Successo della mostra “in4” dei pittori Allegretta, Colangelo, Cortese e Sciancalepore
Ha avuto luogo con successo, dal giorno 8 luglio al 30 dello stesso mese, presso la Galleria 54 arte contemporanea l’esposizione “in4”, dedicata a Cosmo Damiano Allegretta, Anna Colangelo, Franco Cortese e Paolo Sciancalepore. A presentare la mostra il Presidente dell’Accademia delle Culture e dei Pensieri del Mediterraneo Nicola De Matteo. Una collettiva che ha offerto al pubblico le creazioni di artisti dai percorsi eterogenei. Franco Cortese aderisce alla poetica del Movimento MADÌ Internazionale, nato a Buenos Aires nell’agosto 1946 e poi diffusosi anche in Italia. Le sue due “Strutture MADI”, in vernice su lamiera zincata, si aprono a una libera esplorazione “dello e nello spazio”, in cui al soffocamento delle costrizioni e dei vincoli tradizionali si contrappone lo “slancio vitale”. Le sue opere sembrano rifuggire le chiusure asfittiche della forma, privilegiando una libera plasticità e un senso di sospesa apertura al possibile. Anna Colangelo si distingue per un astrattismo non criptico e fortemente comunicativo. Geometrismo e rottura dell’armonia coesistono in Frattura, mentre il principio della similitudine sembra dominare nella Foresta urbana, in cui edifici e icone metropolitane finiscono con il suggerire, complici i cromatismi, l’idea dell’intrico e della selva. Eppure si tratta di un garbuglio che non spaventa, ma che si connota invece per un je ne sais quoi di sognante. Ironia e consapevolezza della solitudine che connota l’esistere dell’uomo emergono nell’opera di Cosmo Damiano Allegretta. Colori accesi evocano gli squilli delle “piccole tentazioni” di uno scenario che ha del metafisico. Quel povero diavolo impertinente colpisce per l’arguzia, ma anche per la sapiente costruzione, i cui elementi sembrano creati per divergere, per restare irrelati sebbene non manchino le analogie, nell’incurvarsi del povero diavolo come delle grucce e delle azzurre ondulazioni. Una teatralità quasi soffocante sembra suggerire l’idea di un’esistenza-commedia recitata a fatica, in cui il grottesco e l’insoddisfazione dominano. Paolo Sciancalepore sigla con la sua firma, la nuvola errante, le sue tre creazioni. L’installazione in legno, acciaio, spago, PLA rievoca l’icona dell’anacoretismo stilita, che forse assurge a metafora della condizione dell’artista stesso. Artista che registra ciò che l’automatismo psichico gli suggerisce, serbando il mito di una classica bellezza, viva nel rovinismo come nel frammentismo. Secondo quanto avviene nel linguaggio dei sogni, in cui un fotogramma può racchiudere in sé il contenuto onirico forte, i singoli elementi campeggiano ciascuno con le dimensioni che l’anima attribuisce loro, indipendentemente dal dato reale. Curioso il dettaglio delle piante rampicanti, quasi a tradurre in immagine il lussureggiare della rêverie creativa. Altrove rivive ancora l’icona del mondo come teatro, cui l’uomo s’affaccia stupito, per poi accorgersi di recare il cielo, che cerca di là dalla finestra, dentro sé. © Riproduzione riservata