SOS, rischia di affondare peschereccio molfettese, salvi i 5 uomini dell'equipaggio
MOLFETTA – 5.2.2003
Brutta avventura per un peschereccio molfettese a 25 miglia dalle coste del Montenegro. A causa del mare forza 7 l'imbarcazione ha rischiato di affondare e i 5 uomini dell'equipaggio l'hanno abbandonata (la nave, priva di guida, affonderà successivamente). Quando si temeva il peggio, i naufraghi sono stati avvistati da un elicottero e tratti in salvo da un traghetto.
Tutto comincia intorno alle 17,30 di ieri quando il peschereccio del compartimento marittimo di Molfetta “Cunegonda” di 150 tonnellate di stazza, lancia il “may day” per chiedere soccorso: “imbarchiamo acqua” è l'ultimo disperato messaggio, prima che la comunicazione si interrompa. Dalle prime notizie sembra che l'imbarcazione sia subito affondata e i 5 uomini vengono dati per dispersi.
Ma l'ultimo segnale lanciato dal "Cunegonda" è sufficiente per mettere in moto la macchina dei soccorsi. La Capitaneria di porto di Bari assume il comando delle operazioni. Dall'aeroporto di Brindisi decolla un elicottero con equipaggio dotato di speciali visori notturni. Due navi, il traghetto “Palladio” in navigazione da Ancona verso il porto albanese di Durazzo e la petroliera “Acquaviva”, sono dirottati verso il luogo del naufragio. Da Durazzo parte anche una motovedetta d'altura delle capitanerie di porto italiane.
Il “Cunegonda”, al comando di Giuseppe Forte, 45 anni, era partito alle prime ore dell'alba per una battuta di pesca a strascico di quattro-cinque giorni al limite delle acque territoriali montenegrine. Poi il mare è andato in burrasca e il natante ha cominciato a imbarcare acqua.
Poi l'SOS e un silenzio che faceva temere il peggio. Subito i famigliari dei pescatori naufragati si sono precipitati alla capitaneria di Molfetta per seguire le operazioni di soccorso e sulla banchina si sono riversati altri marittimi e cittadini in ansia per la sorte dell'equipaggio. Oltre al comandante Forte, che è anche proprietario del perchereccio e direttore di macchina, a bordo c'erano Giovanni D'Ercole, 47 anni, suo figlio, aiutante di macchina, Giuseppe D'Ercole di 26 anni e i marinai Cosimo Scardicchio, 53 anni capopesca e Nicola Catanzaro, 42 anni, tutti di Molfetta.
A individuare subito la zona dell'incidente è l'elicottero, che lancia il primo segnale tranquillizzante: gli uomini sono vivi e si trovano a bordo di due battelli di salvataggio. Il velivolo, però, a corto di carburante e privo dell'attrezzatura di emergenza, non può sostare molto nella zona e deve rientrare, ma riesce a comunicare la posizione dei naufraghi, al comandante del traghetto “Palladio” che, più tardi, raggiunge i marittimi e avvia, con molte difficoltà a causa del mare agitato, le operazioni di salvataggio.
Alla fine, intorno alle 22,45, tutti gli uomini vengono recuperati ed è scongiurata un'altra tragedia del mare, delle quali Molfetta possiede tragici ricordi.
Adelaide Altamura