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Storie di vita quotidiana in un'Italia dove non tutti sono uguali
03 febbraio 2011

La mattina si sveglia, stanco per essere rientrato a tarda sera, ospite di Porta a Porta o altro programma televisivo, si rilassa facendosi massaggiare delicatamente dalla donna di servizio e, steso ancora sul letto consuma l’abbondante colazione calorica di tutti i giorni…

Ancor prima, in una normale famiglia italiana, il papà di due bambini, di buon’ora si sveglia. Caffè al volo bacia i due bambini che dormono ancora, saluta la moglie un po’ preoccupato e in macchina parte per raggiungere il proprio posto di lavoro…
Ancor prima un immigrato clandestino arrivato a bordo di un barcone anni addietro, con un normale permesso di soggiorno oggi, insieme ad altri si reca nei campi dove farà la sua normale giornata lavorativa, senza alcuna preoccupazione…
Nel frattempo tanti laureati, dormono ancora, tranquilli. Appena svegli partecipano ad un corteo contro la disoccupazione, i precari e via dicendo…
Il primo dopo essersi ripreso abbondantemente esce di casa, scortato, si fa accompagnare dall’autista. Nella caffetteria si anima una discussione dai toni alti. Con un collega di un partito opposto fanno a gara a chi deve pagare il caffè… Dopo in aula se ne diranno di tutti i colori. Fanno il loro lavoro.
Il secondo in macchina dopo aver fatto 10 euro di benzina, si rende conto che la lancetta non si è per niente alzata. Pensa alla rata di mutuo a fine mese e peggio ancora spera che la propria azienda sia ancora lì. Che non sia stata pignorata dalla banca o che non sia stata data alle fiamme per non aver pagato il pizzo. Pensa alla sua famiglia e spera di riuscire a mantenere il suo posto di lavoro ben stretto.
L’immigrato dopo aver fatto le sue ore lavorative torna a casa. Pranza con la sua famiglia, chiede ai propri figli di cosa hanno parlato a scuola, discute con la moglie di problemi vari e poi nel pomeriggio torna nei campi per un’altra mezza giornata.
I disoccupati italiani nel frattempo sotto il sole bollente gridano gridano e gridano…
Il politico nell’aula li ascolta indifferente. Magari per qualche voto, avrà promesso uno di quei posti statali dove si dorme a gonfie vele e a fine mese viene accreditato lo stipendio senza che se ne renda conto…
Ecco perché dormono fino a tardi. Sono tranquilli.
L’operaio torna a casa perplesso di una tranquillità apparente. Comunque un altro giorno è andato, domani si vedrà…
L’immigrato tra mattina e pomeriggio ha guadagnato dei bei soldini tanto da vivere una vita tranquilla. Lo stesso sarà a bordo di pescherecci, nelle falegnamerie, meccanici, muratori e tutti quei lavori manuali che oggi nessuno più vuole fare.
Una fotografia di un’Italia che non regala di certo una buona immagine di sé. Forse un po’ esagerata, ma reale.
 
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Autore: Antonio Altamura
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“Lucri bonus est odor ex re qualibet” – scrive Giovanale in una delle sue satire della vita a Roma attorno al 100 d.C.. Questa amara visione del profitto non è stata interamente smentita per nessun paese e per nessuna epoca, ma nel mondo moderno, sorto con tanto successo dal dinamismo del capitalismo, il ruolo del profitto è visto in una prospettiva notevolmente diversa. La ricerca del profitto è oggi considerata, con molta fondatezza, come la forza motrice che crea le opportunità economiche e conduce al loro sfruttamento. Per dirla con Keynes, che certo non fu un ammiratore acritico del capitalismo, “il motore che muove l'impresa non è la parsimonia, ma il profitto”. E' stata avanzata, non da ultimo anche in Italia, l'argomentazione stringente che i dirigenti d'impresa sono impegnati a perseguire l'esclusivo interesse degli azionisti e, in quanto di ciò responsabili, sono vincolati all'obbligo di massimizzare i profitti. Deviare da tale finalità potrebbe apparire moralmente giusto, ma secondo questo punto di vista equivarrebbe a disertare le responsabilità morali del mandato ad amministrare e della tutela degli interessi affidati. Il fallimento dei dirigenti di molte imprese, non solo finanziarie, nel tutelare gli interessi di quanti hanno affidato un mandato fiduciario ci rende tutti particolarmente sensibili alle ragioni di questa impostazione in materia di affari e finanza. In un'impresa sono in gioco i destini di molti, e diversi gruppi di persone, e molti sono quelli che affidano un mandato fiduciario alla direzione d'impresa: tra questi, i lavoratori non meno degli azionisti. Il fallimenti di un'impresa è una tragedia per molti, inclusi i lavoratori, e non solo per i proprietari del capitale. L'alternativa di affidarsi incondizionatamente al profitto fidando nella responsabilità fiduciaria, alternativa fondata sull'impostazione deontologica che esclude ogni considerazione delle conseguenze, suscita troppi interrogativi che restano irrisolti.

Un'Italia sottosopra! Un'Italia rubata e derubata: tutti ladri e perché? - Dopo "Mani Pulite": “Il sistema ladro selezionava ladri sempre più esperti, come le zebre che dovendo salvarsi dai leoni hanno selezionato zebre sempre più veloci. Solo che con una selezione di questo tipo un sistema politico e amministrativo finisce per superare la soglia fisiologica, la corruzione inevitabile in ogni società, e a scatenare la metastasi da cui la società è distrutta. Una recente inchiesta ha stabilito che a un provveditorato delle opere pubbliche, erano corrotti ventinove impiegati su trenta. A questo punto non resterebbe che chiudere l'ufficio. Curare una società di ladrocinio generale come la nostra non è facile: abbiamo i libri contabili, i nomi, i fatti per potere ripetere Mani Pulite in tutte le aziende e le amministrazioni dello stato, ferrovie, ENEL, autostrade, Alitalia, ENI, scuole, ma come perseguire centinaia di migliaia di persone? Se i comportamenti delittuosi diventano di massa la Giustizia diventa impotente. Già oggi una buona parte delle amministrazioni comunali non sono in grado di rimuovere le auto in sosta vietata e riscuotere le multe. Siamo così arrivati a uno stato che non riesce più a controllare e che con i suoi fiscalismi ti invita a rubare. In un'amministrazione che impiega degli anni per rimborsarti un credito di imposta o per pagarti un risarcimento, la tentazione di dare una tangente a un funzionario diventa irresistibile se la somma è grande. Il mistero degli organismi viventi e della loro perfezione qui sembra spiegato: la diffidenza dei ladri fra di loro crea nuovi ladrocini”. Perché si ruba tanto o perché rubano tutti? I politici perché la loro permanenza al potere è instabile, legata a un'elezione. Gli altri? Perché devono stare al gioco dei politici, la carriera, gli incarichi nazionale e internazionali a cui si ambisce dipende dai politici. La vita qui fra vincitori rozzi e sconfitti umiliati non è divertente.
Fra una psicologia arcaica e comportamenti postmoderni, gli italiani sono una società in bilico. Si sono liberati delle ideologie, del Partito comunista e della Democrazia cristiana, della storia, del socialismo, della religione, ma nel profondo continuano a pensare come negli anni Cinquanta, Quaranta, Trenta. Un miliardario ha assunto la guida politica di uno schieramento, e i poveri l'hanno votato sperando di approfittare di qualche briciola del banchetto dei ricchi. Gli oppositori sono come smarriti, indecisi e ancorati alla visione di un mondo “ingoiato” da un buco nero. Ma l'aspetto più vistoso della grande trasformazione degli ultimi decenni è che il declino della politica ha messo allo scoperto un'Italia euforica e brutale, in cui contano le logiche di clan e di cordata, il potere si è esibito, e il denaro, le donne, gli amori, il successo sono trofei d'obbligo. Di fronte alla “post-Italia”, la sinistra balbetta, nel timore che questo stato di cose sia ormai la vera autobiografia e antropologia della nazione. Nella cultura, un residuo elitario impedisce la comprensione dei fenomeni popolari. Il giornalismo espone figure ingombranti, sempre più inclini a intervenire direttamente sulla politica. Il ritratto italiano, o post-italiano, più nitido e senza scampo lo offre la televisione, con gli spettatori appiattiti sulle curve dell'audience: è un'Italia de ideologizzata, demoralizzata, scristianizzata, un paese da talk show confusionario, in cui il sentimentalismo e la ferocia, le caratteristiche di sempre, vengono proiettate in una dimensione che non è vera e non è falsa, ma sembra più vera del vero.-
Caro Anselmo, ho paura che l'ottimo Antonio abbia dovuto "restringere" a quelle indicate, le categorie, diciamo così, peculiari dell'italica gente. Certo ha tralasciato (non credo perché priva di importanza) la categoria che indichi; beh, se è per questo, ha omesso coloro che ...per abitudine, hanno l'abitudine di non pagare affatto o parzialmente le tasse, i quali, sta tranquillo, amico mio, vivono bene, eccome se vivono bene ed hanno gli stessi diritti di uno che le tasse le paga, non foss'altro perché NON PUO' NON PAGARLE (credo tu sappia a chi mi riferisco). Non ha citato i poveri o quei nostri Concittadini che forse non hanno nemmeno quello che, duramente lavorando, hanno l'operaio e l'immigrato. Le vedove con poco più di 500 euro di pensione di reversibilità, con l'affitto da pagare ( 500 euro, una delle banconote che, se vere le cose che leggiamo, costituiscono una minima parte di quanto ricevono alcune persone, ..."vittime" della generosità del nostro Premier, solo per aver "fatto compagnia" a cena, all'anziano, stressato leader. Non ha citato il giovane che, magari vicino ai trentanni, non ha ancora un lavoro (e per avere diritto ad un minimo di pensione, dovrà lavorare trentacinque o quarantanni!). Che cosa dire dopo quanto constatato? Si deve nascere fortunati?, Si deve stare ...vicino al sole per scaldarsi?. Mah, a me hanno insegnato che a norma di Costituzione, tutti DOBBIAMO avere le medesime possibilità, ma sembra che i Padri costituenti, almeno di questi tempi, abbiano preso una grossa cantonata. Forse è anche compito nostro e non solo del primo delle categorie citate nell'articolo, quello di dimostrare che la Costituzione è BELLA e UTILE.


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