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SEL Molfetta, il lavoro per cambiare. Contestati Monti, Berlusconi, Grillo e Ingroia
15 febbraio 2013

MOLFETTA - «L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro». È il primo articolo della Costituzione italiana. Una vera e propria rivoluzione la parola “lavoro”, cardine dell’incontro tenutosi alla Fabbrica di San Domenico di Molfetta con protagonisti i rappresentanti della CGIL e di SEL (nlla foto, Piergiovanni, Filannino, Abbrescia, Salvemini, Minervini, Gesmundo). Sicuri di sé, gli intervenuti hanno sparato a zero contro le altre fazioni politiche, proponendosi come uniche figure competenti e in grado di rovesciare i rapporti di forza nella attuale trama politica. Dall’altro canto, però, ammettono le difficoltà e la complessità di questo ruolo.
Le elezioni sono alle porte e il partito di Nichi Vendola si erge ad attore del cambiamento con una campagna elettorale non mediatica, come quella che ogni giorno riempie il tubo catodico, ma fondata sul confronto con il popolo, con le esigenze del territorio. Questo è il motivo dell’incontro a Molfetta, dove «la situazione è disastrosa», come ha affermato Nicola Piergiovanni. «Miragica e l’Outlet non hanno dato in cambio alla città un valore economico rispetto allo spazio levato alla agricoltura. E invece di aumentare l’occupazione, riducono gli stipendi», ha aggiunto Piergiovanni, che pensa a una politica che crei lavoro, occupazione, e che gestisca con criterio le risorse in modo che alla stessa comunità che le ha fornite ci sia un ritorno e quindi un guadagno.
«Noi di SEL avremo un ruolo importante nel prossimo governo e nella prossima amministrazione, punteremo all’inserimento del lavoro degli under 30 e degli over 50 - ha continuato -. Solo una classe dirigente qualificata e in rapporto col popolo può cambiare la situazione. Per questo dobbiamo vincere perché se si vota altri partiti di sinistra, come quello di Ingroia, si fa solo un favore alla destra». Parole forti, quelle pronunciate nell’incontro, dove la coalizione SEL-PD si propone come unico baluardo concreto, formato da persone con esperienza in ambito politico, che dichiara di essere in grado di sovvertire quella situazione malata che va dalla piccola comunità, come Molfetta, al governo e fino all’Europa.
Una situazione veramente difficile, un arduo compito quello per il prossimo governo che, come ha chiarito Francesca Abbrescia, candidata pugliese al Senato, «deve difendere il lavoro che si perde e capire come costruirne di nuovo». A parlare è proprio quel candidato che rappresenta due figure importantissime nel quadro politico: si parla di una donna e di una sindacalista nella stessa persona. Un personaggio politico competente che vuole portare le esigenze del territorio alla soluzione in parlamento. Abbrescia ammette che il compito è complesso: «è una situazione veramente difficile, c’è la necessità di invertire la rotta dopo 20 anni nei quali l’Italia è stata depauperata. E lo è ancor di più ora che dobbiamo competere non con una ma con due destre, quella di Berlusconi e quella di Monti. Bisogna vincere per costruire politiche concrete».
Militante nella CGIL, Abbrescia conosce bene i meccanismi politici ed economici, tant’è vero che come sindacalista ha visto i prodromi della crisi già dal 2001, quando la CGIL lanciò il primo sciopero contro il declino industriale. «In Italia non si investe in ricerca e innovazione, bisogna realizzare una politica industriale che sia welfare, portando in parlamento l’esperienza della Puglia, apprezzata dalle altre regioni e dall’Europa».
Infatti, grazie alla maggioranza vendoliana in Regione, si sono centellinate le risorse affrontando comunque le politiche industriali e del lavoro con risultati relativamente positivi. «Bisogna proiettarsi in un’ottica di sviluppo. E a chi mi chiede cosa faremo nei primi 100 giorni io rispondo che ci interesseremo delle pensioni, del rinnovo del turnover, dei processi di stabilizzazione dei giovani precari nelle pubbliche amministrazioni, investiremo sugli ammortizzatori sociali»: queste le parole della Abbrescia, consapevole del suo programma che ha alla base un uso intelligente delle risorse europee, una riduzione delle tasse per i redditi più bassi, l’uso dei soldi delle fondazioni bancarie e riforme politiche importanti come la riduzione del numero e degli stipendi dei parlamentari, l’abolizione del vitalizio e delle province. Altra pietra miliare del programma di SEL è quella di stipulare un accordo con la Svizzera, e di esentare dal pagamento IMU la prima casa, se non di grandi metraggi, e le categorie più svantaggiate. D’altra parte, far pagare l’IMU a quei agglomerati della chiesa che non siano finalizzati a opere di carità.
Altro tema caldo è quello delle scuole dove Giuseppe Gesmundo, segretario generale della Provincia di Bari, ha dichiarato che «alcuni si sono arresi al fatto che i figli avranno meno possibilità. Questo è invece il momento delle scelte e il popolo deve decidere anche per il futuro dei propri figli. Chi ha ridotto il Paese in queste condizioni ha nome e cognome e rischia di ripresentarsi: parliamo di figure come Tremonti, Gelmini e Maroni». Aspra la critica anche verso Monti: «pensa che per invertire il declino economico e culturale bisogna investire in finanza e non nel lavoro».
Ancora a tutto spiano Gesmundo ha tagliato corto su «alcuni attori che vogliono far politica solo criticando, non hanno storia né proposte. Grillo fa paura a Berlusconi perché come lui racconta barzellette». Molto urticante la critica di Gesmundo, ritenendo che in politica esiste una destra e una sinistra, e non tutti sono uguali in campo politico, al contrario di quanto afferma il leader del Movimento Cinque Stelle. «C’è bisogno di portare in parlamento persone che ci mettano la faccia e che sappiano rispondere, come i nostri candidati. La Puglia è la regione che meglio ha risposto alla crisi e non abbiamo bisogno di lezioni da nessuno».
Ormai un classico, Tommaso Minervini, candidato al Senato, è intervenuto partendo dai dati Istat, come il 55% di pressione fiscale (dati aggiornati al 31 dicembre 2012), e l’aumento del 94,5% di tasse pagate rispetto al 2011. «Si deve riprendere a vedere orizzonti lunghi. Dobbiamo creare una alleanza coesa e autosufficiente per ribaltare i trattati europei che hanno affossato l’Europa dei Popoli». Minervini richiama alle urne anche quei «serbatoi di disperazione e dissenso» che si sono allontanati dalla politica per protesta o dissenso. «Questa è una campagna politica di svolta, anche il Papa l’ha capito. La generazione che vuole cambiare sta spingendo per una riforma sui controlli della finanza pubblica e per una revisione della architettura della pubblica amministrazione».
Campagna elettorale al vetriolo. SEL ha richiamato tutti quei voti per fare numero ed essere anima della sinistra. Le difficoltà non mancheranno e ne sono consapevoli. Decisivo per il prossimo Governo sarà anche quel tipico gioco italiano dove per far emanare una legge bisogna conquistare fin l’ultimo voto del deputato e del senatore di turno. Una trama ancora più complessa se si pensa che saranno importanti anche nuovi movimenti che faranno da bilancia e che forse avranno più potere del partito vincitore.
 
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Autore: Saverio Tavella
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