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Teatro: Orestea, tra caduta e redenzione Un antico mito rivive grazie all'interpretazione degli studenti del Liceo Classico
15 luglio 2005

Un'inarrestabile catena di delitti, concepiti in seno alla casata degli Atridi, è all'origine di un accidentato percorso di caduta e redenzione, che culmina con l'istituzione dell'Areopago, tribunale che “avrà valore per l'infinito tempo futuro” e favorirà la trasformazione delle Erinni in Eumenidi... Un antico mito rivive, presso il Parco di Ponente, nella raffinata lettura della prof.ssa Nicoletta de Palma, autrice dell'elaborazione scenica, e nell'interpretazione di giovanissimi studenti del Liceo Classico “Leonardo da Vinci”. Bellissime le musiche di Federico Ancona, tra suggestioni primordiali e venature poetiche, eseguite in modo lodevole dall'Ensemble musicale del Liceo Classico. Di grande impatto visivo le coreografie di Elisa Barrucchieri del Teatro Kismet Bari. Docente referente per il progetto la prof.ssa Natalizia Ciannamea; presente alla manifestazione la preside, prof.ssa Maria Depalma, che non lesina elogi per la realizzazione dello spettacolo, insignito del primo premio in un concorso internazionale di teatro antico destinato alle scuole. La trilogia eschilea viene rivisitata in una forma d'espressione che privilegia il teatro danza e sperimenta vitali strategie di connessione tra gestualità e parola. All'Agamennone, prima parte della saga, si sostituisce la Cassandra. Della fosca notte eschilea, eliminata la scolta, espressione di un'attesa inquieta suggellata nel paradosso di una nenia cantata per non dormire, resta la predizione della profetessa di sventure punita da Apollo, perseguitata da creature, a metà tra Erinni e Meduse, che la consegnano al destino di morte. Restano ricordi di guerra, che la mente non può cancellare. Rimane l'ebbrezza dell'accoppiamento tutto istintuale tra Clitennestra ed Egisto, personaggi che la tradizione marchia col segno dell'infamia, senza sondarne le motivazioni: l'amore di madre violato col sacrificio di Ifigenia, per la donna, il nido distrutto per il figlio di Tieste. I due amanti assassini saranno a loro volta puniti dalla vendetta di ragazzini cresciuti nell'odio, Elettra e soprattutto Oreste, l'unico in scena a torso nudo, forse perché spossessato, con la morte violenta del padre, dell'identità garantita dall'appartenenza a un clan familiare. Oreste uccide Egisto e si rende colpevole di matricidio, attirando su di sé la persecuzione delle Dirae. Ma la saggezza di Atena (una fiammella sull'altare) porrà fine all'odio insensato, attraverso l'intervento della giustizia tribunalizia, che, placata la furia delle Erinni, si pone al di sopra delle faide familiari, divenendo garante di un nuovo ordine. Bravi gli interpreti. Bellissima la scena iniziale, con la commistione di greco antico e italiano, leit-motiv dell'intero spettacolo, a segnare il flusso indistinto dei pensieri di morte nella mente allucinata di Cassandra. I momenti migliori dello spettacolo sono quelli in cui compaiono le figure del coro, siano Erinni o donne di Argo. Suggestiva la parodo delle Coefore (coloro che portano libagioni sulla tomba di Agamennone), così come l'agnizione gestuale di Elettra e Oreste. Soprattutto mi colpisce l'ingresso finale delle coreute, latrici di una luce che è forse il simbolo della giustizia. Di certo la Nemesi ha punito Clitennestra per mano di Oreste. Attraverso la disperazione di un giovinetto che si è reso artefice dell'assassinio di sua madre, tuttavia, Eschilo ci racconta ancora oggi che la vendetta, al fondo, non paga. Gianni Antonio Palumbo
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