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Riuso sociale dei beni confiscati la sfida della Regione alla criminalità Nelle prossime settimane sarà pubblicato il bando “Libera il bene” per il finanziamento delle opere e il recupero degli immobili, cinque possibili a Molfetta. L'assessore Guglielmo Minervini: “Ogni bene restituito alla comunità riafferma l'idea che la legalità e la democrazia prevalgono sempre sulle violenze”
20 giugno 2009

MOLFETTA - La lotta alla criminalità si fa anche togliendogli i beni. Sfilandogli il portafogli. Molfetta ha conosciuto una stagione buia del crimine organizzato dalla quale è faticosamente uscita e con i cui resti continua a fare i conti. Di quella stagione restano ancora molte tracce e alcune possono costituire una risorsa per la comunità. Sono i beni confiscati attraverso i quali, con uso visibile e partecipato dal territorio, si può far percepire sia la forza e l'efficacia dello Stato ma anche una cultura civile della comunità. Tre progetti sono già al vaglio del tavolo tecnico della prefettura per avere accesso a finanziamenti Piano Operativo Nazionale (Pon) sulla Sicurezza e promuoverne il riuso sociale. “Le istituzioni fanno fronte comune per spogliare le mafie del loro potere più forte, quello economico, e per restituire i loro beni alla comunità. Ogni bene restituito alla comunità riafferma l'idea che la legalità e la democrazia prevalgono sempre sulle violenze”, evidenzia l'assessore alla trasparenza e cittadinanza attiva Guglielmo Minervini. Ma ci sono altri cinque beni nella disponibilità del patrimonio immobiliare molfettese che, assieme altri 200 presenti nella provincia di Bari, potrebbero essere candidati a un nuovo bando che nelle prossime settimane la Regione Puglia, a cura dell'Assessorato alla Trasparenza e Cittadinanza Attiva, pubblicherà. Si chiamerà “Libera il bene” e promuoverà il recupero degli immobili confiscati, la loro rifunzionalizzazione con attrezzature e arredi e l'avvio delle attività per il primo biennio, per finalità sociali, economiche e di tutela ambientale dei beni confiscati alla criminalità organizzata. Le proposte progettuali ammissibili dovranno essere riferite a specifici ambiti di intervento: tutela e valorizzazione del territorio, inclusione sociale e cittadinanza attiva, sviluppo di nuove iniziative imprenditoriali per la produzione di beni e l'erogazione di servizi. Saranno i comuni a presentare le domande e poi a loro volta dovranno indire gare per individuare il soggetto gestore. Conclude Minervini: “È una sfida alla cittadinanza attiva, perché condivida la responsabilità che le istituzioni insieme stanno assumendosi. Non basta restituire beni alle comunità, occorre restituire a ciascuno la responsabilità e la possibilità di entrare in relazione, di ricostruire legami di comunità”.
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