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Sospetto caso di Blue Whale a Molfetta: indagini della Procura di Trani e di quella dei minorenni di Bari
03 giugno 2017

MOLFETTA – Oltre alla Procura di Trani, competente per territorio, anche la Procura per i minorenni di Bari ha aperto un fascicolo per istigazione al suicidio aggravata, sul sospetto caso di Blue Whale che ha coinvolto un ragazzo di 17 anni di Molfetta, salvato dai carabinieri mentre era sui binari.

 "Apparentemente sembrerebbe un caso di Blue Whale e nel nostro distretto sarebbe il primo", ha dichiarato il procuratore presso il Tribunale per i Minorenni di Bari, Ferruccio De Salvatore, con riferimento alla vicenda del 17enne salvato ieri dai carabinieri da un tentativo di suicidio sui binari della ferrovia a Molfetta. L'indagine è della Procura di Trani, ma i magistrati minorili avranno il compito di occuparsi del ragazzo. Gli accertamenti di competenza della Procura presso il Tribunale per i Minorenni di Bari sono coordinati dal pm Rosario Plotino
"Dovremo vedere con esattezza quali sono le problematiche di questo ragazzo", ha continuato il procuratore. Avremo qualche risposta dalle indagini della Procura ordinaria che ci diranno cosa c'è nei supporti informatici sequestrati al giovane per capire a cosa può riportarsi questo comportamento, quali sono causa e origine del malessere di questo ragazzo". 
"Il rischio di emulazione c'è e per questo è necessario che si faccia informazione adeguata su questo fenomeno. E' necessario capire in che termini il fenomeno si sta diffondendo, se si tratta cioè di condotte di tipo imitativo, dovute a curiosità, oppure riportabili a vere e proprie associazioni che operano in internet.
Ci si coordinerà con la Procura ordinaria, ma, trattandosi di un problema che ha carattere nazionale, vedremo nelle altre città quanti casi si sono verificati e con quali modalità e cercheremo di valutare. Il fenomeno si combatte se lo si comprende e se c'è informazione adeguata. In questo percorso per tentare di capire di cosa si tratta e cosa fare tutti hanno un ruolo: genitori, agenzie educative e organi di stampa. Con equilibrio e senza enfatizzare, serve che si faccia corretta informazione".

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Vecchio Scarpone chiede: " Cos'è che non va?" - Tutto e niente. Necessitiamo di un "Nuovo Umanesimo" per capire e difenderci anche dalle nuove tecnologie. UN nuovo concetto di "uomo" e imparare quella prima virtù che si chiama "tolleranza". Questa virtù aveva trovato una sua formulazione in una delle parole simbolo della Rivoluzione francese: "fraternitè", che ha avuto decisamente meno fortuna delle altre due: "ègalitè" e "libertè". Sull'uguaglianza e sulla libertà sono nati comunismo e capitalismo, sulla fraternità non è nato ancora un bel niente. Per la cultura della fraternità, le religioni non servono granchè. Per quanto amore del prossimo esse predichino, non riescono mai a essere credibili, perchè chi ritiene di possedere la verità assoluta non può considerare gli altri diversamente che come erranti. Le varie encicliche dei pontefici che si succedono non fanno che ribadire questo concetto. La scuola è affidata alla sensibilità degli insegnanti, ma molto più di frequente alla loro insensibilità, che non è cattiveria ma scarsa percezione degli indizi di episodi di intolleranza, perchè le convinzioni che si radicano ai bambini, prima che la coscienza intervenga a elaborarle, diventano radicati pregiudizi che non si lasciano facilmente estirpare. Tra religione, famiglia e scuola, una lezione di "fraternità" può venire solo dalla scuola, la scuola pubblica che, per il solo fatto di accogliere italiani e stranieri, ricchi e poveri, bianchi e quelli di colore, abili e disabili, è più idonea a diventare quel "laboratorio in cui può nascere e fiorire quella "cultura della fraternità". Con la scoperta dell'America, quello che allora si scoprì, nel senso che venne allo scoperto, fu la realtà della cultura occidentale e della cristianità che l'aveva fondata, l'una e l'altra incapaci di riconoscere come proprio simile l'uomo non occidentale. Già le Crociate in Oriente avevano messo a nudo questa verità. Con la scoperta del Nuovo Mondo questa verità non fu più contestabile, e non lo è tutt'oggi se è vero che quando nel 1985 Giovanni Paolo II si recò in Perù, un gruppo di rappresentanti delle etnie indie gli consegnarono questa lettera: "Noi Indios delle Ande e dell'America abbiamo deciso di approfittare della visita di Giovanni Paolo II per restituirgli la sua Bibbia, perchè mi9n cinque secoli essa non ci ha dato amore, nè pace, nè giustizia. Per favore, riprenda la sua Bibbia e la restituisca agli oppressori, perchè loro più di noi hanno bisogno dei precetti morali in essa contenuti. Infatti, con l'arrivo di Cristoforo Colombo, in America si sono imposti una cultura, una lingua, una religione e valori che erano proprio dell'Europa." All'alba del 12 ottobre 1492, Colombo e i suoi uomini incontrarono i primi indigeni nella piccola isola dei Caraibi da lui battezzata San Salvador avvenne che: "l'uomo incontrò se stesso e non si riconobbe". In questo fallimento è il senso di quell'evento grandioso e tragico.
"Se ti svegli alle quattro di notte per andare in bagno e ti fermi a controllate la tua e-mail prima di tornare a letto, se spegni il tuo modem e provi un vuoto terribile perchè per te il mondo reale non ha ormai più alcuna consistenza, se viaggi in treno o in aereo col tuo portatile sulle gambe, se deridi le persone che hanno un computer che non è di ultima generazione, allora è arrivato il momento di farsi curare, perchè evidenti si sono fatti i segni di quella vera e propria patologia che ricerche americane hanno etichettato INTERNET ADDICTION DISORDER (disturbo da dipendenza da internet), a proposito del quale, scrivono gli psicologi Giorgio Nardone e Federica Cagnoni: La dipendenza implica tre meccanismi: la tolleranza (che comporta la necessità di aumentare gradualmente le dosi di una sostanza per ottenere lo stesso effetto), l'astinenza (con comparsa di sintomi specifici in seguito alla riduzione o alla sospensione di una particolare sostanza), il "craving" (o smania) che comporta un fortissimo e irresistibile desiderio di assumere una sostanza: desiderio che, se non soddisfatto, causa intensa sofferenza psichica e a volte fisica, con fissazione del pensiero, malessere, alterazione del senso della fame e della sete, irritabilità, ansia, insonnia, depressione dell'umore e, nelle condizioni più gravi, sensazioni di de-realizzazione e depersonalizzazione. Questi tratti, che sono tipici della tossicodipendenza, del tabagismo, dell'alcolismo, del gioco d'azzardo, dell'attività sessuale irrefrenabile, dell'assunzione di cibo seguita da vomito, oggi sono riconoscibile in quanti fanno un uso eccessivo di internet per soddisfare sul piano virtuale quel che non riescono a ottenere sul piano della realtà, fino al punto di percepire il mondo reale come un semplice ostacolo o impedimento all'esercizio della propria onnipotenza che sperimentano con immenso piacere nel mondo virtuale......E non c'è dubbio che internet rappresenti in questo senso il mezzo tecnologico più avanzato, rispetto al quale le crudeli pratiche di controllo (del proprio peso) messe in atto dalle anoressiche appaiono rituali medioevali. Con una differenza però,segnalata da Nardone e Cagnoni: "La compulsione da internet si basa sul piacere anzichè su una fobia. E proprio perchè il sintomo si basa sul piacere, anzichè sul disagio e la sofferenza, eliminarlo risulta molto difficile." (Tratto da: I miti del nostro tempo - Umberto Galimberti)


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