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Ritornare alla socialità e ridare alla politica la capacità di decidere
15 gennaio 2021

Finalmente il 2020 se ne è andato!!! Anno difficile da definire. Il presidente cinese XI Jinping mentre le piazze festeggiavano la fine dell’anno ha asserito che se ne andava un anno entusiasmante. Pieno di ricchezza e di crescita. Vedevo le immagini in tv e meditavo. Non poco. Noi invece come possiamo definirlo quest’anno appena andato? Drammatico, funesto, devastante? O epifanico come preferisco definirlo? Credo sia doveroso, comunque, chiedersi cosa ci si attenda dall’anno appena in corso, quali possano essere le ipotesi più probabili di un Continuum vivendi. Uso questo termine perché è il titolo che il Comune di Milano ha dato ad una giornata dedicata alla Cultura e finalizzata essenzialmente ad un ritorno alla socialità. Ecco: Ritorno alla Socialità. E’ ciò che anelo. Ma andiamo per ordine. Per amore di chiarezza meglio spazzare via termini e/o concetti che non mi appartengono. Speranza, auspicio, augurio e concetti similari non hanno diritto di cittadinanza nel mio personale vocabolario. Concetti passivi che intendono indicare aiuti “esterni” molto improbabili che ci rendono non protagonisti delle nostre vicissitudini ma cittadini “molli” in attesa di non so che cosa. Nessuna speranza quindi. Aspettative, invece, tante. Chiare e decise in cui si possano intravedere elementi di responsabilità e di nuove consapevolezze da parte di tutti. Più volte ho ripetuto in scambi di opinione su tale tema o in articoli che la vicenda del Covid19 ha funzionato come un’autentica apertura del vaso di Pandora. Sono venuti al pettine, sotto il timore sempre più angosciante di perdere la propria vita, tutte quelle “verità nascoste” per troppo tempo ben celate da quel male estremo del genere umano che io individuo nella ipocrisia. Innanzitutto l’esasperato individualismo e la totale assenza di amore (o almeno affetto) per la Comunità. Per la Polis avrebbero detto i greci. E non mi si parli di istinto di sopravvivenza. Con gli atteggiamenti espressi in modo evidente dalla maggioranza del “popolo occidentale” si è avuto chiaro chi o meglio cosa, oggi, rappresenti il nostro “valore” primario a cui si dà credito. A lui e a non altri. Parlo del danaro. I mali della globalizzazione sono apparsi tutti in modo violento e drammatico. E quando parlo di globalizzazione intendo parlare di quel termine usato come un autentico “mantra” che suona come “crescita”. Di chi e di che cosa non lo si riesce a capire. Parlo della tecnica. Del suo totale protagonismo nel nostro mondo molto vicino alla robotizzazione. Dove è possibile realizzare tutto a prescindere di quali poi siano gli effetti della pseudo genialità umana. Il Covid19 è un esempio lampante di questo andare “a mosca cieca”. Parlo della Comunicazione e di come l’informazione, quella seria, abbia raggiunto livelli a dir poco triviali – lasciatemi passare il termine –. Il Covid19 ha letteralmente scoperchiato il tutto. Non smetterei di elencare le nefandezze venute allo scoperto. Nella piena consapevolezza che tali tematiche coinvolgono l’intero globo terrestre. Ma gioco forza è opportuno, volendoci dare delle aspettative sul mondo e sul tempo che verrà, restringere la nostra visione in termini di spazio geografico e provare a focalizzare il tutto sul nostro piccolo stivale italiota con i suoi annessi e connessi. Quanto sia importante ridare alla politica il suo valore principale che da sempre è definito “luogo delle decisioni” è davvero sotto gli occhi di tutti. In piena pandemia – dando per veritieri i dati che ci vengono proposti minuto dopo minuto – parlare di rimpasti di Governo, elezioni, e di elaborazioni similari mi appare demenziale. Mi appare invece necessario riflettere, una volta per sempre, su ciò che una delle pochissime voci giornalistiche credibili oggi in Italia va ripetendo da tempo. Parlo della Milena Gabanelli che si chiede se non sia arrivata l’ora di lasciarsi governare SOLO da chi nella propria carriera professionale abbia dato prova documentata di capacità organizzative e programmatiche. Che è ora di smetterla di dare credibilità a chi gode solo ed esclusivamente della fiducia del partito di appartenenza. E se tali individui, al momento, non sono rintracciabili, si dia tale incombenza a tecnici di provata capacità. Che si chiamino Draghi o Pinco Pallino non importa. Come sarebbe ora di smetterla con questo teorema del “meno peggio”. La si smetta di far apparire l’Italia una nazione governata esclusivamente da mafiosi. Questo è quello che appare quando cifre enormi vengono congelate (parlo di grandi progetti legati ad infrastrutture) per il timore di appalti truccati o di ingerenze malavitose. Siamo TUTTI mafiosi? A questo punto tanto vale sciogliere definitivamente questo nodo e chiarirlo una volta per tutte. Davvero non smetterei di elencare aspettative se non temessi che qualcuno possa interrompermi dicendo “Caro mio, ho l’impressione che tu stia fuori dal mondo reale”. Sarebbe davvero una interruzione drammatica. Ma su tutto, la mia aspettativa – come si nota non uso MAI il termine speranza e/o auspicio – è che si provi a dare assoluto valore ad un MODO DI PENSARE, a un modo di STARE AL MONDO. Parlo della tanto da me amata TOLLERANZA. “Atteggiamento di rispetto nei riguardi di comportamenti, di idee o delle convinzioni altrui, anche se in contrasto con le proprie”. Così lo si definisce nei Dizionari. Son certo che il mondo cambierebbe in meglio. Chiudo con un mio desiderio. Forte ed incontrollabile. Che ci sia un ritorno immediato alla CULTURA, all’ARTE, senza delle quali non vedo differenza tra bestie e uomini. Continuum vivendi: Ritorno alla Socialità. © Riproduzione riservata

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