Scandalo delle tessere nel Pd di Molfetta: la denuncia del segretario Antonio Di Gioia, che si dimette
MOLFETTA – Scoppia il caso delle tessere anche nel Pd di Molfetta fatte ad insaputa del segretario del partito, Antonio Di Gioia (nella foto) che in seguito a questo episodio si è dimesso dal suo incarico. Mancava solo questo a una brutta campagna elettorale per le elezioni amministrative di giugno.
La coraggiosa decisione di dimettersi è avvenuta questa sera all’assemblea di partito durante la quale Di Gioia ha denunciato pubblicamente l’immissione di circa 300 tessere (279 dovrebbero essere per la precisione, come aveva fatto intendere qualche giorno fa un membro del direttivo su Facebook) a sua insaputa.
La sera del 28 febbraio, data di scadenza del termine per il tesseramento del Partito Democratico, il segretario Antonio Di Gioia, unico autorizzato ad immettere nel sito del Pd i nomi dei nuovi tesserati, scopre la presenza di questi nominativi di iscritti non inseriti da lui.
A questo punto, il giovane segretario fa la sua scelta, comunicata ufficialmente questa sera all’assemblea del partito. Di chi può essere la misteriosa manina che ha introdotto i nomi dei 300 tesserati arbitrariamente, non essendo autorizzato a farlo? Due le ipotesi: qualcuno che aveva la password avendo ricoperto in passato ruoli di dirigente oppure un hacker che è riuscito a violare il sistema provinciale. Come mai questa password non è stata cambiata? Nessuno avrebbe potuto pensare a un gesto simile, oppure si è trattato di superficialità da parte degli stessi dirigenti di partito.
Di Gioia non ha fatto nomi, ma i sospetti già girano fra i dirigenti del partito. L’assemblea si è sciolta subito dopo, senza dibattito, mentre alcuni dirigenti ed iscritti hanno deciso di denunciare questo episodio ai dirigenti del partito anche a livello nazionale. Avremo a Molfetta un nuovo caso Napoli per le tessere nel Pd?.
Se le denunce verranno formalizzate, dovrà essere anche la magistratura a indagare su questo scandalo (che si aggiunge a quelli della realizzazione del nuovo porto commerciale e a quello edilizio "Mani sulla città") che ha colpito il Pd di Molfetta alla vigilia di difficili elezioni amministrative e a individuare eventuali responsabilità.
Oltre a questo scandalo nella relazione del segretario dimissionario c’è stata anche la constatazione da parte di Di Gioia della spaccatura interna al partito, fra quelli che volevano riconfermare la coalizione di centrosinistra vincente nel 2013 e quelli che invece premevano per aderire alla coalizione delle liste civiche di centrodestra, il famoso “ciambotto”, che aveva già designato come proprio leader l’ex sindaco Tommaso Minervini, già membro di Sel, il partito di Vendola.
Ora si aprono scenari veramente preoccupanti per la città di Molfetta che rischia di ripiombare negli anni bui della sua storia, anche recente, e compromettere le elezioni amministrative, nella quali non mancheranno ancora divisioni, scontri e il clima di odio che i cittadini pensavano di essere lasciati alle spalle. Il rischio è l’aumento della percentuale di astensionismo, che finirebbe, però, per avvantaggiare chi riesce ad organizzare e a manipolare i consensi. Un futuro a tinte fosche, che la città non merita.
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