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Scandalo Divina Provvidenza: anche Giusi de Bari di Molfetta, fedelissimo di Azzollini, fra gli indagati. TUTTI I NOMI
11 giugno 2015

MOLFETTA – E’ Giuseppe Domenico de Bari (detto Giusi), 54 anni (foto), il nome dell’altro molfettese coinvolto nello scandalo del crac della Divina Provvidenza di Bisceglie. De Bari, uomo di fiducia del sen. Antonio Azzollini che, negli anni in cui fu sindaco della città di Molfetta, lo nominò dirigente del settore finanze (ricopriva lo stesso incarico anche nei Comuni di Valenzano e Cellamare) è indagato in qualità di direttore generale della Casa delle Divina Provvidenza, perché, secondo la Procura di Trani, era uno degli uomini di fiducia del senatore per il controllo dell’ente. De Bari è stato anche consigliere comunale di Forza Italia a Molfetta.

Ricordiamo i nomi degli altri nove arrestati. In carcere sono finiti Dario Rizzi, 64 anni di Lucera, ex direttore generale della Divina Provvidenza, Antonio Battiante, 43 anni di Foggia, ex direttore generale e amministratore di fatto dal 2010 e Rocco Di Terlizzi 45 anni di Bisceglie, anche lui amministratore di fatto ma dal luglio 2009.
Sono stati messi ai domiciliari suor Marcella (all’anagrafe Rita Cesa, 74 anni), rappresentante legale pro tempore, suor Consolata (Assunta Puzzello, 72 anni), economa della Congregazione, Angelo Belsito, 68 anni, anche lui  amministratore di fatto dal luglio 2009, Antonio Damascelli, 67 anni, consulente fiscale, Adriana Vasiljevic, 29 anni, e Augusto Toscani, 69 anni, collaboratori dell’ente ecclesiastico.
Tra gli indagati figurano anche Raffaele Di Gioia, parlamentare del Psi-gruppo misto, 64 anni di San Marco La Catola, sua figlia Silvia 32 anni, Lorenzo Lombardi 63 anni, Antonio Albano 72 anni di Lucera, Giuseppe D’Alessandro 64 anni di San Marco in Lamis, Arturo Nicola Pansini 41 anni di Bisceglie, Giuseppe Tammaccaro 54 anni di Andria, Lucrezia Maria Pia dell’Olio (suor Daniela) 73 anni di Bisceglie, Angela Maria Sabia (suor Carla) di 64 anni di Avigliano, Maria Ulderico (suor Stefanina) di 73 anni di Sambiase, Eleonora Bochicchio (suor Gianna) 76 anni di Atella.
Ci sarebbero altri 3 indagati eccellenti a piede libero (si parla di due alti prelati) i cui noni sono stati secretati.

Secondo il Pm, Silvia Curione, Azzollini era diventato amministratore di fatto dell’Ente da luglio 2009 “attraverso una sorta di colpo di Stato, demandando il controllo in loco a 3 suoi fedelissimi”. Azzollini avrebbe preteso il controllo dell’Ente in cambio di una legge che permettesse alla Divina Provvidenza di dilazionare i suoi debiti fiscali. Una legge ad personam, come ritiene la Procura e approvata nel 2002 per “interventi urgenti a favore delle popolazioni colpite da calamità naturali nelle regioni Molise, Sicilia e Puglia” che permette la moratoria delle scadenze tributarie e alle Onlus con sedi in quelle zone che abbiano almeno 2.000 dipendenti.
«Da oggi in poi comando io... se no vi piscio in bocca». La presunta minaccia l'avrebbe pronunciata il senatore Azzollini per convincere le suore a fare un passo indietro. Azzollini smentisce queste affermazioni, sostenendo che mai avrebbe potuto parlare in questo modo, soprattutto rivolgendosi alle religiose.
Secondo l’accusa alla Divina Provvidenza circolavano parcelle faraoniche, assunzioni clientelari e ben retribuite (alla figlia dell’on. Di Gioia sarebbero andati 119mila euro lordi l’anno). E questo anche in tempi di crisi con tagli al personale. E anche in questo era il senatore che sceglieva chi licenziare e chi no. Stabiliva anche le corsie preferenziali per fornitori e la svendita del patrimonio immobiliare a soggetti compiacenti. Insomma, tutto in base alla logica del clientelismo, che secondo i magistrati era il motore di questa associazione a delinquere e della successiva accusa di bancarotta.

Secondo gli inquirenti Azzollini decideva “assunzioni di personale e scelte di fornitori a lui graditi, al fine di ordire la propria egemonia sull’Ente e dunque di assicurarsi un sicuro bacino di consenso politico-personale”.

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