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Strana, stranissima notte di quiete Racconto di Natale
15 dicembre 2001

Con questo breve racconto natalizio, uno dei rarissimi racconti di argomento non fantastico, inizia la collaborazione con "Quindici" dello scrittore molfettese Donato Altomare. Nei prossimi numeri proporremo altri suoi racconti e saggi di genere fantastico E fu notte. Melchiorre sollevò lo sguardo. Quella... come chiamarla...stella?... rifulgeva nel cielo nero in tutto il suo splendore. L'aveva seguita da giorni e giorni vedendola divenire sempre più grande. Fino a quando, si chiese, avrebbe dovuto viaggiare? L'incertezza durò soltanto pochi attimi. Da due direzioni differenti giunsero altri due saggi. Dai vestiti e dai simboli che spiccavano sui mantelli dovevano essere Magi. Allora con gioia esclamò: "Anche a voi gli astri hanno annunciato la Nascita?" I due volsero gli occhi alla stella come a leggervi la conferma, poi uno di loro, senza distogliere lo sguardo dall'astro mormorò: "E' già nato." "Sia lode al Cielo. Dov'è?" "Diritto a te di fronte." Melchiorre aggrottò le sopracciglia e guardò davanti a sé. In alto c'era la stella. Abbassò allora lo sguardo: "Ma..." balbettò "è una stalla, una... una misera grotta per ricoverare gli animali." "Melchiorre... Melchiorre..." l'ammonì bonariamente il vecchio Gaspare "avresti preferito veder nascere il Salvatore in un sontuoso palazzo?" "No... ma... una stalla! E poi... come conosci il mio nome?" Baldassarre scosse il capo "Conoscevamo da tempo il tuo nome e, se ci rifletti, anche tu conosci il nostro." Poi "Già... una stalla. Eppure sopra di essa c'è l'intero Creato. Quale palazzo più sontuoso per un re?" Melchiorre chinò il capo arrossendo. "Tu... tu sei Baldassarre, e tu Gaspare... era scritto..." Tacque. Attese che i due spronassero i dromedari verso la stalla e li seguì in ossequioso silenzio. "Io porto in dono la Mirra," disse Gaspare "per ricordarGli d'essere sempre uomo tra gli uomini." "Io invece," replicò Baldassarre "porto in dono l'Incenso perché è pur sempre Dio in Terra." "Ed io..." soltanto allora Melchiorre si rese conto d'essersi avventurato in quel viaggio per onorare un re mille volte più grande del più grande re della terra... senza un dono. Si diede dello sciocco mentre nuovamente il rossore gli imporporava le guance. Si guardò intorno disperato. Aveva voglia di andar via, di scomparire. Fu così che il medaglione d'oro di famiglia ondeggiò sul suo petto riflettendo la luce della stella. Allora con occhi lucidi di gioia l'afferro e disse: "Io porto in dono l'Oro." "Oro?" Chiese perplesso Gaspare. "Oro!" Esclamò incredulo Baldassarre. "Sì, Oro," ripeté Melchiorre "perché oro sarà il Suo sorriso, oro il Suo amore, oro la Benedizione che impartirà al mondo, oro la grazia con cui l'avvolgerà, oro diverrà la terra che nutrirà come la Sua parola, oro diverrà la pioggia che disseterà come la Sua bontà." "Oro..." approvò Gaspare. "Oro..." accettò Baldassarre. Melchiorre ringraziò mentalmente la buona sorte... e la stella per quel riflesso, poi continuò a seguire i due sino alla stalla. * * * Gaspare entrò per primo con la Mirra. Quando uscì pareva ringiovanito di molti anni. Fu poi la volta di Baldassarre con l'Incenso. Riemerse dalla grotta con il volto tutto illuminato. E finalmente toccò a Melchiorre. Con le gambe tremanti superò lo stretto varco d'accesso. All'interno un dolce tepore gli diede un senso di benessere. Così li vide. C'era un uomo anziano e una bella signora vestita d'azzurro cielo. E tra loro c'era... Oro le gote, oro lo sguardo che si posò su di lui, oro le labbra che gli sorrisero. Ebbe voglia di dare un bacio al bimbo, ma si trattenne. Un re non si sfiora neanche con il pensiero. Fece soltanto due passi, si sfilò dal collo il medaglione e lo depose ai piedi della rozza mangiatoia trasformata in culla. Poi si girò per andar via. Ma quando fu sul punto di uscire... "Melchiorre," una voce alle sue spalle "dimentichi qualcosa?" Il Mago si girò. Con uno sguardo ringraziò Giuseppe per averlo incoraggiato e si avvicinò al Fanciullo. Si chinò lentamente e con gioia infinita Gli diede un bacio sulla guancia. Una lacrima gli sfuggì e bagnò la pelle vellutata del Bimbo. "La tua lacrima," disse Maria, "è il regalo più bello." Melchiorre si risollevò imbarazzato, e asciugandosi gli occhi col dorso della mano frettolosamente uscì. Fuori c'era un incredibile silenzio fatto di sussurri e preghiere, di deboli belati e sommessi uggiolii, di tramestii chetati e voci basse. Ma... ma cos'era tutta quella gente... da dove veniva? Fin dove spaziava il suo sguardo come dal nulla erano comparsi pastori, villici, signori e povera gente, gente d'ogni ceto e d'ogni età. Tutti in assorta contemplazione. In alto la stella pareva un nuovo sole giunto a illuminare il buio doloroso dell'umanità sperduta e questo pensiero esaltò la sua già incontenibile felicità. Tornò agli altri Magi e, prima che ciascuno tornasse alla propria dimora li abbracciò a lungo, quasi fossero amici da sempre. Poi, sollevando gli occhi verso il creato pensò: 'Strana, stranissima notte di quiete'. Mai nessuno l'avrebbe più dimenticata. Donato Altomare SCHEDA Donato Altomare nasce a Molfetta nel 1951 e vi risiede. E' laureato in Ingegneria Civile ed esercita la libera professione. Da sempre si è dedicato alla poesia e alla narrativa ottenendo numerosi successi, ultimo in ordine di tempo il Premio Urania 2000 di Mondadori come migliore racconto inedito di fantascienza italiana. Il romanzo, Mater Maxima, è stato pubblicato nella collana Urania di Mondadori nel mese di novembre ed è ancora reperibile presso la libreria Corto Maltese e l'edicola all'inizio di via Margherita di Savoia. Altomare ha pubblicato centinaia di racconti e romanzi brevi su pubblicazioni amatoriali e professionali di tutt'Italia, oltre numerosi saggi e poesie (fa parte della redazione de "La Vallisa"). E' tradotto in diverse nazioni estere. E' a tutti gli effetti un professionista della narrativa fantastica, uno dei più quotati a livello nazionale.
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