Si chiama trasformismo la malattia di una certa politica locale, di natura destrorsa, ma pronta a passare a sinistra per convenienza, non certo per fede o convinzione. Passando per le liste civiche, quanto di peggio la politica ha prodotto negli ultimi anni, trasformando i partiti in liste personali di personaggi che alla “fede” antepongono l’interesse, questi soggetti sono pronti a vendere il loro pacchetti di voti al miglior offerente, si chiami ieri Azzollini, oggi Emiliano e domani Fitto. In questi giorni assistiamo alla più recente manovra trasformistica della storia di Molfetta che vede un aspirante candidato al consiglio regionale trattare prima col centrosinistra e poi col centrodestra l’offerta migliore per essere eletto. A chi gli garantisce una poltrona in consiglio, offre il suo pacchetto elettorale. L’esempio più concreto di questo fenomeno trasformistico, di voltagabbana, di camaleontismo politico è quel sindaco ombra che si chiama Saverio Tammacco, il quale ha capeggiato una serie di liste civiche organizzate dal suo fiero scudiero Pasquale Mancini, formate per lo più da ex sergenti dell’ex sindaco Antonio Azzollini, mercenari politici che hanno abbandonato l’ex senatore, per offrirsi al governatore Emiliano, in cambio di un incarico. Poltrona che è prontamente arrivata nel consiglio di amministrazione di ‘‘Puglia sviluppo’’, una di quelle società in house della Regione che ha a disposizione decine di milioni per finanziare piccole e medie aziende del territorio. Un bel centro di potere in grado di fare da catalizzatore di consensi elettorali per salire un gradino in più nella scala politica. E così Tammacco “ha fatto fesso” (direbbe Totò), anche lo stesso governatore della Puglia, dimostrando di essere più scaltro di lui. L’uomo ombra dell’amministrazione che ‘‘Quindici’’ ha definito ‘‘ciambotto’’, ancora una volta non si è smentito passando da Michele Emiliano a Raffaele Fitto che lo candiderà alla Regione nelle liste di Fratelli d’Italia. Un ritorno al passato, perché Tammacco nasce come An, passa poi a Forza Italia come sergente di Azzollini, per poi tradirlo e diventare vassallo di Emiliano e alla fine tradire anche quest’ultimo, per il nuovo amore Fitto. Nessuna meraviglia per chi, come noi, per mestiere, conosce la politica e gli uomini. Il burattinaio della giunta definita, a ragione, (come i fatti di oggi confermano) di destracentro, guidata formalmente da Tommaso Minervini, ma realmente da Tammacco, che non si espone mai in prima persona per non compromettersi, ma forse, anche per non sfigurare, oggi tira le somme e vuole passare all’incasso. Questa volta Emiliano non ha fatto bene i suoi calcoli politici. “Quindici” ha dato per primo la notizia dell’ennesima giravolta che sta creando molti mal di testa, soprattutto mandando nel panico il sindaco di Molfetta, Tommaso Minervini, che ora vede in pericolo l’amministrazione, perché una delle condizioni – come ‘‘Quindici, quello che gli altri non dicono’’, aveva preannunciato –, sarà quella di far cadere la giunta ‘‘ciambotto’’. E per tranquillizzare tutti, affida al sito commerciale collaterale dell’amministrazione, l’incarico di rassicurare tutti che non ci sarà crisi politica. Ma Minervini passerà anche lui col nuovo amico Raffaele e la nuova star del momento Giorgia Meloni? Non possiamo crederlo, almeno per il suo riferimento che è Gaetano Salvemini. Crediamo, invece, che, con molta onestà, dignità e rispetto dei cittadini, Tommaso si dimetterà ora che anche la giustificazione politica non c’è più. Del resto questa situazione, ‘‘Quindici’’ l’aveva ipotizzata già al momento in cui un altro esperto in alchimie politiche, Pasquale Mancini, valvassino di Tammacco, si era staccato dalla maggioranza, costituendo il gruppo ‘‘Noi’’ (‘‘Nuova officina delle idee’’, quali?) per isolare il sindaco e il Pd e condizionarli ancora di più. “Noi” lavorava già per Fitto e il centrodestra dal quale tutti provenivano. Ora si aprono scenari imprevisti sulla scena politica locale. Cosa farà il Pd di Piero de Nicolo, tradirà anch’egli Emiliano, lui che è maestro di trasformismo, oppure chiederà la testa di Minervini (a nome dello stesso Emiliano)? E l’onnipresente amico di tutti, Nicola Piergiovanni, oggi in quota Pd, come spiegherà questo nuovo trasformismo. Anche Fitto avrebbe motivo (e c’è chi dice che l’ha già fatto), per chiedere la testa del sindaco, come prezzo per accogliere il figliol prodigo Saverio. Molfetta è da sempre laboratorio politico, Minervini riuscirà anche questa volta a mettere insieme destra, sinistra e liste civiche in un maxi “ciambotto”, pur di restare al governo? Insomma, si tornerà alle urne a Molfetta? Per una politica seria a questo punto sarebbe la strada naturale quella delle dimissioni di Tommaso, rimettendo tutto alla volontà dei cittadini. Le indiscrezioni dei giorni scorsi parlavano di un ritorno in campo dell’ex sindaco Azzollini proprio nelle elezioni regionali a sostegno anch’egli di Fitto. Forse è stato lo stesso ex senatore a mettere in giro queste voci come ballon d’essai del suo rientro nella politica attiva, dopo il declino segnato da vicende giudiziarie che, alla fine, lo hanno visto assolto, dopo averne compromesso la carriera politica. Ma la scelta di Tammacco, ora pone Azzollini a un bivio: sostenere lui che lo ha già tradito, oppure farsi da parte in attesa di un momento migliore? Fitto, a proposito di Azzollini, ha dichiarato: “E’ bello vedere tanti amici, volti che hanno fondato Forza Italia, come Antonio Azzollini”. Questa dichiarazione serve a cancellare i dissapori del passato quando lo scontro tra il politico salentino, sconfitto per due volte da Nichi Vendola alla presidenza della Regione e quello molfettese, erano accesi, al punto che i due sembravano militare in due schieramenti diversi. Azzollini aspirava a diventare ministro, ma Silvio Berlusconi gli preferì Fitto. Di qui l’antipatia fra i due politici pugliesi. Ma in politica vige sempre la regola del ‘‘mai dire mai’’ e Azzollini dovrà fare di necessità virtù per ritornare in politica che per lui rappresenta una vera passione da sempre, al punto di essere in crisi di astinenza. Oggi, però, Azzollini è stato privato delle sue truppe, i suoi sergenti lo hanno tradito per puntare alle liste civiche di destracentro di Saverio Tammacco, il famoso ‘‘ciambotto’’ che governa la città. Dove troverà i voti? Quelli clientelari sono ormai altrove, dovrebbe puntare su voti personali, quelli cosiddetti di opinione, cercando di lucidare una stella appannata. In politica risalire è sempre difficile. Ma al nostro personaggio le risorse non mancano e soprattutto il fiuto politico che ha dimostrato più volte, passando da sinistra a destra, sempre al momento giusto. Il gioco politico è sempre complesso e un personaggio come Azzollini è abbastanza scaltro per non considerare anche altre ipotesi, tenuto conto che oggi la leadership di Forza Italia a Molfetta è detenuta dalla sua antagonista sen. Carmela Minuto e quindi difficilmente potrebbe avere consensi in quella parte di elettorato. Perciò c’è chi sostiene che proprio il riavvicinamento a Fitto preluda al passaggio dell’ex senatore molfettese nel partito di Giorgia Meloni. L’approdo in Fratelli d’Italia toglierebbe l’imbarazzo politico a Forza Italia e Azzollini resterebbe sempre nella stessa coalizione politica di destra, posizionandosi, tra l’altro, in un partito che oggi registra maggiori consensi rispetto a quello di Berlusconi, la cui stella continua a calare sempre più. Azzollini con questa mossa avrebbe potuto battere sul tempo Saverio Tammacco, che era sempre più in difficoltà nello schieramento di centrosinistra che sostiene il governatore Michele Emiliano e pronto a ritornare al vecchio amore a destra cominciato proprio in An. E se il Tonino locale optasse per Matteo Salvini e la Lega? In politica “mai dire mai” e Azzollini ci ha abituato alle sue giravolte politiche. I giochi sono ancora aperti. A sinistra le cose vanno un po’ meglio, ma non più di tanto. L’uscita di Tammacco aumenta le chance di Annalisa Altomare e Felice Spaccavento, candidati con Emiliano. Resta l’incognita di Loredana Lezoche che potrebbe essere della partita. Ma troppi galli nel pollaio di Emiliano non gioverebbero alla città, ammenochè gli elettori non facciano scelte nette a favore di uno o dell’altro candidato, senza dividersi, anche per dimostrare che la politica non è solo strumento di potere e di consenso, ma può declinare ancora verbi etici e non accettare l’idea che sia solo commercio e business di voti, potere e denaro. © Riproduzione riservata