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Rifondazione comunista: stop all'elettrosmog e ad antenna selvaggia
11 novembre 2003

MOLFETTA – 11.11.2003 Presa di posizione del Partito della Rifondazione Comunista di Molfetta contro l'elettrosmog prodotto dalle antenne che si vanno moltiplicando in città. «Il 1° ottobre 2003 la Corte Costituzionale ha dichiarato illeggittimo, "per eccesso di delega", il D.Lgs. n. 198 del 4/09/2002, il famigerato "decreto Gasparri", meglio noto come "decreto antenna selvaggia". L'abolizione di questo decreto - dice Rifondazione comunista in un manifesto affisso a Molfetta - restituisce potere a Regioni e Comuni al fine di salvaguardare, in base al principio di precauzione, la salute dei cittadini prim'ancora degli interessi delle imprese installatrici di antenne per la telefonia cellulare. Negli ultimi anni, invece, si è operato in un vero e proprio "far west". Con l'entrata in vigore del decreto Gasparri, infatti, solo a Molfetta, sono state installate 7 nuove antenne con una semplice dichiarazione d'inizio attività. L'Amministrazione Comunale, inoltre, ha pensato bene durante quest'anno di far decadere le trattative per lo spostamento delle antenne pericolose per la salute pubblica (ad es. quella di Via Martiri di Via Fani), oltre a non presentare alcun ricorso né fare pressione sulla Regione Puglia affinché si costituisse in giudizio. Hanno invece presentato il ricorso, accolto dalla Corte Costituzionale, le regioni Campania, Toscana, Marche, Basilicata, Emilia-Romagna, Umbria, Lombardia e il Comune di Vercelli. Evidentemente al Sindaco interessava meno la salute dei cittadini e più fare cassa con le concessioni di terreni pubblici alle imprese installatrici (10.000 euro all'anno per ogni terreno). Ora, dopo la sentenza della Corte Costituzionale, non ci sono più attenuanti o decreti nazionali dietro cui l'Amministrazione può nascondersi. Rifondazione comunista non farà sconti nella battaglia per la difesa dell'ambiente. Il Sindaco – conclude il manifesto di Rifondazione - si impegni a - individuare nuovi siti per le antenne pericolose e, contestualmente, - avviare le trattative con le imprese per spostarle in zone che non danneggino il diritto alla salute dei cittadini».
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