Riordino province si gioca a Risiko. Molfetta per ora con Bari
Brindisi-Taranto, Foggia-Bat, Lecce e Città metropolitana di Bari (CM): così sarà suddivisa la Puglia in base al Decreto Legge del Consiglio dei Ministri dello scorso 31 ottobre. Il Governo Monti ha applicato ex ufficio la riforma, eccetto alcune piccole variazioni, soprattutto per alcuni Comuni pugliesi: Fasano (ex Brindisi) è passato alla Città metropolitana di Bari, Cellino San Marco, Erchie, Mesagne, San Donaci, San Pancrazio Salentino, San Pietro Vernotico, Torchiarolo, Torre Santa Susanna (tutti ex Brindisi) sono stati trasferiti alla Provincia di Lecce con Avetrana (ex Taranto) Come previsto da Quindici, la protesta di politici, sindaci, presidenti di province e cittadini è divampata in tutta Italia, stimolata da svariati interessi (dalla propaganda politica al campanilismo spinto). In Puglia, 17 Comuni del brindisino hanno rifiutato l’accorpamento con Taranto, auspicando ancora la costituzione del Grande Salento, mentre la Provincia BAT punta ancora (con Molfetta) a un ricorso ex art. 133 della Costituzione per la costituzione di una nuova provincia. Un vero e proprio rebus, tanto che la Corte Costituzionale ha rinviato sine die l’udienza pubblica del 6 novembre scorso per esaminare i ricorsi di 8 Regioni contro alcune disposizione del DDL Salva Italia (Legge n.214/11) che riguardano anche il riordino delle Province. Lo stesso Antonio Saitta, presidente dell’Upi (Unione Province Italiane) ha annunciato la scorsa settimana che tutte le Province italiane ricorreranno al TAR contro il decreto-legge. EFFETTO CATENA? Il nuovo decreto sarà discusso nei prossimi 60 giorni in Parlamento per varare una nuova legge, come spiegato dalla relazione illustrativa. Nel caso in cui il Parlamento dovesse accettare sine exceptione la volontà espressa dai Comuni, Molfetta potrebbe muoversi davvero verso Foggia: anche se questa sembrerebbe un’improbabile conclusione. Infatti, i Comuni di Fasano, Cellino San Marco, Erchie, Mesagne, San Donaci, San Pancrazio Salentino, San Pietro Vernotico, Torchiarolo, Torre Santa Susanna e Avetrana hanno dichiarato in modo esplicito di voler traslare in un’altra circoscrizione provinciale. Di contro, il Comune di Molfetta ha scelto di non aderire alla CM e di attivarsi per promuovere un decreto correttivo per il riordino istituzionale tra i Comuni della BAT e i Comuni baresi non aderenti alla Città Metropolitana (senza alcuna adesione alla Provincia di Foggia). Sarà comunque decisiva la discussione parlamentare: nessuna variabile dovrà essere esclusa a priori. Per un semplice motivo: se il nuovo decreto prevede che la CM di Milano comprenda il territorio della Provincia di Monza o quella di Firenze le Province di Prato e Pistoia, derogando così al divieto di accorpamento tra Province soppresse e CM, allora i Comuni dell’ex Provincia di BAT potrebbero anche essere reinseriti nella CM di Bari e strappati a Foggia. Questo passaggio sarebbe facilitato dal cosiddetto “effetto catena”: se il Comune di Bisceglie, pur destinato alla Provincia di Foggia, decidesse di trasferirsi nella CM di Bari perché Comune di confine (imitando Fasano, secondo quanto previsto dalla legge di riforma con l’art. 133 della Costituzione), stesso meccanismo potrebbero attivare i Comuni di Trani, Barletta, Andria, Canosa e così via). Sarà ricostituita la vecchia provincia barese? Deciderà il Parlamento e la Conferenza Unificata. PILATISMO REGIONALE Normativa intruglio. Riforma peggiore della storia repubblicana. Legge pasticcio fatta da sprovveduti. Legge arlecchino. Legge di disordino. Così i consiglieri regionali della Puglia hanno definito la riforma di riordino delle Province durante il Consiglio regionale (seguito in esclusiva da Quindici) per la discussione e l’approvazione della relazione definitiva e cumulativa dell’assessore al Federalismo e agli Enti locali, Marida Dentamaro (Pd), poi inviata al Governo. Significativo è stato un passaggio nella relazione della Dentamaro: «i dieci Comuni appartenenti alla Provincia BAT hanno trasmesso atti dei rispettivi consigli tendenti a provocare “al fine di non aderire alla Provincia di Foggia” una iniziativa governativa, nell’ambito del procedimento fissato dall’art.18 comma 4, correttiva dello stesso D.Lgs. n.95/12 che consenta la costituzione di una nuova Provincia, comprendente i territori della Provincia BAT e quelli dei Comuni eventualmente non aderenti alla costituenda Città metropolitana di Bari. A tal fine i Consigli comunali hanno dato mandato ai rispettivi sindaci di attivarsi per la definizione di una nuova circoscrizione territoriale». Una «ipotesi non praticabile», anche se la stessa relazione lascia aperto un pertugio: l’impossibilità non dipende dall’assenza di uno dei requisiti demo-territoriali (l’estensione di questa nuova provincia è di appena 1600km2 rispetto i 2500km2 fissati per legge), ma «perché l’iniziativa non ha ancora conseguito il risultato auspicato negli atti consiliari, ossia la definizione di una nuova circoscrizione provinciale attraverso la condivisione di tutti i dieci Comuni della BAT e l’adesione di altri Comuni, per ottenere la quale era stato conferito mandato ai sindaci di attivarsi». Par di capire che, nel caso in cui si delineassero i contorni di questa nuova provincia e di fronte alla volontà popolare, il Governo centrale potrebbe, in via ipotetica, anche emanare un provvedimento correttivo. Della CM si è discusso, invece, molto poco e, all’occasione, non positivamente. Da un lato, i consiglieri hanno evidenziato la difficoltà di pianificazione, gestione e controllo per la sua pluriformità socio-territoriale, dall’altro l’impossibilità di deliberare l’adesione a un ente erigendo come semplice atto di fede, se privo di uno statuto di partenza. Posizioni piuttosto divergenti da quelle molfettesi. Tutto è stato inviato al Governo: pilatismo regionale, ma forse non era possibile individuare un’altra soluzione di fronte al diffuso ostruzionismo provinciale alla riforma.
Autore: Marcello la Forgia