Schede come lenzuola alle regionali. In cabina elettorale a scuola di origami. Difficoltà nei seggi anche a Molfetta. Le idiozie dei burocrati
MOLFETTA – Quanti di noi hanno aiutato le nostre mamme a piegare un lenzuolo dopo il bucato, per rendere più agevole la stiratura?
Ebbene tanti di noi, forse, oggi, hanno pensato a quell’operazione e avrebbero voluto un aiuto dalla mamma per riuscire a piegare la scheda elettorale delle regionali. Ribattezzata subito scheda lenzuolo, da precisare “a due piazze”, la gigantesca scheda elettorale ha creato non pochi problemi non solo agli anziani, indicati impropriamente sempre come quelli più a disagio in queste operazioni, ma anche a chi è più giovane, ma ha scarsa manualità. E perfino a chi con le carte ci vive.
Tutta colpa delle liste sempre più numerose in appoggio ai candidati presidenti. Questa volta si è arrivati a ben 15 liste. Ma anche i simboli ci sono sembrati troppo grandi: per chi ha problemi di vista?
Presidenti di seggio a disagio che sollecitavano gli elettori rimasti in cabina a girare e rigirare la scheda, per cercare di far coincidere le pieghe e non fare la figura dell’imbecille che non riesce a sistemarla. Qualcuno, ingenuamente è uscito dalla cabina, chiedendo aiuto agli scrutatori ed è stato brutalmente ricacciato indietro, pena l’annullamento del voto, per mancanza di segretezza.
Se i soliti candidati, abituati al voto di scambio, avessero voluto avere conferma e rendere riconoscibile le preferenze, avrebbero consigliato ai propri elettori di piegarla in un certo modo, con un corso rapido pre-elettorale. Ma fosse non ci hanno pensato: sarà per la prossima volta.
Infatti, dalla stessa piegatura, si poteva rendere riconoscibile il voto.
Non sono mancate le ironie: dal lenzuolo a due piazze al sudario funebre della vecchia tradizione ebraica. Infatti bisognava piegare prima le ali esterne. Poi ancora un paio di pieghe orizzontali e infine quelle verticali e il pasticcio è fatto. E si ricomincia, con il rumore dello sfregamento della carta, fra le risatine degli scrutatori e l’imbarazzo dell’elettore che si chiedeva: sono proprio imbecille? Il quale, alla fine, per uscire vivo dalla cabina, ha deciso di fare nuove pieghe, pur di finire quel supplizio. E ha deposto nell’urna una scheda che somigliava a un panino (difficile anche farla passare dalla fessura) o a uno stoccafisso, schiacciato con la forza del gomito.
No caro amico elettore, gli imbecilli sono ancora una volta i nostri burocrati, rovina dell’efficienza della nostra macchina amministrativa. Ma si sa, in Italia, se non complichiamo le cose, non siamo contenti.
Un consiglio all’intelligente che ha previsto almeno 5 piegature diverse: sarebbe stato sufficiente partire da una semplice piegatura e continuare nello stesso verso verticale; una volta piegato così, l’ultima piega per entrare nell’urna, era quella orizzontale.
Insomma, non c’era bisogno di trasformarsi in un esperto di origami.
Ma la semplicità non si addice all’elefante burocrate che nella complicazione, trova la sua soddisfazione esistenziale.
Viva le mamme (e le mogli) che ci hanno insegnato a piegare un lenzuolo!
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Autore: Felice de Sanctis