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Scacchi, storica promozione per la FIDAS Molfetta
02 aprile 2012

MOLFETTA - Alla fine di una giornata memorabile, densa di quelle emozioni forti che gli scacchi sanno donare a tutti i livelli, il destino ha voluto che Molfetta approdasse in serie C, per la prima volta nella sua storia scacchistica, ed io ne sono stato testimone e, mio malgrado, anche attore non protagonista.
Alla Molfetta FIDAS bastava un pareggio per terminare il campionato al primo posto. Solo che questo pareggio doveva andarlo a strappare nella tana del Foggia, squadra più titolata ed esperta, in poche parole la grande favorita. La vigilia della gara è stata travagliata, perché due dei nostri giocatori titolari erano alle prese con gravi problemi familiari, tanto che uno di essi aveva rinunciato a partecipare. A tre ore dalla partenza anche la riserva designata a sostituirlo si dichiarava impossibilitata a partire. Chi chiamare all'ultimo minuto? Se la squadra si fosse presentata con un elemento in meno, sarebbe partita dal punteggio di 0-1. Ciò che già sembrava difficile avrebbe rasentato l'impossibile. Occorreva giocarsi tutte le carte a propria disposizione. Il capitano sono io ed ero io quello cui toccava estrarre queste carte dal mazzo.
L'unica riserva convocabile in tempi così ristretti era l'avvocato Piergiuseppe Gagliardi, giocatore tenace ed originale, a volte troppo emotivo. Anche se non aveva mai giocato una partita ufficiale, nella nostra situazione era oro colato. Già il rintracciarlo è stata un'avventura nell'avventura, che meriterebbe un articolo ancor più lungo di questo, ma dopo un'ora in giro per la città lo trovo e lui si dichiara felice di partire con noi. Per il momento avevo raggiunto un primo magro risultato: potevamo partire al completo e col morale alto, anche se non con la formazione ideale.
Dopo un viaggio tranquillo, arriviamo al dopolavoro ferroviario di Foggia, sede dell'incontro, dove troviamo ad attenderci la squadra avversaria al completo, con tutti i titolari schierati. Terminati saluti e convenevoli, partono gli orologi ed inizia una lotta lunga ed estenuante. Da una parte loro, due giocatori di prima categoria e due di terza categoria. Da questa parte noi, un giocatore di seconda categoria e tre inclassificati. Su chi avreste scommesso?
Nelle prime due ore e mezza si ode soltanto il ticchettio degli orologi, poi i risultati si concretizzano in rapida sequenza. La prima partita a finire è quella di Piergiuseppe Gagliardi, sulla quarta scacchiera. Mi giro verso di lui per chiederne l'esito e lui non riesce a proferir parola, agita le mani e mostra una faccia sconsolata. Io capisco che ha perso e, per rincuorarlo, gli batto una pacca sulla spalla. Dopo un minuto la situazione precipita sulla seconda scacchiera. Nino Airoldi, pur avendo un pezzo di vantaggio, fa i conti col superiore mestiere di Vladislav Pelyuschenko, che lo travolge con i suoi pedoni: fine della seconda partita. Sulla terza scacchiera io, giocando col nero, sono riuscito dopo tanta sofferenza ad approdare ad un finale patto di alfieri di colore contrario, ma con solo mezz'ora sul mio orologio. Non nutro speranze di vittoria ma il materiale è pari e riesco a difendere tutto. Il mio avversario, non sapendo cos'altro inventarsi, mi tende una tr
 appola ed io ci casco come un pollo. Perdo l'alfiere che da solo reggeva la mia posizione; il poco materiale rimasto sulla scacchiera non mi consente di reagire e decido di abbandonare. Lì per lì penso che fra patta e sconfitta non ci fosse alcuna differenza: solo la mia vittoria avrebbe consentito alla squadra di continuare a sperare. Quanto mi sbagliavo!
Stupendo tutti, Piergiuseppe apre bocca e rivela che lui la propria partita l'aveva vinta! Lo avevamo visto scuro in volto perché dispiaciuto per l'avversario diretto e si era trattenuto dal parlare per evitare di ferirlo ulteriormente! Non sapevamo se esserne contenti o dispiaciuti. Contenti per la sorpresa, per l'amico che vince al suo esordio, per aver sventato un umiliante cappotto e perché il verdetto era ancora in bilico. Dispiaciuti perché, chissà, se avessimo saputo la verità magari ci potevamo esaltare e giocare con maggior energia. L'unica cosa sicura era che io morivo dalla sete, così noi tre che avevamo già terminato le nostre partite siamo andati al bar della stazione per risolvere questa contingenza.
Al ritorno troviamo una situazione complicatissima sulla prima scacchiera. Il nostro Vincenzo Fiorentino, giocando col nero, aveva raggiunto una posizione molto buona, ma con meno di 15 minuti di tempo per chiudere la partita. Il suo avversario, che per ironia della sorte discende da genitori molfettesi e si chiama Fabio Salvemini, aveva due pezzi ancora nelle case di partenza ma oltre un'ora a disposizione. Vincenzo perde tutto il suo vantaggio perché commette il mio stesso errore, anche se in maniera meno marchiana. Non so se l'inchiodare con la torre i pedoni contro i pezzi indifesi dell'avversario sia una specialità della Daunia, certo è che loro queste cose le vedono al volo e noi purtroppo no. Comunque sia, Vincenzo ottiene, in compenso dell'alfiere perso, un pedone e la possibilità di penetrare dietro le linee avversarie. Intanto il tempo scorre ed il foggiano trova senza sforzo due belle mosse che difendono ed attaccano allo stesso tempo, coordina i propri pezzi e
  minaccia di guadagnare altro materiale. Con freddezza e lucidità, con una torre ed un pedone in presa e cinque minuti sull'orologio, Vincenzo non si preoccupa di difendere alcunché ma raddoppia le torri in maniera minacciosa, abbandonando il proprio re alle cure poco amichevoli della regina bianca. La posizione è questa:

http://molfettascacchi.altervista.org/diagramma_24.png

E' lampante che la torre in g3 non si può toccare, perché in tal caso segue il matto in due mosse. Implicitamente Vincenzo stava proponendo la patta. Non era difatti difficile per il bianco trovare lo scacco perpetuo. Grazie alla mia cappella, purtroppo, tanto bastava al Foggia per chiudere la pratica in suo favore. Mentre si udiva solo il ticchettio dell'unico orologio rimasto in funzione, sotto i miei occhi increduli e quegli attentissimi di Piergiuseppe, si è materializzato il miracolo. Fabio Salvemini, in pieno abbaglio, ha mangiato la torre avvelenata e, dopo la risposta immediata di Vincenzo, ha stretto la mano dell'avversario. Colpo di scena: la Molfetta FIDAS è passata in serie C al posto del Foggia! Un attimo ha rovesciato il risultato di un intero campionato e questa volta era finita per davvero. Come spesso accade, ha vinto chi ha commesso il penultimo errore.
Spero di aver trasmesso ai lettori almeno una parte delle emozioni che abbiamo vissuto e del fascino intramontabile del gioco degli scacchi. Per finire, ecco a voi l'ultima partita riportata per intero:

Salvemini-Fiorentino
1. e4 e6 2. d4 d5 3. Cc3 Ab4 4. a3 Axc3+ 5. bxc3 dxe4 6. Dg4 Cf6 7. Dxg7 Tg8 8. Dh6 Tg6 9. Dh4 Tg4 10. Dh6 Tg6 11. De3 b6 12. Ce2 Ab7 13. Cf4 Tg8 14. Ae2 Cbd7 15. a4 a5 16. c4 c5 17. c3 e5 18. dxe5 Cxe5 19. O-O Dc7 20. f3 O-O-O 21. fxe4 Axe4 22. g3 De7 23. Ch5 Cfg4 24. Axg4+ Cxg4 25. Df4 f5 26. h3 Cf6? (andavano bene sia Ce5 che Td3, con vantaggio per il N) 27. Cxf6 Dxf6 28. Dxe4 Txg3+ 29. Rh2 Dxc3 30. Dxf5+ Rb7 31. Af4 Tdg8 32. Axg3?? Dxg3+  0-1

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