Recupero Password
Si può dire che la politica si sia svegliata?
15 dicembre 2013

E, che diamine! Ci eravamo talmente abituati, noi Cittadini, alle soporifere lungaggini inconcludenti della “politica” – quella praticata dai nostri politicanti – che quasi restiamo storditi dagli ultimi eventi.

Domenica 8 dicembre sera, è stato proclamato segretario del partito di maggioranza relativa, il Partito Democratico, Matteo Renzi attuale Sindaco di Firenze: ha stravinto le primarie di partito con un risultato quasi plebiscitario, a seguito di un’affluenza di votanti che ha sfiorato il numero di tre milioni. Un risultato, quello dell’affluenza, che dà un’indicazione molto importante. La passione civile non è completamente svanita. Non solo, ma questo dovrebbe anche indurre un’importante riflessione in quei politicanti che hanno, fino ad ora, vivacchiato, in attesa di …Godot?

Già lunedì sera, neanche dopo ventiquattro ore dalla proclamazione del neo-Segretario, è stata formata la squadra dirigente del Partito! Una cosa inaudita: a mia memoria, la formazione della dirigenza di qualunque  partito doveva sottoporsi al rituale del manuale Cencelli (cariche distribuite secondo schemi elaboratissimi, frutto di estenuanti trattative fra le diverse anime del Partito); anche dopo questo defatigante rituale, rimanevano però sempre i soliti mal di pancia sia fra gli esclusi, sia fra i prescelti che magari ambivano a qualcosa di più.

In settimana si è discussa l’opzione di fiducia al Governo Letta, chiesta appunto dal Governo, dopo i noti fatti che hanno spinto alcuni Parlamentari del Popolo della Libertà – a pieno titolo facente parte dell’attuale coalizione di Governo – a non aderire al neo-Partito (mica tanto neo!) FORZA ITALIA (con tutti gli altri FORZA… annessi e connessi: Forza Silvio, ecc.). La fiducia è stata conseguita in modo netto.

La settimana è stata caratterizzata dalle dure proteste messe in atto dal “Movimento di Forconi”, a cui ha aderito anche un neonato “Movimento 9 Dicembre”. Cittadini esasperati, forse impauriti che, non avendo quasi più nulla da perdere, hanno protestato con veemenza contro le Istituzioni. In molte città si sono verificati scontri durissimi fra i manifestanti, altri cittadini che rivendicavano i propri diritti e le Forze dell’ordine. Ci sono state immediate adesioni pelose alla protesta. Il leader del neo- Partito (mica tanto neo) Forza Italia ha cercato di trovare inutilmente sponda dai manifestanti che hanno addirittura rifiutato l’incontro richiesto dal sig. Berlusconi medesimo. La versione ufficiale è che Berlusconi, per “opportunità!” abbia cancellato il richiesto contatto: è la versione di Forza Italia. Beppe Grillo, co-leader  del Movimento Cinque Stelle, pur non avendo, sembra richiesto, né incontrato alcuno, ha visto nella protesta un ausilio potente ed insperato alle sue mire di destabilizzazione sempre e comunque, in coerenza con la sua filosofia politica, ammesso che ne abbia una. Anche nell’ambito dei Movimenti manifestanti, ci sono state notevoli sbavature: una per tutte, l’asserzione inquietante di uno dei leaders secondo cui la responsabilità unica dello stato attuale va ricercata nella lobby ebraica che governa le Banche! Hanno quasi tutti preso le distanze da questa dichiarazione che non riflette che solo un’avversione forse ingiustificata, e basta.

L’ultimo evento è quello che ha caratterizzato forse più di tutti l’auspicato “nuovo corso” che tutti invochiamo tutti ci promettono, ma che, allo stato, nessuno ha ancora intravisto.

Il Governo, con un’azione temeraria (dati i precedenti, l’attributo è più che azzeccato), ieri 13/12/2013 ha, con un Decreto, eliminato il finanziamento pubblico ai Partiti. La locuzione non è corretta, perché il “finanziamento pubblico” fu modificato dopo due referendum popolari (1978: i SI all’abrogazione si fermarono al 44%; l’abrogazione non fu convalidata per mancato raggiungimento del  50% più uno); dopo il secondo referendum (2000: non fu raggiunto il quorum dei votanti). La politica trovò il modo per finanziarsi, cambiando l’ “etichetta” finanziamento e creando l’istituto dei rimborsi elettorali: soldi pubblici che ciascun partito che ha partecipato alle elezioni, riceve quasi come rimborso spese, in proporzione ai consensi ottenuti.

I Tesorieri e non solo loro, che magari avevano insieme ai propri parlamentari, fatto proprio – a parole - il concetto dell’eliminazione dell’erogazione di denaro pubblico ai partiti (parliamo di cifre dell’ordine delle decine di milioni di euro, per i partiti più importanti), sono subito andati in crisi, prospettando licenziamenti di personale, cassa integrazione, inceppamenti delle procedure funzionali di Partito, ecc.. Hanno invocato la usanza europea del finanziamento pubblico ai Partiti (prima forse l’avevano dimenticato). In effetti, in altri Paesi europei, esiste eccome l’istituto del finanziamento dallo Stato. Dimenticano però che, fenomeno tutto italiano e che, malgrado le evidenze investigative, non trova mai univocamente definite responsabilità, forse anche a causa di queste erogazioni di pubblico denaro a pioggia, all’interno di partiti, ad opera non solo di alcuni Tesorieri si son verificate situazioni di peculato, abuso dei fondi pubblici, sperperi non documentati, furti oggetto di indagini sia della Magistratura Contabile (Corte dei Conti), sia della Magistratura Ordinaria. Lo sperpero di questi denari costituisce uno dei fenomeni più odiati dagli Italiani, costretti in condizioni tragiche, a volte, dalla situazione di crisi profonda in cui si dibatte la Nazione.

Come sopravvivranno i Partiti senza soldi pubblici? Il Decreto prevederebbe l’erogazione del due per mille del monte I.R.Pe.F. in sede di dichiarazione dei redditi annuale, che ciascun Contribuente potrà destinare, in analogia all’otto per mille ed al cinque per mille, al Partito per il quale parteggia. In aggiunta, vi sarà la facoltà di privati e aziende, di fare “donazioni”, con un tetto limitato e detraibile. I soldi comunque ci saranno. I soldi non mancheranno; sarà cura degli Amministratori e Segretari di partito vigilare e farseli bastare!

Segnaliamo infine la reazione, secondo noi, nichilista, come al solito, del Movimento Cinque Stelle che, nella sua prosa laconica, ha definito l’operazione: un trucco!, se non peggio. Preannunciando un’azione parlamentare volta a far sì che i Partiti non possano più contare su finanziamenti, neanche da simpatizzanti: solo autotassazione.

La materia, dal punto di vista morale e pratico (le due cose non possono essere disgiunte), è molto complessa. Nessuno garantisce che la deregolamentazione del finanziamento non possa essere più dannoso di un regime che, tutto sommato, può essere controllato: quello del due per mille. Anche ragionando nell’ottica, che alcuni rifiutano tout court, che la Politica ha i suoi costi come ogni attività umana, si rende necessario sottrarre al controllo dei Partiti somme ingenti di denaro che, per il semplice fatto di aver avuto un certo numero di voti i partiti stessi hanno, fino ad ieri, facoltà di spendere e spandere senza dar conto preventivo. Non ci sembra giustificabile, in tale ottica, l’obiezione che il due per mille, facoltativamente destinato dai Cittadini nella dichiarazione dei redditi, siano soldi sottratti allo Stato. Sono soldi che comunque lo Stato controlla.

Si potrebbe pertanto “partire” con un periodo di prova e vedere che succede.

In conclusione della premessa, possiamo dire che forse qualcosa sta succedendo? Che finalmente si sono trovati gli… stimoli a dare quanto già larghissimamente promesso: le riforme di cui il Paese ha vitale bisogno? Può questo blitz, tanto improvviso quanto auspicato, essere il trampolino di lancio, ad esempio della riforma elettorale, per l’eliminazione dell’abominio che ci costringe a votare sconosciuti, non scelti da noi?

Insieme ad altre necessarie riforme come l’abolizione di uno dei rami del Parlamento: il Senato?

La resistenza al cambiamento, malgrado quanto si dica ufficialmente da parte TUTTI è fortissima. La speranza è che la POLITICA, finalmente abbia capito che il Paese non ne può più dei suoi bizantinismi!

© Riproduzione riservata

Autore: Tommaso Gaudio
Nominativo  
Email  
Messaggio  
Non verranno pubblicati commenti che:
  • Contengono offese di qualunque tipo
  • Sono contrari alle norme imperative dell’ordine pubblico e del buon costume
  • Contengono affermazioni non provate e/o non provabili e pertanto inattendibili
  • Contengono messaggi non pertinenti all’articolo al quale si riferiscono
  • Contengono messaggi pubblicitari
""
SVEGLIAAAAAAAAAAAA! - 1°parte. - Al di fuori della politica l'uomo ha fatto miracoli: ha sfruttato il vento e l'energia, ha trasformato sassi pesanti in cattedrali, è riuscito a controllare e vincere quasi tutte le malattie, ha cominciato a penetrare i misteri del cosmo. “In tutte le altre scienze si sono registrate notevoli progressi” ebbe a dire una volta John Adams, secondo presidente degli Stati Uniti “ma non in quella del governo, la cui prassi è rimasta immutata.” Esistono quattro tipi di malgoverno, spesso combinati fra loro: la tirannia, l'eccessiva ambizione, la inadeguatezza e la decadenza, e, infine, la follia o la perversità. Ma follia e perversità, potrebbe obiettare qualcuno, fanno parte della natura umana, e allora per quale ragione dovremmo aspettarci qualcosa di diverso dagli uomini di governo? La follia dei governi preoccupa perché si ripercuote con effetti più negativi su un maggior numero di persone; di qui l'obbligo per i reggitori di stati di agire più degli altri seconda ragione. Tutto ciò è risaputo da tempo immemorabile, e allora perché la nostra specie non ha pensato a prendere precauzioni e a cautelarsi? Qualche tentativo è stato fatto, a cominciare da Platone, che propose di creare una categoria di cittadini destinati a diventare professionisti della politica. Secondo lui la classe dominante, in una società giusta, doveva essere costituita da cittadini che avevano imparato l'arte di governare, e la sua soluzione, affascinante ma utopistica, erano i re filosofi: “Nelle nostre città i filosofi devono diventare re, oppure chi è già re deve dedicarsi alla ricerca della sapienza come un vero filosofo, in modo da far coesistere in una sola persona potere politico e vigore intellettuale.” Fino a quando ciò non fosse accaduto, riconosceva Platone, “le città e, io credo, l'intero genere umano non potranno considerarsi al riparo dai mali.” E' così è stato. (continua)

Si sveglia la politica? Da che? - 2°parte. - Il conte Axel Oxenstierna, cancelliere svedese durante la terribile Guerra dei Trent'anni, parlava con ampia cognizione di causa quando disse: “Renditi conto, figlio mio, che ben poco posto viene lasciato alla saggezza nel sistema con cui è retto il mondo.” Lord Acton, uomo politico inglese del secolo scorso, usava dire che il potere corrompe, e di ciò ormai, siamo perfettamente convinti. Meno consapevoli siamo del fatto che esso alimenta la follia, che la facoltà di comandare spesso ostacola e toglie lucidità alla facoltà di pensare. La perseveranza nell'errore, ecco dove sta il problema. I governanti giustificano con l'impossibilità di fare altrimenti decisioni infelici o sbagliate. Domanda: può un paese scongiurare una simile “stupidità difensiva” come la definì George Orwell, nel fare politica? Altra domanda, conseguente alla prima: è possibile insegnare il mestiere ai governanti? I burocrati sognano promozioni, i loro superiori vogliono un più vasto campo d'azione, i legislatori desiderano essere riconfermati nella carica. Sapendo che ambizione, corruzione e uso delle emozioni sono altrettanto forze di controllo, dovremmo forse, nella nostra ricerca di governanti migliori, sottoporre prima di tutto i candidati a un esame di carattere per controllarne il contenuto di coraggio morale, ovvero, per dirla con Montaigne, di “fermezza e coraggio, due virtù che non l'ambizione ma il discernimento e la ragione possono far germogliare in uno spirito equilibrato.” Forse per avere governi migliori bisogna creare una società dinamica invece che frastornata. Se John Adams aveva ragione, se veramente l'arte di governare “ha fatto pochissimi progressi rispetto a 3000 o 4000 anni fa” non possiamo aspettarci grandi miglioramenti. Possiamo soltanto tirare avanti alla men peggio, come abbiamo fatto finora, attraverso zone di luce vivida e di decadenza, di grandi tentativi e d'ombra. (fine)


Quindici OnLine - Tutti i diritti riservati. Copyright © 1997 - 2025
Editore Associazione Culturale "Via Piazza" - Viale Pio XI, 11/A5 - 70056 Molfetta (BA) - P.IVA 04710470727 - ISSN 2612-758X
powered by PC Planet