Successo della Cantatrice calva del Teatro universitario
“E la cantatrice calva?” “Si pettina sempre allo stesso modo”. Quando un'osservazione insignificante e priva di costrutto assurge ad emblema del tragicomico non-senso che domina le nostre esistenze abitudinarie, nascono misteri buffi come quello della “Cantatrice calva” di Eugene Ionesco, di scena a Molfetta sabato 13 maggio presso il “Teatro Don Bosco”. A curare l'allestimento la Compagnia del Teatro Universitario, con la regia di Roithamer e Sciancalepore e con le musiche originali di Pantaleo Annese. La progressione scenica, che paradossalmente non pare progredire affatto, ci introduce in un “interno borghese inglese”, animato, o forse congestionato?, dalle inutili disquisizioni sulla qualità dell'olio e di un pasticcio “di cotogne e fagioli”, sullo “yogurt rumeno folkloristico” e sulla sconvolgente morte di un anonimo Bobby Watson. L'esistenza scipita di una scialba coppia di sposi, i signori Smith, si interseca con quella degli svaporati (e inglesissimi) Martin, protagonisti di un'esilarante agnizione-non agnizione (a scardinarne le fondamenta le rivelazioni, che non rivelano nulla, della cameriera Mary). A ravvivare (ma non più di tanto) questo trito e convenzionale ménage un pompiere in cerca di fuochi da spegnere, smanioso di raccontare insulse “favole sperimentali”, ma a patto che nessuno l'ascolti.
In un divertissement continuo, lo spettacolo volge allo scoppiettante finale all'insegna della totale destrutturazione degli usuali codici della comunicazione: dall'onomatopea all'insensato accostamento di consonanti e vocali al monosillabo alla cantilena infantile.
Bravissimi gli interpreti: Alessandra Sciancalepore riesce efficacissima nel tratteggiare una signora Smith caratterizzata dalle movenze a scatti e dal profluvio di asserzioni irrilevanti propinate come verità assolute al malcapitato signor Smith, un Carlo del Vescovo flemmatico e contegnoso al punto giusto. Irresistibili i coniugi Martin: gigione e gioiosamente infantile il Donald di Corrado La Grasta, che gioca sull'effetto straniante della sua interpretazione; clownesca e artatamente compassata, incarnazione di un femminino bizzarro dall'apparenza smarrita, l'Elisabetta dell'ottima Giulia Petruzzella. All'altezza del compito i comprimari, il divertente e divertito Pantaleo Annese, e la compita voce di Francesca Petruzzella, col suo falsetto singolare, squisitamente inglese anch'esso.
Autore: Gianni Antonio Palumbo