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Tutti in bici? Rischio flop Mega velostazione progetto poco sostenibile
15 ottobre 2019

Un circuito di piste ciclabili che si snoderà per circa 6 chilometri e una velostazione che, inizialmente, prevede 200 stalli per bici. Questo il progetto in corso di realizzazione nella nostra città. A prima vista un’ottima notizia, una scelta che va nella direzione di uno stile di vita più sano, di una mobilità più sostenibile, di una svolta ecologica. Tutto perfetto, dunque? In realtà, la scelta dell’amministrazione comunale, pur andando nella giusta direzione, genera delle perplessità nelle sue modalità di realizzazione. Nessuno, ovviamente, mette in dubbio i vantaggi che l’uso della bici possa portare in termini di salute e ambiente ma bisogna valutare se ciò che si sta realizzando (e nel modo in cui si sta realizzando) sia la soluzione migliore e non vada (in alcuni casi) a peggiorare la situazione. Al momento sono stati realizzati i primi 900 metri, quelli compresi tra via Giulio Cozzoli e via Gian Bernardino Binetti. È chiaro come si tratti solo di una prima trance ma, se il progetto si sviluppa in maniera omogenea, in tutto il circuito si possono già evidenziare alcune perplessità. Il cuore di tutto il percorso sarà la velostazione in piazza Aldo Moro, ubicata nell’area che la precedente amministrazione comunale aveva acquisito per realizzare un parcheggio per 70 autoveicoli, di cui si avvertiva grande necessità in un quartiere densamente abitato (l’età media dei residenti è, tra l’altro, piuttosto alta) in cui quasi tutti gli edifici non sono dotati di posti auto condominiali, in cui ci sono sportelli bancari, esercizi commerciali, scuole e uffici oltre alla stazione ferroviaria e trovare un parcheggio troppo spesso equivale a vincere una lotteria. Posti auto che sono stati cancellati con la nuova destinazione dell’area. La pista ciclabile, inoltre, ha di fatto dimezzato i posti auto disponibili lungo il suo tracciato. La risposta più semplice che viene data a chi evidenzia tali difficoltà, come si legge spesso sui social, è “andate a piedi”, “utilizzate le biciclette” e altre simili amenità. Bisognerebbe, invece, affrontare la discussione in maniera più costruttiva. Abbiamo già detto che, certamente, è positivo stimolare l’uso della due ruote anche in città e, in quest’ottica, creare delle zone in cui ci si possa muovere in tutta sicurezza sia utile. Al momento, del resto, si sta assistendo a un incremento dell’uso delle bici a Molfetta e non solo ma appare un uso ancora molto limitato al tempo libero e al fine settimana. Quale utilità può avere, allora, una velostazione da 200 stalli? In una intervista rilasciata a “Quindici” qualche tempo fa, il sindaco Tommaso Minervini riferì che alcuni imprenditori della zona industriale avevano manifestato la volontà di noleggiare numerose due ruote per consentire ai dipendenti di giungere a Molfetta in treno, inforcare la bicicletta e raggiungere così il proprio posto di lavoro. Bella iniziativa, ma quale sarà la risposta dei dipendenti? È plausibile che dipendenti residenti a Bisceglie decidano di venire a Molfetta in treno per poi tornare indietro? O non è più probabile che continuino a utilizzare le auto? Stessa situazione per gli studenti: sono già tantissimi coloro che arrivano a Molfetta in treno e dalla stazione raggiungono i diversi istituti scolastici ma anch’essi non avrebbero interesse a noleggiare una bici dalla velostazione e, comunque, questo non porterebbe a una riduzione del traffico veicolare poiché già tali soggetti non usano le auto. È pensabile, poi, che centinaia di ragazzi prendano la bicicletta e si muovano, contemporaneamente, sulle piste ciclabili e che queste siano sufficientemente ampie? O si rischia di intasare ulteriormente il traffico cittadino? Veniamo a un’altra tipologia di utenti: gli adulti e gli anziani. È innegabile che in tanti abbiano cattive abitudini, come quella di utilizzare la propria auto anche per raggiungere il negozio sotto casa o andare in ufficio in macchina quando potrebbero utilizzare agevolmente i mezzi pubblici, ma ci sono coloro hanno effettiva necessità di muoversi con un’auto propria, per lavoro o per difficoltà di deambulazione (senza dimenticare che sono in molti a non sapere o a non potere più andare in bici). E non sempre i mezzi pubblici possono rispondere alle loro esigenze. Vero è che dobbiamo proiettarci al futuro, pensare ai giovani e che le nuove generazioni possono essere educate a uno stile di vita più sostenibile (basti pensare alla green generation che segue Greta Thunberg) ma non si possono ignorare le esigenze di tanti altri cittadini. © Riproduzione riservata

Autore: Isabella de Pinto
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