e seguito a distanza, senza rivelarsi mai, ma facendolo studiare in un collegio. Oggi il giovane è un affermato ingegnere che sta per sposare la figlia del fratello (quindi inconsciamente la cugina), il cui incontro la stessa madre ha propiziato. Da questo episodio nasce un gioco degli equivoci per colpa del cameriere di casa, già in procinto di essere licenziato per la sua cattiva educazione, il quale ascolta la rivelazione della signora e fingendosi l’uomo misterioso della notte del temporale, dichiara al giovane di essere suo padre. Alla fine di una serie di situazioni farsesche, l’amore trionfa e il cameriere furbo e bugiardo viene perdonato e ogni legittima paternità torna al suo posto. E vissero felici e contenti. Il lieto fine nelle commedie in vernacolo è quasi d’obbligo. Dicevamo la caratterizzazione dei personaggi dalla madre di bell’aspetto (Anna Turi) che insegue ancora il suo uomo amato per una sola notte, il fratello perso dietro le donne che alla fine si fa incastrate da una escort desiderosa di accasarsi, interpretata dalla brava Rose Crismale che riesce ad entrare perfettamente nella parte con un divertentissimo linguaggio interrotto da un’immancabile botto di chewing gum, il cameriere (Mauro La Forgia, una maturità artistica conquistata sul campo) furbo e sornione. Quello più “normale” appare il figlio benestante con ottime prospettive di lavoro. Dietro i personaggi principali ruotano gli amici della famiglia che contribuiscono ad animare la commedia. Questi gli interpreti, oltre quelli già citati: Mauro Gesmundo, Corrado De Gennaro, Andrea de Candia, Michele Lamorgese, Sabrina, Michele e Sandro Monaco. Due ore di allegria sana, mai sguaiata, intervallata dai dialoghi anche in italiano, hanno conquistato il pubblico, che ha ripagato il gran lavoro che c’è dietro (e si vede) questo spettacolo con un sold out in ognuna delle tre serate.

Autore: Adelaide Altamura
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