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Servizio militare o civile, il senso di una scelta In una società multietnica, dove si è “cittadini del mondo”
15 dicembre 1999

“Giurate di servire la patria e difenderne i confini…”, è pressappoco questa la formula entrata nella mente di molti ragazzi passati sotto la naia e poi, quanta emozione nelle lacrime delle mamme per un figlio divenuto ormai maturo al solo pronunciare, all’unisono con tutto il plotone, “LO GIURO”. Ma ha senso oggi, alle soglie del ventunesimo secolo, parlare di servire la patria, se ciò significa difenderne i confini, o forse, in un mondo multietnico in cui ha sempre meno valore dove si è nati, perché, finalmente, ci si avvia a poter dire sono cittadino del mondo, ha senso soltanto voler difendere il senso della parola umanità? Ha senso per un giovane, in media dell’età di 24 anni, sottostare ad antichi rituali, obbedire solo perché devi farlo e non poter chiederne il motivo, dormire vestiti pronti per il famoso contrappello, passare ore ed ore a contare le mattonelle di una camerata sempre uguale e ad ascoltare le storie da caserma, quando fuori hai un lavoro che ti gratificherebbe maggiormente o attività in cui adoperarti per costruire qualcosa, e non imparare a fare il soldatino di piombo? Sono queste le riflessioni che fanno nascere l’ipotesi del servizio civile. Premettendo che la Corte Costituzionale è pervenuta ad un giudizio di legittimità costituzionale della Legge 8 luglio 1998 n.230, per cui la difesa della patria non è soltanto la difesa armata, ma costituisce una categoria più generale, che si specifica in difesa armata e difesa non armata, di conseguenza vi è la parità delle due scelte. Infatti è stato ribadito che è indubbio che gli obiettori di coscienza difendano la patria, occorre però capire lo specifico senso del loro contributo alla difesa; evidentemente non può essere un contributo alla difesa delle frontiere, al più contribuiranno a difendere le nostre frontiere dalla chiusura egoistica e razzista che, spesso, alza un muro di orgoglio nazionale. Inoltre “i cittadini che prestano servizio civile ai sensi della legge godono”, ormai, “degli stessi diritti, anche ai fini previdenziali e amministrativi, dei cittadini che prestano il servizio militare di leva”, diversamente da quello che è il più diffuso “sentito dire”. Il servizio civile può essere svolto in diversi settori di attività quali ad esempio assistenza, prevenzione, cura e riabilitazione, reinserimento sociale, salvaguardia e fruizione del patrimonio artistico ed ambientale. Certo, esperienze formative che fanno crescere e diventare uomini della società civile: riesci a costruire qualcosa e non a distruggere di noia le tue giornate. Non è certo un desiderio di voler restare attaccati alla gonna della mamma da parte di quelli che spesso vengono bollati di immaturità da coloro i quali si sono irrobustiti con la naia ed hanno acquistato una virilità militare da fare invidia (chissà perché fanno sempre questo tipo di allusioni quasi a volersi autoconvincere, Freud docet). Il militarismo è una cultura diffusa, ha la sua massima espressione nell’esercito, ma lo possiamo vedere nelle disposizioni verticali delle classi a scuola, nelle regole dello sport e della fabbrica. Sono condizioni diffuse che si respirano ovunque e ovunque andrebbero denunciate con un’operazione di obiezione, per far crescere la democrazia. E riprendendo il mito dell’eroe militare forte, virile, coraggioso, freddo, razionale, esaltazione stessa del maschilismo, sarebbe auspicabile ascoltare le donne come alternativa nonviolenta, piuttosto che schiacciarle, rivestite della logora divisa, con valori ormai seppelliti. D’altro canto è pur vero che nell’Italia della tanta burocrazia e delle poche idee non è difficile imbattersi in un obiettore nella sala del museo in cui presta servizio impegnato a lunghi dibattiti sulla chat di turno. E, viceversa, indubbia risulta la validità dell’ipotesi di un esercito di volontari, impiegato nelle più svariate missioni di difesa dei valori umani, e nel rispetto e difesa delle tradizioni dei popoli. Ovviamente sono posizioni dibattute, in cui hanno un peso determinante scelte economiche e politiche ed alleanze internazionali; sarebbe però auspicabile che molti, tra coloro che stanno nella stanza dei bottoni, riflettessero sulle parole di don Lorenzo Milani: “Se voi avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni sono la mia Patria, gli altri i miei stranieri”. Donato Centrone SCHEDA Come fare la domanda per l’obiezione Al fine di fare chiarezza su una voce diffusasi, è stato confermato dal ministero della difesa che la procedura per la richiesta di ammissione a prestare il servizio civile continua a seguire le regole vigenti. Non è pertanto vero che tutti i cittadini di sesso maschile che avessero sostenuto la visita di leva in anni precedenti al 1999, dovessero inoltrare tale richiesta entro il 31 dicembre 1999 pena la perdita della possibilità di esercitare la scelta; l’interpretazione errata era dovuta alla non perfetta linearità della forma in cui si poneva la legge. Pertanto la presentazione della domanda può essere fatta entro il 31 dicembre dell’anno in cui si è coperti da rinvio. Per maggiori chiarimenti si possono contattare le sedi dell’Associazione obiettori nonviolenti: Bergamo via Scuri 1 tel.035-260073; Milano via Olmetto 3 c/o Circolo culturale, ambientale, sociale tel.02-878556. Sito web www.obiettori.org.
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