Rivoluzione culturale: no ai privilegi della kasta politica
Molfetta in questi ultimi anni è scivolata verso il degrado sociale anche per l’assenza totale di valori da parte della sua classe dirigente, che non ha saputo e voluto assegnare alcun valore alla cultura. Nessuna priorità è stata realmente conferita a eventi che elevassero la collettività, piuttosto sono stati privilegiati eventi di massa, megaconcerti di star internazionali, che hanno semplicemente aggregato migliaia di persone (per lo più paganti), non apportando alcunché in termini di elevazione culturale. Nell’ultimo decennio, però, l’amministrazione uscente ha dimostrato sotto più profili una mancanza di capacità programmatica. Incomprensibile, per esempio, è sotto certi versi, la scelta di attribuire la medaglia d’oro per la Cultura e le Arti da parte del Ministero per i Beni e le Attività Culturali ad un uomo politico l’ex sindaco Antonio Azzollini che - nella migliore delle considerazioni possibili immaginabili - ha solo badato in questi anni a preservare il proprio assolutistico potere personale, al di là dei meriti reali (anche, ma soprattutto) nel campo culturale. Oggi, lo sbrego sociale e culturale di Molfetta è un dato non più controvertibile. Ed ecco perché occorre una scelta coraggiosa e non le solite scelte che probabilmente tendono solo alla popolarità e ai consensi politici dei protagonisti di turno. Bisogna ripartire da zero per Molfetta e per i molfettesi, ormai stufi di essere riconosciuti parte integrante della città solo ed esclusivamente nei periodi di campagna elettorale. I politici locali dovrebbero capire che i cittadini non sono solo dei serbatoi di voti a lungo termine. La pazienza è finita da tempo. Eppure la cultura rappresenta una formidabile opportunità di crescita per la vita di ogni città. E non solo in termini intellettuali. Una città culturalmente vivace, capace di promuovere iniziative avvincenti e di esaltare il suo patrimonio artistico e storico, offre una miglior qualità di vita ai suoi abitanti e, al tempo stesso, è in grado di aprirsi all’esterno, di attirare visitatori e, dunque, di innescare un meccanismo virtuoso anche nei confronti dell’economia del territorio. Perciò, anche nei momenti più difficili (come quello che stiamo attraversando) le risorse destinate alle attività culturali non possono essere considerate una “spesa superflua”, cui rinunciare a cuor leggero, in attesa di tempi migliori. Semmai, occorre impegnarsi maggiormente, per sopperire con la forza di nuove idee alle disponibilità più limitate. A Molfetta le numerose associazioni culturali cittadine, soprattutto quelle eccellenti (spesso bistrattate e colpite dai poteri forti perché non allineate), hanno forti difficoltà organizzative, tanto che possono probabilmente solo offrire iniziative di minimo impatto ci cui la città non si accorge nemmeno. Ci sono realtà associative di volontariato che corrono ognuna per la sua strada, in maniera un po’ caotica (e non per colpa loro). In questi anni oscuri, è stata costruita la “cultura” dei grandi concerti estivi. Molto spesso si è tralasciato il fatto che il prezzo per assistere ai concerti è divenuto sempre più alto, mostrando come la musica dal vivo non è più un’esperienza alla portata di tutti. È stato osannato il trito e ritrito “lei non sa chi sono io”. Per tanti consiglieri comunali, assessori, il biglietto omaggio è stato solo un diritto, sancito in convenzioni e statuti. E non c’è stata spending review. Ai vari concerti dell’estate molfettese, i politici hanno continuato a usufruire di benefit, inviti istituzionali, posti riservati. Insomma, entravano gratis e talvolta si portavano pure familiari e amici. Privilegi della casta duri a morire.