MOLFETTA - ‹‹Il silenzio è parte integrante della comunicazione e senza di esso non esistono parole dense di contenuto››.
È questa una delle frasi più significative del messaggio di Papa Benedetto XVI per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, tenuto in occasione della festa di San Francesco di Sales, il protettore di giornalisti e scrittori. Ed è su questo argomento, ovvero “Silenzio e parola: cammino di evangelizzazione”, che si è incentrata la conferenza di giovedì 26 gennaio, svoltasi presso l’Auditorium San Domenico, che ha visto, oltre alla partecipazione del vescovo, Mons. Luigi Martella, che ha commentato le parole del Papa, quattro esponenti della stampa locale, Rosaria Malcangi, corrispondente della “Gazzetta del Mezzogiorno” Ruvo e Terlizzi; Laura Giovine, direttore responsabile de “La Nuova Città” di Terlizzi, Felice de Sanctis, direttore responsabile di “Quindici” Molfetta e giornalista della “Gazzetta del Mezzogiorno”; Filippo D’Attolico, direttore responsabile di “In Città” di Giovinazzo (nella foto, da sinistra: D'Attolico, Malcangi, Vescovo Martella, Felice de Sanctis, Giovine e Luigi Sparapano, direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali della Diocesi).
Il tema centrale era la compenetrazione di due parole apparentemente così differenti, così antitetiche. Quando si pensa al silenzio, la parola viene bandita e, allo stesso modo, quando si parla il silenzio scompare.
Ma è vera questa divisione per scompartimenti stagni?
Chi scrive è convinta di no, come del resto anche i quattro relatori della conferenza. Il silenzio non è per forza assenza di parola, ma assorbimento, assimilazione, assuefazione della parola. Il silenzio consente di interpretare la parola, di gestirla, di farla propria. Il silenzio è un momento essenziale della comunicazione, non un suo ostacolo.
Al contrario, per quanto paradossale possa sembrare, è spesso la parola ad essere quell’ostacolo. La parola usata male, solo per parlare, per dire e non per esprimere o raccontare.
La comunicazione dovrebbe quindi prevedere entrambi i momenti, e quindi l’informazione dovrebbe rallentare. Infatti oggi l’informazione è caotica, inafferrabile, spesso incomprensibile. Troppe notizie tutte insieme impediscono una qualsiasi comprensione e inoltre fanno sì che vengano dimenticate troppo in fretta.
Bisognerebbe quindi semplicemente rallentare un po’ per riflettere di più, anche in silenzio.
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