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Sui pericoli della riscrittura della storia e della timidezza nel contrastarli
15 maggio 2021

Anche quest’anno in occasione di ricorrenze fondamentali per la storia nazionale, e non solo, si è registrato nella nostra città un rigurgito di revisionismo strisciante teso a cambiare il significato di fatti storici per accreditare fantasiose versioni. Non è il primo caso nella nostra città in cui una ricorrenza diventa una ghiotta occasione da parte di qualcuno di riscrivere la storia che è alla base del patto di convivenza civile della nostra nazione, quel patto siglato con la Costituzione repubblicana nata dalla lotta di liberazione dal nazifascismo. Così anche il 1° maggio questa volta è stato ricordato da alcuni revisionisti molfettesi come il giorno in cui nel 1945 “una vile mano lanciò una bomba presso la zona antistante l’attuale piazza Minuto Pesce”1 uccidendo due giovani sorelle molfettesi. Un attentato su cui davvero gli storici seri dovrebbero far luce per evitare che qualcuno insinui cose che non hanno fondamento alcuno. Del resto in quei frangenti del 1945, all’indomani della definitiva liberazione avvenuta negli ultimi giorni di aprile, un attentato in occasione della festa del 1° maggio avrebbe potuto verosimilmente essere pensato, organizzato e attuato soprattutto dai fascisti superstiti e non certo da parte di coloro che finalmente potevano festeggiare liberamente la Festa dei lavoratori dopo vent’anni di dittatura. D’altronde come dimostra anche la successiva storia repubblicana, ogniqualvolta ci sarà un attentato stragista non rivendicato esso sarà opera delle forze sovversive neofasciste, ecco perché l’attentato del 1° maggio 1945 a Molfetta che registrò la morte di due giovani sorelle molfettesi potrebbe tranquillamente inscriversi nell’abituale modus operandi delle bande fasciste superstiti alla fine della guerra e anche successivamente, una modalità vigliaccamente stragista che come di solito spara nel mucchio o mette bombe su treni e alle stazioni. Ma torniamo a quanto registratosi quest’anno in occasione del 1° maggio. Come tutti quelli che in questi anni hanno provato a delegittimare l’antifascismo e i fatti storici della Liberazione, come tutti coloro che si sentono eredi della storia degli 1. https://www.molfettalive.it/news/attualita/1031458/ eredi-della-storia-1-maggio-1945-il-ricordo-dei-martiri- molfettesi. sconfitti, che fanno costoro? Prendono un episodio che suscita emozione e compassione, lo isolano dal contesto e poi ci inseriscono qua e là alcuni elementi e giudizi che possano far lievitare una nuova versione della storia. In altre parole, una vera e propria impostura. Qualcuno – nello specifico l’Associazione Eredi della Storia – ha organizzato una manifestazione per commemorare il “1 maggio 1945, il ricordo dei martiri molfettesi” e così partendo dall’episodio della morte delle sorelle de Bari, scrive che in quell’anno, nel 1945, furono tanti “i bambini finiti sotto le ruote degli automezzi angloamericani”, insomma il 1° maggio diventa la ricorrenza per commemorare l’attentato alle sorelle de Bari e le violenze sulle donne (nel periodo 1943-1945), non certo i morti sul lavoro e i diritti delle lavoratrici per cui milioni di uomini e donne hanno combattuto e combattono nel mondo grazie alle organizzazioni del movimento operaio di ispirazione socialista, comunista e cattolica. Anzi, secondo questi revisionisti, i morti sul lavoro vanno ricordati e in particolare “tutti gli operai caduti sul lavoro e torturati durante l’occupazione angloamericana”. Eccolo qui spiegato il riferimento al 1943- 45 quando secondo questi signori l’Italia era sotto l’occupazione angloamericana. Quindi il periodo storico della Liberazione, quello della lotta antifascista per questi “signori” corrisponde al periodo dell’occupazione angloamericana. Eccolo qui un bel tentativo di revisionismo: gli angloamericani non erano liberatori dal fascismo ma occupanti e torturatori oltre che assassini di bambini italiani. Ecco come certe associazioni, trattate con i guanti bianchi dalle amministrazioni di centrodestra, compresa quest’ultima anche grazie al Partito democratico, si fanno beffe della verità storica e continuano la loro opera di mistificazione della verità, prendendo anche parte a momenti celebrativi come quelli del 25 aprile. Un’opera di mistificazione che viene portata avanti da anni attraverso la sistematica decontestualizzazione di eventi e la ricostruzione arbitraria della narrazione storica, come in questa circostanza del 1° maggio quando l’associazione in questione arriva a parlare testualmente delle “vessazioni che subì la città durante quel periodo”, comunicando così che fu quello il periodo triste, quello dal 1943 al 1945, quello dell’Italia occupata dagli angloamericani. Chi afferma queste cose ha solo un obiettivo in testa: delegittimare la storia della Resistenza, criminalizzare il periodo 1943-1945 provando a mettere sotto una luce positiva quello che accadeva prima, in modo da far pensare “però, quasi quasi, prima del 1943-45, con i nazifascisti si stava quasi meglio...” Spiace tra l’altro constatare come in queste operazioni, apparentemente in buona fede, si sia riusciti coinvolgere e strumentalizzare altre realtà che operano fattivamente sul territorio e di cui si carpisce la buona fede, ci riferiamo al Centro Antiviolenza Pandora, F.I.D.A.P.A, Consulta Femminile, Associazione Nazionale Educatori Benemeriti (A.N.E.B.), Associazione Culturale Eirène e la Società Operaria di Mutuo Soccorso che forse sono all’oscuro di tutti i particolari di questa manifestazione svoltasi anche con il coinvolgimento del loro nome. Per chi da anni mantiene vigile e costante la propria attenzione nei confronti di episodi espliciti e non, immediati e mediati di revisionismo, questo tentativo non giunge nuovo. È risaputo che questi “Eredi” siano «convinti che le Memorie Ufficiali, rinforzate a gran voce dai libri di scuola, dai mass media, dal senso comune, sono l’avversario più ostico nella lotta per la salvaguardia delle Memorie Oppresse»2. L’associazione nasce come erede di una certa “storia”, di una precisa visione della 2. http://www.eredidellastoria.it/L’ASSOCIAZIONE. html storia, quella delle gesta degli eroi della patria e della comunità opposti ad altre patrie e comunità. Le mostre e le iniziative di questa associazione hanno abituato la città spesso a rievocazioni di fatti d’armi in cui si parla acriticamente del valore dei “nostri” eroi. Mai abbiamo sentito fare da esponenti di questa associazione, che partecipano anche a manifestazioni ufficiali organizzate dalle Amministrazioni comunali, professione di democrazia repubblicana e antifascismo. La prevalente centralità da essi assegnata al fatto bellico, militare, eroico fa passare in subordine le tragedie di popoli coinvolti nella barbarie voluta nella Seconda guerra mondiale e in altre guerre. Una impostazione culturale revisionista che facendosi scudo della “microstoria” basata su testimonianze di cittadini, lettere e diari di molfettesi e conterranei, prova ad accreditare giudizi, visioni e ritratti utili a contestare le «Memorie Ufficiali» a favore di non meglio precisate «Memorie Oppresse», proprio come successo questo 1° maggio: si commemorano i morti dovuti all’occupazione angloamericana che anziché come liberatori sono presentati come assassini e torturatori... cose da pazzi. Solo negli anni dal 2013 al 2016, durante l’amministrazione Natalicchio questa associazione è stata riconosciuta per quello che è effettivamente. Se ancora qualche smemorato o distratto si chiedesse chi siano questi “Eredi” e di chi siano “Eredi”, sappiano che l’associazione costituita nel 2002 si pone come ideale erede della sezione ANMIG (Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra) ed è impegnata nel «portare alto il nome della sezione di Molfetta e il valore e l’onore degli eroi caduti»3 nonché «conservare e mantenere vivo il ricordo dei nostri soldati concittadini e non». E sappiano anche che l’associazione in questione si fregia del riconoscimento di appartenenza dal 2007 all’Istituto del Nastro Azzurro che intende «affermare ed esaltare, con l’esempio e con le opere di propaganda, il valore e le virtù militari italiane, tutelare il rispetto e l’amore per la Patria e diffondere, particolarmente nelle giovani generazioni, la coscienza dei doveri verso di questa; ravvivare il ricordo degli eroismi compiuti, anche mediante pellegrinaggi nei luoghi dove più rifulse il valore italiano; dare opera, con la diffusione degli episodi di valore singoli e collettivi e con la pubblicazione di un Albo d’Oro, alla elevazione del sentimento della Patria»4. Il valore e le virtù militari italiane, la coscienza dei doveri... ci mancano il sangue e l’onore oppure il “credere, obbedire, combattere”.... Alle antifasciste e antifascisti attenti e rigorosi di questa città ricordiamo che se tutto ciò avviene è perché negli ultimi anni alcune forze politiche e culturali hanno operato “scientificamente” e operano scientemente tentativi di revisione, ormai appoggiati anche da pezzi dello schieramento di centro- 3. http://www.eredidellastoria.it/L’ASSOCIAZIONE. html 4. http://www.istitutodelnastroazzurro.org/statuto/ sinistra, tant’è che spesso si è sentito dire “è una storia vecchia e inutile quella dell’antifascismo, per cui riappacifichiamoci, dimentichiamo le vecchie contrapposizioni, fondiamo una nuova Italia in cui oppressori e oppressi si danno la mano, carnefici e vittime si abbracciano, siamo tutti italiani, del resto i partigiani e i repubblichini combattevano entrambi per l’Italia. Insomma, tutte queste fandonie su una presunta “memoria condivisa” sono state dette e continuano a essere spacciate quotidianamente, anche in occasione di celebrazioni come quelle dei 25 aprile celebrati a Molfetta, soprattutto da sindaci abituati a fare del trasformismo la loro regola di vita politica. E si sa, al trasformismo politico e all’eclettismo culturale non può che fare pendant l’opportunismo anche sul piano storico-culturale. Del resto ci sono immagini che dicono molto di più di tante parole: un sindaco che nei giorni pari fa professione di fede salveminiana e nei giorni dispari si fa fotografare con la bandiera di casa Savoia. Quella casa Savoia che tanta parte ha avuto nella catastrofe del fascismo e della Seconda guerra mondiale e che certo un Gaetano Salvemini mai avrebbe potuto rilegittimare. Questa è la storia di questi anni, questi gli elementi di un mosaico che le antifasciste e gli antifascisti conseguenti di questa città farebbero bene a non dimenticare mai.

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