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Standing ovation per Riccardo Muti che ha diretto il concerto di Capodanno di Vienna
15 gennaio 2018

Tantissimi i molfettesi che hanno seguito il Concerto di Capodanno di Vienna del 2018 diretto dal Maestro Riccardo Muti per la quinta volta. Il concerto, dopo circa 2 ore e mezza con 19 brani eseguiti, si è concluso con una standing ovation, compresi gli applausi dell’orchestra. Il concerto, che viene seguito in 95 Paesi di tutto il mondo in diretta televisiva, ma la Rai lo ha trasmesso in differita alle 13.40 su Rai 2. Valerio Cappelli così ha recensito il concerto sul Corriere della Sera: «Muti dà un tocco di italianità ai valzer e alle polke, inserendo tre brani: il Galop Wilhelm Tell di Johann Strauss padre, la Quadriglia Un ballo in maschera di Johann Strauss figlio, l’ouverture dell’operetta Boccaccio di Franz von Suppé. In totale sono sette i brani mai eseguiti finora, su un repertorio sterminato che ne conta circa 800. Ma anche dal celebre valzer Rose del Sud emana il profumo della Bell’Italia». Con l’orchestra Filarmonica di Vienna, Muti ha già eseguito 500 concerti. Il Maestro è salito sul palco del Musikverein diventando così uno dei veterani del Neujahrskonzert, pareggiando nella classifica Zubin Mehta. La scelta è caduta su Muti per ribadire «il suo forte legame culturale » con la Filarmonica di Vienna, ha detto il portavoce Andreas Grossbauer. «Grazie alla straordinaria qualità delle sue esibizioni Muti ricopre un ruolo centrale nella storia dei Wiener Philharmoniker», ha proseguito il primo violino che anche ha ricordato che Muti studia meticolosamente le fonti e l’epoca delle opere. «Il maestro - ha concluso – è un grande conoscitore del suono inconfondibile della Filarmonica di Vienna». Prosegue così, infatti, il matrimonio felice delle due superstar della musica classica, Muti e l’orchestra di Vienna, che possono vantare oltre 500 concerti eseguiti assieme. La stampa austriaca ha accolto con calore il ritorno di Muti. Il suo primo Neujahrskonzert fu quello del 1993, per poi impugnare la bacchetta anche nel 1997, 2000 e nel 2004. L’agenzia Apa descrive il musicista molfettese come un «vulcano sul palco, pieno di temperamento, ma anche di orgoglio». Riccardo Muti volentieri definisce Vienna la sua «seconda patria artistica», mentre il rapporto con i Wiener Philharmoniker è una «costante» nella sua vita.

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