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Scuola, presenza o distanza? In attesa delle vaccinazioni degli insegnanti E gli alunni?
15 marzo 2021

Ad un anno dal primo lockdown che ha costretto l’Italia, e il mondo, a fermarsi, le misure per contenere il contagio da covid-19 sono ancora oggetto di dibattito. La linea delle concessioni graduali, in questi mesi, si è alternata a quella del rigore ma, ancora oggi, un argomento centrale riguarda la riapertura degli istituti scolastici, che hanno dovuto adattarsi all’emergenza attraverso la didattica a distanza. “Quindici” ha svolto un’inchiesta sul tema caldo delle scuole, ponendo ai lettori anche alcune domande in merito alla riapertura di cinema e teatri ed in merito alle vaccinazioni. Pareri discordi sull’utilità della didattica a distanza, molti preferirebbero quella in presenza, ma dicono che è meglio non rischiare, almeno fino a quando non si vaccineranno tutti gli insegnanti. E gli alunni? Per loro c’è più tempo, ma il rischio resta alto. I pareri in merito restano contrastanti. Ecco le domande di “Quindici”: - Qual è la sua posizione sulle scuole per affrontare l’emergenza Covid? Opta per la chiusura oppure per la didattica in presenza? Perché? - Come si può affrontare il problema dei genitori che lavorano e non sanno a chi affidare i propri figli con le scuole chiuse? - Crede che la didattica a distanza sia efficace e produttiva per gli studenti? - È utile chiudere le scuole se poi i giovani la sera escono liberamente e si assembrano? La colpa è anche dei genitori, che non educano bene i figli? - Condivide che le scuole siano aperte, mentre i cinema e i teatri restino chiusi? - Crede che ci sia il rischio che la gente si abitui al virus, sottovalutandone il pericolo? - È favorevole ad un lockdown totale fino al termine delle vaccinazioni, come hanno fatto in Germania, Francia, Inghilterra e altri Paesi? - Si riuscirà, secondo lei, a vaccinare almeno il 70% ella popolazione entro l’estate? Alessandra Salvemini, genitore: «Data la situazione attuale, in cui il rischio di contagio è aumentato notevolmente e soprattutto si sta verificando anche nei bambini molto piccoli, penso che procedere con la didattica a distanza sia la scelta più logica e più sicura. Sicuramente un modo per avere cura dei propri figli senza lasciarli a scuola si trova. Del resto, è un problema che si presenta non soltanto nell’orario scolastico. Ogni genitore deve essere in grado di saper affrontare una situazione simile, è un problema che bisognerebbe porsi nel momento in cui si decide di avere un figlio. La didattica a distanza è a tutti gli effetti scuola, il fatto che non sia fatta in presenza non influisce sugli argomenti trattati a lezione e neanche sul modo in cui vengono trattati. Per quanto riguarda le verifiche orali e scritte, basterebbe insegnare ai propri figli a prendere le cose sul serio, a prescindere dal fatto che le prove siano erogate a distanza. Io penso che non tutti i ragazzi che vanno a scuola poi facciano assembramento di sera. Se ciò succede, la colpa è dei genitori che non li educano al rispetto e che non riescono a far capire il pericolo della situazione. Così come sono chiusi i cinema ed i teatri, dovrebbero esserlo anche le scuole Purtroppo temo che la gente stia sottovalutando il pericolo, forse non tanto dall’inizio della pandemia quanto dalla seconda ondata. Proprio per questo era necessario prendere provvedimenti più restrittivi fin da subito. Sinceramente penso che un lockdown totale avrebbe dovuto esser fatto già dall’inizio della seconda ondata, in modo da poter vivere la situazione meglio adesso. Un lockdown ora, dopo tanti sacrifici, sarebbe estenuante, ma se necessario e se rispettato da tutti, lo accetterei. Sembra che le vaccinazioni stiano procedendo bene. Di conseguenza, penso che sicuramente fino ad agosto il 70% della popolazione sia vaccinato». Antonio Mezzina, studente: «Penso che fino al termine delle vaccinazioni del personale scolastico la didattica a distanza sia la soluzione migliore per poi tornare gradualmente alle lezioni in presenza. Purtroppo quella di affidare i figli è una problematica diffusa, ma di difficile soluzione. La didattica a distanza, fatta con le giuste modalità e tempistiche, può essere una valida soluzione in questa situazione di necessità. Quel che è certo è che non potrà mai sostituire definitivamente la didattica tradizionale. È un grande controsenso vedere le scuole chiuse e i ragazzi assembrarsi la sera, dovrebbe esserci maggiore attenzione da parte dei genitori e maggiore controllo delle autorità. Io credo che con i protocolli opportuni sia possibile riaprire teatri e cinema, così come le scuole, ma purtroppo molti hanno abbassato la guardia già da molto tempo. In linea teorica, un lockdown per una vaccinazione totale è la soluzione ideale, ma non credo sia sostenibile a livello economico e sociale per la popolazione. Per quel che concerne il numero di vaccinazioni fino a questa estate, temo che a causa delle dosi ridotte e delle difficoltà logistiche difficilmente raggiungeremo l’importante obiettivo del 70%». Sonia Mesto, aspirante insegnante: «Affrontare l’emergenza Covid significa affrontare anche tutti gli effetti collaterali che da esso derivano e, quindi, non lasciare indietro nessuno. Io penso che bisognerebbe organizzare gli spazi scolastici affinché la didattica in presenza possa svolgersi in totale sicurezza, lasciando la possibilità di seguire le lezioni da casa per chi è in isolamento o per chi non può raggiungere il proprio istituto per motivi personali e/o di salute. I genitori che non sanno a chi affidare i propri figli con le sue chiuse dovrebbero, se possibile, trovare un punto di riferimento nei familiari di fiducia. La didattica a distanza, se gestita seriamente, è una valida alternativa, in piena pandemia, alla scuola in presenza. Ma non possiamo e non dobbiamo sperare che diventi la normalità per sempre. Se i giovani la sera fanno assembramenti, bisognerebbe far leva sul loro senso di responsabilità. Osservando le giuste misure di sicurezza, sia le scuole, sia i cinema e i teatri, potrebbero restare aperti. Ormai il rischio che la gente si abitui al virus, sottovalutandone le conseguenze, è accertato, soprattutto adesso che le norme in vigore consentono più libertà, a differenza del primo lockdown di un anno fa. Un lockdown totale adesso sarebbe davvero drammatico per l’economia del nostro Paese, oltre a provocare non pochi fattori psico-sociali alla popolazione. La speranza è quella di raggiungere l’obiettivo di vaccinare almeno il 70% della popolazione entro l’estate, ma tutto dipenderà da quanti vaccini vengono approvati e dalla velocità con cui verranno somministrate le dosi». Sara Fiumefreddo TROPPI ALUNNI PER CLASSE, MEGLIO NON RISCHIARE Salvatore Azzollini, lavoratore: Ritengo che la soluzione più opportuna al fine di affrontare al meglio l’emergenza sanitaria sia quella di contenere i contagi chiudendo le scuole, luoghi di diffusione del virus, dove, in modo particolare gli alunni rappresentano una considerevole fonte di contagio. Uno dei problemi più evidenti, però, è rappresentato dall’impossibilità di molti genitori di riuscire a conciliare lavoro e mantenimento dei figli, spesso legato a problemi di natura organizzativa o economica: un modo per ovviare al problema potrebbe essere assumere una baby-sitter. Credo, tuttavia, che non si possa categorizzare il pensiero dei genitori, e che ognuno abbia un proprio e personale metodo formativo e pedagogico. Le istituzioni hanno fronteggiato l’emergenza utilizzando La “didattica a distanza”, che in molti casi e soprattutto per gli studenti delle scuole superiori che si stanno affacciando al mondo universitario, potrebbe risultare molto produttiva. Sicuramente la DAD non è altrettanto produttiva per studenti più giovani, a cui è negata una importante esperienza di socializzazione. E’ necessario, dunque, permettere ai giovani di rispondere a quell’esigenza innata di socializzazione che anima la loro età, nel rispetto delle regole anti-Covid: un nuovo lockdown sarebbe inopportuno considerando le problematiche economiche e sociali che potrebbe comportare. A tal proposito, infatti, ritengo che, se si fosse redatto un adeguato piano di misure anticontagio, i teatri e altri luoghi di diffusione della cultura avrebbero potuto riaprire. Nonostante ciò, La gente si è già “abituata” al virus e ne sottovaluta il pericolo, non penso si riuscirà a vaccinare il 70% della popolazione entro l’estate. Elisabetta Ierimonti, insegnante: Credo che se il numero dei contagi è alto, come sta avvenendo in questi giorni a causa della diffusione delle varianti del virus, trascorrere ogni giorno tante ore in un luogo chiuso come l’aula scolastica possa essere un pericolo per alunni e per il personale scolastico. Il problema maggiore è rappresentato dal gran numero di alunni per classe, e purtroppo negli ultimi anni non si è fatto nulla a livello ministeriale per migliorare la situazione. Sia in questo momento, sia nei prossimi anni sarebbe necessario avere un numero limitato di alunni per classe. Questo è il vero obiettivo per cui famiglie e docenti dovrebbero battersi, ma nessuno ne parla. L’attenzione mediatica è focalizzata su un interrogativo: sono gli insegnanti o gli alunni fonte di contagio nelle scuole? Non credo che ci sia differenza. A causa dell’emergenza, assistiamo però, alla nascita di seri problemi sociali legati anche alla formazione dei più piccoli, che andrebbero affrontati con la collaborazione di tutti, invece prevale la rabbia che porta le persone a scontrarsi tra loro: I genitori in generale in questo periodo sono abbastanza preoccupati per la formazione ma soprattutto per la crescita umana dei loro figli, fortemente condizionata dalla pandemia. Quanto alla realtà delle scuole superiori, in cui lavoro, credo che la didattica a distanza sia abbastanza efficace, anche se il modo di studiare dei ragazzi è profondamente cambiato rispetto alla didattica in presenza. Quanto agli altri ordini di scuola, non sono in grado di esprimere un giudizio. Molti adolescenti al di fuori della scuola, e secondo me giustamente, di sera escono, ma non dimentichiamo che stare per un paio d’ore all’aria aperta, in piccoli gruppi e con le mascherine, non è pericoloso quanto stare in un luogo chiuso. Gli assembramenti sono ovviamente da evitare. Infatti non credo la gente possa abituarsi alla pericolosità del virus e che possa facilmente sottostimarne i pericoli. Non credo sia opportuno un altro lockdown, preferisco il sistema italiano. Se la situazione sanitaria migliorerà, sarà giusto riaprire teatri e cinema. Speriamo che ciò avvenga al più presto. Vaccinare il 70 % della popolazione entro l’estate è un obiettivo ambizioso, difficile però da raggiungere. De Robertis Daniela, studentessa universitaria: Ritengo che sia più utile, in questo momento molto delicato, tenere chiuse le scuole primarie e dell’infanzia in quanto le nuove varianti di Covid riescono a contagiare anche i bambini a cui è spesso difficile far rispettare le misure anti-contagio. Sarebbe più pertinente, secondo il mio punto di vista, tenere aperte scuole medie, superiori ed università poiché i ragazzi sono più consapevoli, autonomi e consci dei pericoli che stanno correndo loro stessi in primis e, indirettamente, i pericoli a cui espongono le loro famiglie. Non conosco statistiche riguardo numero di contagi e se questi riguardano più insegnanti o alunni. Al fine di aiutare le famiglie di lavoratori che sono impossibilitati ad assistere saltuariamente i propri figli a casa, il comune dovrebbe provvedere a stanziare dei fondi provvisori in modo tale che questi possano pagarsi babysitter o assistenti fino a quando la situazione non migliorerà. Molti genitori, infatti, per questo ed altri motivi, lottano per poter avere la possibilità di mandare i propri figli a scuola perché, se da una parte è più comodo soprattutto per coloro che lavorano, d’altra parte questa è anche una necessità legata al fatto che molti bambini hanno difficoltà a concentrarsi e ad apprendere di fronte ad uno sterile pc. Sono convinta che l’efficacia della DAD dipenda dalla volontà dell’alunno: indubbiamente ogni studente possiede una propria e singolare capacità di concentrazione e metodo di studio, ma penso sia una valida alternativa per ovviare a questa situazione momentanea e necessaria. Nonostante l’opinione diffusa sia quella che, la colpa dei ragazzi sgangherati e che non rispettano le misure di prevenzione e contenimento del contagio sia dei genitori, io non sono pienamente d’accordo: i genitori non possono controllare in maniera capillare i loro ragazzi. Penso che rispettare le regole riguardi strettamente le responsabilità personali e le coscienze di ognuno, a prescindere dall’età penso sia giusto che ad ognuno sia data la possibilità di uscire di casa, fare una passeggiata, ovviamente osservando le dovute precauzioni. Il rischio che la gente si abitui al Covid è dietro l’angolo, ma le sofferenze di chi è stato costretto a combattere con questo mostro ricordano a tutti che non dobbiamo mai abbassare la guardia. Sarebbe utopistico pensare ad un nuovo lockdown perché in paesi come Francia, Germania, Inghilterra lo Stato provvede ad elargire sussidi mensili con i quali può procurarsi i beni di prima necessità, e questa è una prospettiva alla quale l’Italia non può certamente puntare per motivazioni economiche e sociali. Teatri e cinema potrebbero riaprire se varassero un piano anti-Covid adatto e tamponi per l’equipe. Sicuramente in estate assisteremo ad un calo del numero di vaccinazioni a cau-sa di diversi fattori: diminuzione dei sintomatici e dei contagi, molte più persone dunque, non trovandosi di fronte agli effetti devastanti davanti ai quali ci siamo trovati a convivere durante l’inverno, tenderanno a non vaccinarsi o a procrastinare la vaccinazione. Luisa Azzollini IL RISCHIO DI NON RIUSCIRE A VACCINARE IL 70% DEGLI ITALIANI Marco de Pinto, lavoratore Premesso che ho 2 figlie rispettivamente di 11 e 8 anni che frequentano scuole e gradi diversi, credo fermamente che per quella che è l’attuale situazione pandemica ed organizzativa delle strutture scolastiche, le scuole debbano rimanere assolutamente chiuse. So di essere abbastanza drastico con questa affermazione, ma ne sono altrettanto convito. Le mie figlie sono in Dad da novembre scorso, mia moglie è un’insegante, quindi sento quotidianamente parlare delle difficoltà e i rischi che corrono per i corridoi delle scuole. Per il loro bene e grazie alla tecnologia possono stare tranquillamente a casa portando avanti il loro percorso scolastico se pur non come dovrebbe essere, ma questo è un limite dovuto esclusivamente alla loro giovanissima età. Questo è un punto fondamentale… non so se i contagi avvengano maggiormente tra genitori o tra alunni, perché c’è troppa confusione per quanto riguarda il Covid: il rischio è tanto per le insegnanti quanto per gli alunni così come per le rispettive famiglie. Il punto, secondo me, è che un’informazione corretta e puntuale, procedure e regole ferree ci permetterebbero di non dover neanche fare delle scelte. La scuola è sicura? Ha procedure efficaci per prevenire i contagli? Io non ho certezza di questo perché, se mi dicono di misurare la temperatura delle bambine a casa prima di mandarle a scuola, io mi chiedo: quanti lo faranno? Misurare la temperatura è il punto di partenza su quale si basa qualunque protocollo di prevenzione contagi in qualsiasi azienda. Per non parlare poi del walzer di apertura e chiusura al quale ci hanno abituato da un anno circa. Dov’è la serietà delle istituzioni che dovrebbero proteggerci? Come possiamo noi tutti dire se la scuola è o non è sicura, se il rischio c’è o non c’è? Nel dubbio, è mio dovere proteggere le mie figlie e non esporle a rischi eccessivi. Credo che ogni genitore sia abituato a risolvere questo problema e sappia come fare. Dal primo giorno di vita di un figlio questa è una priorità. Non credo sia un problema sorto solo in questo periodo così particolare e mi meraviglia che se ne parli così tanto. La situazione è sicuramente difficile per genitori di bambini fino agli 11 o 12 anni. Le mie figlie sono in due e sono completamente autonome: io e mia moglie lavoriamo entrambi, quindi le mie figlie si preparano, si collegano da sole, fanno le loro lezioni e aspettano il rientro della mamma per pranzo. Certo bambini più piccoli necessitano della presenza di una persona adulta che potrebbe essere una figura esterna di fiducia come un parente stretto… credo che sicuramente una soluzione si possa trovare. Sì, assolutamente. La realtà è che molti sono preoccupati di dove parcheggiare i figli invece che dare il giusto peso al tempo e al sapere che questi ragazzi stanno perdendo, ragazzi che saranno il futuro della nostra società. Parliamo di questo, interroghiamoci su come arricchire nel prossimo futuro questi ragazzi, di come colmare il gap che inevitabilmente subiranno da questa inconsueta situazione e non di certo di come alleggerire il peso di mamme casalinghe, le quali non potendo mandare i figli a scuola sono disperate del tempo libero che questa situazione straordinaria sottrae loro. Credo che la didattica a distanza sia sufficientemente opportuna, nel senso che non è assolutamente paragonabile alla crescita formativa che i ragazzi otterrebbero in frequenza ma è assolutamente necessaria a non fare passi indietro, ma piccoli passi in avanti. Mia figlia si è trovata a dover gestire il passaggio tra scuola primaria e scuola media e posso garantire che non è semplice in una situazione del genere. Grazie alla professionalità dei docenti, anche se in DAD, non ha subito alcun trauma ed è cresciuta molto dal punto di vista scolastico, la vedo più matura, ha dovuto imparare una nuova metodologia di studio, ha dovuto responsabilizzarsi, insomma, ho visto bei progressi in lei. Resta comunque il fatto che questi ragazzi hanno già perso due anni di studi e di esperienze di vita, necessiteranno di uno sforzo enorme per rimettersi al passo ma noi non dobbiamo mai dimenticare l’obbiettivo primario che è quello di tutelare la loro e la nostra salute, la DAD può essere una soluzione. Credo che ci voglia buon senso. Qualsia azione intrapresa per tutelare la nostra salute contribuisce allo scopo. Mi spiego meglio. Dai 14 anni in su è difficile se non impossibile chiedere ad un ragazzo di isolarsi dal mondo, non avere contatti o trattenerlo in casa. I genitori posso far poco in questo senso. A mio parere, però, va detto che se li assembriamo anche in luoghi chiusi all’interno degli istituti scolastici aumentiamo esponenzialmente il rischio di contagio. Ovviamente, questo vale per qualsiasi altro luogo pubblico al chiuso. Se si incontrano per strada all’aperto e con le mascherine, tutto sommato evitiamo il rischio di ledere alla loro salute mentale, e comunque il rischio di contagio dovrebbe essere più basso. Non si può parlare di cattiva educazione, sfido chiunque ad impedire ad un adolescente di non uscire di casa e non incontrare gli amici. Credo che la gente non abbia mai davvero compreso il pericolo del virus, solo chi ha vissuto in prima persona una grave situazione legata alla pandemia sa dare il giusto peso all’attuale situazione. Penso però che la strada sia ancora lunga e che dobbiamo abituarci a convivere con il virus: anche se i vaccini ci fanno ben sperare, prima di raggiungere l’immunità ci vorrà ancora parecchio. No, non sono favorevole a un lockdown totale. Come ho già detto, dobbiamo imparare a convivere con il virus fino all’immunità, i danni economici che un lockdown comporta sono purtroppo irreversibili. La nostra economia ha subito un brusco rallentamento il cui effetto peserà sul nostro futuro. Abbiamo ormai i mezzi e le conoscenze per poter prevenire il contagio, basta sempre buon senso e buone abitudini. Certo, non bisogna mai abbassare la guardia, soprattutto data la repentina mutazione del virus, ma dobbiamo continuare a lavorare, a produrre e consumare per sostenerci economicamente, altrimenti è la fine. Io dico no a tutti gli ambienti chiusi, anche se mi rendo conto che ci sono i lavoratori dell’intrattenimento in generale che stanno soffrendo una crisi economica senza precedenti. Quindi, sì, con le dovute precauzioni e protocolli rigidi, se per la scuola si è trovato il modo di lavorare ad esempio in DAD, bisognerebbe permettere anche ai teatri di ritornare al lavoro in sicurezza. Temo che non si riuscirà a vaccinare il 70% della popolazione entro quest’estate, e purtroppo i numeri lo stanno confermando. La cosa importante, a mio parere, è vaccinare e tutelare tutte le persone a rischio: i malati, gli immunodepressi, gli anziani ecc. per abbattere fortemente il tasso di mortalità che purtroppo è costantemente troppo alto. Tutelati i più deboli e scongiurato il pericolo di letalità del virus assisteremo comunque gradatamente ad una diminuzione dei contagi dovuto all’aumento dei vaccinati e quindi potremo tornare alla nostra vita di sempre. Sara Mitoli LA SCUOLA NON È UN PARCHEGGIO, MA UN’ISTITUZIONE Leonardo, 18 anni, studente 1) Secondo me è più utile tenerle chiuse. Il motivo? Non tutti seguono alla lettera le regole di questa emergenza sanitaria. 2) Entrambe le figure. A mio modesto parere l’unica differenza sta nel fatto che gli insegnanti possono uscirne con più difficoltà (se affetti da patologie o altro), gli alunni meno. 3) Con le scuole chiuse, l’ideale sarebbe affidare i figli a parenti di secondo o terzo grado. Sempre con le dovute precauzioni. 4) Assolutamente no. Un genitore può “depositare” il figlio per svariate ragioni come la ricerca di un lavoro o una visita medica. 5) Credo che nella DAD la produttività e la “nullafacenza” siano due facce della stessa medaglia. Gran parte di questa nuova didattica dipende dall’alunno/a in questione. 6) Bella domanda e difficile risposta. La colpa è al 50 e 50. All’educazione suggerita dai genitori per “modellare” il comportamento dei loro figli, si deve aggiungere il “buon senso” di questi ultimi. È da sempre stato così, ma forse ora la situazione è più accentuata perché si sta parlando di un fenomeno globale. 7) Credo sia già successo (almeno per alcune persone) ed è veramente preoccupante. 8) Assolutamente no. O meglio sarei favorevole a un lockdown totale a breve termine, uno a lungo termine causerebbe ulteriori disagi. 9) È una domanda che mi pongo anche io. Onestamente non trovo il nesso logico in questa scelta. 10) Spero vivamente di sì, ma sono parecchio incerto su questa scadenza. Cecilia, lavoratrice 1) Sarebbe più utile mantenere le scuole aperte dove i ragazzi sono controllati e con i presidi protettivi, ed evitare i luoghi di assembramento non controllati 2) Entrambi se non rispettano le regole, che al di fuori dell’ambiente scolastico o all’interno delle famiglie. No, assolutamente. 3) Il problema delle scuole chiuse non è dove lasciare i figli. Il problema della scuole chiuse è che i ragazzi non hanno contatto con i professori, con i compagni e con la scuola come istituzione nella sua totalità. 4) Da genitore unico (sono separata e il papà vive fuori dall’Europa) e lavoratore, ritengo la scuola non sia un parcheggio ma un’istituzione in grado di formare i nostri figli. Ma a distanza tutto viene messo in discussione e diventa più complicato. 5) Potrebbe esserlo nel breve periodo, ma non se protratta a lungo. 6) Ottima osservazione: non si dovrebbero chiudere le scuole ma tutti gli altri luoghi in cui vengono a formarsi degli assembramenti e dove i ragazzi non possano essere controllati. Spetta a noi genitori educare i ragazzi ad un comportamento serio e responsabile nei confronti della situazione emergenziale e nella lotta a questo virus (distanziamento sociale, mascherina, igienizzazione, isolamento fiduciario in caso di contatti con positivi). 7) Purtroppo sì, lo credo. 8) Potrebbe essere una soluzione. 9) Chiederei piuttosto: perché i ristoranti aperti e non i teatri e cinema con dovute precauzioni e distanziamento?! 10) Sarebbe un buon risultato... auspicabile. Francesca Perchiazzi © Riproduzione riservata

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