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Sel, le cose da fare per Molfetta: la parola ai cittadini Presentata l'iniziativa con cui Sel affronterà i temi di lavoro, legalità, ambiente e sicurezza in incontri monotematici. Il cantiere del centrosinistra segna il passo: chiusi i battenti. Pd-Sel-Udc futura coalizione anti-azzolliniana del centrosinistra?
22 dicembre 2011

MOLFETTA - Consultazioni generali, primi passi di campagna elettorale di fronte a un cantiere del centrosinistra che ormai arranca, sfaldato all’interno dalle solite beghe personali (meglio, da “presenze” esterne), che non solo sono avulse dalla discussione politica, ma accrescono le fragilità di un centrosinistra piuttosto debole (favorendo solo il centrodestra). Sulla scia delle iniziative “made in cantiere”, Sinistra Ecologica e Libertà ha lanciato l’iniziativa «Le cose da fare per Molfetta», con cui ogni cittadino può esprimere una posizione, una idea, una proposta amministrativa e politica su Molfetta.
Confronto e dialogo con la città, le basi dell’iniziativa, secondo Silvio Salvemini, segretario cittadino di Sel, e Nunzio Fiorentini, presidente di circolo (nella foto con Minervini), per elaborare un programma politico che rispecchi le reali esigenze dei cittadini e riallacciare i rapporti tra tutti i partiti dell’alternativa anti-azzolliniana. Ma l’intesa sembra ormai essersi sfaldata soprattutto con l’estrema sinistra: le ultime uscite pubbliche dei partiti delineano già i futuri schieramenti. La presenza dei vertici di Udc e Pd alla presentazione di «Le cose da fare per Molfetta» non dovrebbe lasciare dubbi sulla coalizione di centrosinistra alle prossime amministrative.
«Il cantiere doveva essere il laboratorio delle idee, doveva facilitare l’elaborazione di un programma politico, invece si è impantanato per le divisioni sulle formule, i vecchi antagonismi personali e le piccole operazioni di cabotaggio - ha sottolineato Tommaso Lioce (direttivo Sel) - si preferisce strumentalizzare le divisioni per non predisporre un programma, per scegliere la nuova classe dirigente nelle stanza di partito, per presentarsi alle future amministrative divisi e, in caso di sconfitta, leccarsi le ferite». Insomma, per Lioce a Molfetta qualcuno caldeggia la «politica dei miserabili, quella di coloro che cercano di creare alleanze e laboratori solo per avere un posto in consiglio comunale».
 
Le cose da fare per Molfetta. Quello alla sala stampa di Palazzo Giovene è stato un primo incontro interlocutorio per presentare la nuova iniziativa pubblica, il cui simbolo cardine è una lampadina divisa in 4 spicchi: lavoro, legalità, ambiente, sicurezza (il quinto, ancora in bianco, sarà deciso dai cittadini), temi interconessi tra loro, secondo Angela Amato della Fabbrica di Nichi. Nei prossimi mesi, da gennaio fino a maggio-giugno 2012, saranno convocate sedute monotematiche, aperte alla partecipazione pubblica anche di quei cittadini non schierati politicamente o inquadrati in un partito: la maggiorparte degli intervenuti al primo incontro (anch’esso aperto a tutti) apparteneva a Sel o era politicamente schierata.
Necessario raccogliere proposte, esigenze e idee anche dei cosiddetti “astenuti” e “disaffezionati” perché per ricucire il dialogo politico con la città, secondo Salvemini, bisogna portare il cittadino alla gestione reale dell’amministrazione cittadina, invece di considerarlo utile al momento del voto, la specificazione di Giuseppe de Cesare, vicesegretario di Sel.
«Solo con la più ampia partecipazione sarà possibile far ripartire il nuovo centrosinistra a Molfetta come alternativa al sistema, recuperando soprattutto gli astenuti - ha aggiunto Tommaso Minervini (direttivo Sel) - dobbiamo ripensare un nuovo paradigma politico, recuperando il senso di comunità e aprendoci a tutti, senza essere autoreferenziali e porre steccati». È la rete socio-politico-istituzionale, il sostrato con cui riscrivere il piano della civitas e costruire un programma condiviso, che ridia credibilità alle istituzione locali, ormai degradate (come il Consiglio comunale, non più palestra politica, ma banchetto degli yes man).
 
Le prime proposte. Sembrerebbe l’urbanistica la macroarea di riferimento, essenziale per impostare qualsiasi discussione su temi come socialità, cultura, lavoro, ambiente, cura del territorio, secondo Vito Copertino, professore ordinario di Costruzioni idrauliche dell’Università della Basilicata ed editore della rivista “Terre Libere”, che ha anche auspicato una ricostruzione del cantiere del centrosinistra.
Opportune nuove pianificazioni a saldi invariati, secondo l’ing. Gregorio Minervini, che ha ripercorso il rapporto città-campagna a Molfetta, investita negli ultimi 20 anni da una veloce e rapace urbanizzazione. «Rivedere le regole urbanistiche offrirebbe a Molfetta una maggiore vivibilità e sicurezza, oggi assenti a tal punto da aver scoraggiato e allontanato il cittadino», ha commentato Nicola Piergiovanni (Sel), consigliere comunale. Proposte da Piergiovanni alcune azioni concrete, come una nuova programmazione per le spiagge (ad esempio, pianificare un uso turistico dell’area dell’ex Park Club), la riapertura di tutti gli spazi verdi urbani chiusi e inutilizzati, un dialogo diretto e proficuo con i commercianti di Molfetta, una maggiore attenzione al lavoro.
E proprio per il lavoro, se Ignazio Cirillo (direttivo Sel) ha suggerito una più capillare informazione nel settore dell’agricoltura locale e una rivalutazione del mercato ortofrutticolo nella zona industriale, Giuseppe Filannino, componente del direttivo Sel e coordinatore della Cgil Molfetta, ha prospettato la creazione di un osservatorio comunale del lavoro, per «raccogliere, analizzare, sintetizzare il mercato del lavoro, quantificando e qualificando l’offerta e la domanda». Insomma, «uno strumento amministrativo utile non solo per il Comune, ma anche per gli imprenditori locali».
Ma per «fare nuova impresa» è indispensabile garantire alla città sicurezza, legalità, cultura e credibilità istituzionale. Dunque, dare maggiore impulso alla socialità, non riducendosi ad elargire contributi sociali a pioggia, bensì sanando realtà a rischio e incentivando, ad esempio, l’edilizia residenziale pubblica. Una problematica su cui ha pesato l’assenza istituzionale del sindaco senatore Antonio Azzollini, per Mauro de Robertis (Sel), consigliere comunale, che ha ricordato la pubblicazione dei bandi di gara per l’assegnazione di alloggi Erp, quasi fosse un’asta pubblica, sconfessando la natura stessa di quel tipo di edilizia.
 
Il metodo e i contenuti sembrano esserci. Sarà ora fondamentale non trasformare l’iniziativa in un libro dei sogni, caldeggiando la partecipazione dei cittadini, la cui disaffezione alla politica potrebbe essere abbattuta dal suo concreto svecchiamento. Il cantiere ha ormai chiuso i battenti, nonostante inutili e pleonastici tentativi di rianimazione per evitare di assumere responsabilità specifiche. Ora bisogna ripartire da zero.
 
© Riproduzione riservata
 
Autore: Marcello la Forgia
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