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Tuffi spericolati
15 ottobre 2002

Sempre più difficile! Sembra di essere ormai al circo, con numeri sempre più audaci e con tripli salti mortali senza rete. L'amministrazione comunale anche nella vicenda della piscina ha dimostrato di preferire la rapidità (o almeno questa è la motivazione ufficiale) alle regole. Se in questi tuffi spericolati ci siano delle illegittimità, non sta a noi stabilirlo, né intendiamo sostituirci agli organi preposti, dalla magistratura alla Corte dei Conti. Ma nell'ambito del diritto di cronaca, che, lo ricordiamo a certi personaggi politici, è anche diritto di critica, almeno fino a quando esiste l'attuale Costituzione repubblicana, non possiamo ignorare una certa “superficialità” (usiamo questo eufemismo) nell'amministrazione della città. Ecco perché abbiamo deciso di dedicare diverse pagine di “primo piano” alla piscina, con articoli, interviste, commenti: abbiamo sentito e dato spazio a tutti. Ora esprimiamo le nostre legittime opinioni. La superficialità c'è stata con i lavori di sistemazione della prima cala e la sua conseguente cementificazione, realizzata senza delibera, con tempi che si sarebbero giustificati solo in caso di alluvione o altra emergenza ambientale che, in quel caso, non c'era (a proposito, ci piacerebbe sapere se è ha un fondamento la voce seconda la quale il sindaco si preparerebbe ad affidare al Wwf la gestione del costruendo bar della prima cala: l'associazione ambientalista locale confermerebbe così l'allontanamento dai propri fini istituzionali e la scelta di fare business alla prima cala; questo spiegherebbe anche tante altre cose; ma ci torneremo su un'altra volta). La superficialità c'è ancora oggi con la piscina, la cui gestione è stata affidata al Coni senza alcuna gara. Nessuno mette in dubbio che la scelta del Comitato olimpico potesse essere la migliore, ma forse sarebbe stato più opportuno che lo stesso Coni avesse partecipato a una gara alla pari di altri. Del resto questa ipotesi è confermata dal Consiglio di Stato che ha ridotto la concessione da due a un anno. Sulla piscina in città si discute da settimane e, crediamo, si discuterà per mesi, soprattutto quando il Coni avrà concluso la fase di avvio dell'impianto. Chi subentrerà, con quali criteri? Con quali procedure? Si faranno ancora tuffi spericolati? Tutto ciò l'opinione pubblica ha il diritto di saperlo. Come pure ha il diritto di capire come avverrà la gestione del bar. Basta leggere il bando di gara (ma di questo ci occuperemo prossimamente) per restare quantomeno interdetti. Basti un elemento per tutti: la valutazione economica delle tariffe massime applicate ai prodotti serviti al banco: prezzo caffè max 3 punti; prezzo cappuccino max 3 punti e così via, con questa “tombola” che offre punti in cambio della qualità del prodotto? Infatti, la concessione del servizio bar e ristoro verrà affidata “a favore dell'offerta di gestione che sarà ritenuta più vantaggiosa, mediante l'applicazione dei criteri indicati nell'art. 10” (quello dei punti, in pratica). Non si può scegliere chi offre un minor prezzo a discapito della qualità. Ma ci chiediamo, il Coni è abilitato alle attività commerciali? La lettura della convenzione tra il Comune e il Coni offre altri spunti di riflessione. Il cosiddetto comitato di garanzia è formato da 8 rappresentanti, di cui 3 del Coni, e 5 tra sindaco, assessori, funzionari, o loro delegati, per cui sia il Comune, rappresentato da queste persone, sia il Coni che gestisce l'impianto agiscono da controllori e controllati, eludendo lo Statuto comunale che prevede in simili casi organi non monopolistici, aperti ai cittadini, ai sindacati, alle associazioni sportive, ai rappresentanti dei partiti di minoranza. Che dire, poi, dell'art. 6, “categorie di fruizione privilegiata”: nessuna società o ente di promozione sportiva - almeno così sostengono- è stato interessato. E le cosiddette tariffe agevolate? Ma quali agevolazioni se alle scuole sono stati chiesti ben 24 euro per 12 lezioni, una somma che poteva essere ridotta, sia in considerazione del fatto che il Comune ha quasi “regalato” 21mila euro (contrariamente a quanto è avvenuto a Ruvo, come riportiamo nell'intervista al gestore di quella piscina comunale), sia del fatto che comunque la piscina è un business come dimostriamo in queste pagine Ci chiediamo: come verranno destinati i sicuri profitti derivanti dalla gestione dell'impianto, tenuto conto che il Comune non ha richiesto nemmeno un canone di locazione al gestore, come avviene altrove? Perché il Comune non ha predisposto un piano di costi e ricavi prima di concedere la gestione: superficialità, ignoranza? Perché il Coni non ha alcun onere di manutenzione straordinaria dell'impianto? Ma la cosa più sorprendente resta questa voglia di beneficenza e di altruismo che pervade sia il Comune sia alcuni privati, come Pasquale Minuto, fratello della consigliera comunale Carmela e cognato dell'assessore Panunzio, assunto come istruttore della palestra e che, novello Mecenate, mette a disposizione le attrezzature della propria palestra in comodato gratuito, dopo aver chiuso la stessa palestra e “licenziato i clienti”. Un gesto tanto altruistico e disinteressato, che rivela grande amore per la sua città, meriterebbe subito un significativo riconoscimento da parte del sindaco e dell'intera comunità. In questo il sindaco ha mancato: neanche un manifesto di ringraziamento, come quelli che è tanto bravo a far affiggere (salvo ripensamenti). E poi ci sono quelli che osano parlare di moralità, di etica e di altre scemenze del genere. Ce n'è abbastanza per dare ragione a coloro che ritengono si sia superato il limite della tolleranza. Non è problema di codice penale, ma di decenza, ormai dimenticata in un'Italia dei Previti, dei Cirami, dei berluscones al di sopra delle regole. Ma da un sindaco che si prepara all'altro salto mortale con il passaggio in Forza Italia, area Fitto, diventando più democristiano di Andreotti; da un partito come Alleanza nazionale che, come dimostra il suo presidente locale Tatulli, nell'intervista che pubblichiamo nelle pagine di politica, manifesta il suo scontento, nasconde una voglia di resa dei conti, ma rivela un'incapacità di orgoglio politico di reagire e dimostrare una propria autonomia, al punto di limitarsi a dire che “siamo sottopesati”; un'area politica di centro-destra preoccupata più della gestione che della qualità, più delle poltrone che dell'interesse comune; non ci si può aspettare altro: ognuno dà quello che ha. E in questa miseria culturale e politica, la città dimentica le sue più nobili tradizioni rifugiandosi nel privato, salvo risvegliarsi quando sarà troppo tardi. Ma allora, forse, qualche tuffo spericolato finirà rovinosamente sul pavimento.
Autore: Felice de Sanctis
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