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Studiare fuori sede, bello ma...
15 dicembre 2007

Studio a Salerno adesso. “Davvero? Ma è fantastico!” Sempre così: ogni volta che nel discorso con qualcuno capitava di menzionare la situazione riguardante lo studio e le specializzazioni varie, la reazione era sempre la stessa. Fantastico certo: Salerno è fantastica, il fatto poi di poterci stare per motivi di studio lo era ancora di più. Lo stesso dicasi per il periodo di studio a Roma: stesse sensazioni, stessi discorsi, stesse reazioni. Gli amici si entusiasmavano perché “fuori sede”, si sa, fa rima con libertà, indipendenza, autonomia; gli adulti facevano rifl essioni sull'importanza dell'esperienza e, immancabilmente, elargivano raccomandazioni… il “non accettare caramelle dagli sconosciuti” non tramonta mai. L'omicidio di Perugia, oggi, non può non far pensare, per chi ne ha una (completa o parziale), all'esperienza da fuori sede e, oltre al ricordo della goliardia fi siologica di quel tipo di esperienza, dei momenti spensierati, piacevoli, delle soddisfazioni, non possono non far capolino i momenti negativi, quelli che si tende a dimenticare, quelli di cui non fa piacere affatto parlare. Parlo di quando la mancanza di qualcuno alle spalle poteva farti sentire perso: malori fi sici o inquietudini da non poter condividere con nessuno o, al massimo, col coinquilino un po' distratto; parlo delle mille ingenuità commesse per strada, sui mezzi, o con gli altri in virtù delle quali, in un attimo, potevi trovarti nei guai; parlo dell'ingenuità di sentirsi grandi e capaci solo perchè fi - nalmente in grado di preparare il pranzo da soli o di lavare i panni, dopo giorni di disastri culinari e/o tessili. Tutto concorre a formare un coloratissimo puzzle da rimontare tutte le volte che l'argomento viene fuori, tutto ha quel sapore dolciastro di una spensieratezza che è legata solo ad una certa età: quando però pensi che qualcuno non potrà ricordare più tutto questo, solo perché quei colori sono diventati all'improvviso il buio di una follia omicida, i ricordi meno belli e piacevoli da raccontare si fanno nuovamente nitidi, e non si fa fatica a credere che ci vuole davvero poco perché quella che può essere una delle esperienze più belle della vita abbia l'epilogo più tragico che si possa pensare.
Autore: Francesca Lunanova
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