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Rifondazione comunista, lavori in corso
15 luglio 2008

Il Partito della Rifond a z i o n e Comunista prova a ripartire dopo la recente sconfitta nazionale e l'occasione del Congresso cittadino è chiaro segnale di lavori in corso, di un dibattito ancora aperto in una realtà politica che deve ritrovare i suoi spazi dopo l'estromissione dal Parlamento. Un congresso complesso, forse il più difficile degli ultimi anni, a detta del segretario uscente, Gianni Porta, che, nella sala stampa del Comune, ha presentato la relazione finale degli ultimi tre anni. C'è di nuovo la destra al governo, a testimonianza della innegabile svolta politica italiana, una virata a destra che non si è stati capaci di interpretare e arginare in tempo. Dopo la vittoriosa esperienza delle regionali con Nichi Vendola, adesso ci si ritrova a leccare le ferite di una Sinistra Arcobaleno che non ha funzionato, di un rapporto col Partito Democratico che si è incrinato quasi subito, causa le ormai note scelte di coalizione fatte nelle ultime elezioni comunali. «Il Partito Democratico ha iniziato un'altra storia che non ci appartiene - prosegue Porta -, con esso dialogheremo a seconda dei rapporti di forza generali e specifici, delle necessità e delle opportunità». Non è stata condivisa la logica del conteggio aritmetico dei voti, e la scelta della rottura è stata necessaria, ma di certo non è stata l'unica ragione della sconfitta. Porta propone di ripartire dal partito, dalla realtà molfettese che pure è stata un'isola felice nello sconforto del panorama nazionale, per arginare il pericolo della “scomparsa della sinistra dalla società, dai suoi gruppi sociali di riferimento”. L'analisi di Porta è sentita e lucida, fortemente retrospettiva nella ricerca della possibili cause del tracollo elettorale, ricorda gli errori nella coalizione del governo Prodi, solo una delle tante concause. «Pensavamo tutti, partiti e non, che durante la scorsa opposizione in Italia stesse maturando una nuova epoca […], e invece nel 2006 ci siamo ritrovati con un pareggio e il 13 e 14 aprile 2008 con un espianto della sinistra dalla rappresentanza elettorale e con una perdita di due milioni di voti». Può essere valida l'ipotesi degli errori di analisi sociale e politica, o, forse, semplicemente sono state poco convincenti le risposte date ad una popolazione di lavoratori che vive, oramai, lavoro e precariato in maniera sempre più tragica e violenta? La realtà molfettese decide di investire nell'unione della sinistra, nonostante le evidenti difficoltà di dialogo col Partito Democratico, decide di ripartire dai propri capisaldi per avviare un processo che non si risolverà né in un congresso, né in pochi anni: «a sconfitta profonda dovrebbe corrispondere riflessione lunga a prolungata, ovviamente senza disgiungerla dall'attivismo». Il Partito della rifondazione Comunista dovrà tornare a dare risposte concrete, a smuovere la città dall'apatia stagnante, a tirar fuori le grandi problematiche che ci affliggono. «La grande distribuzione a cui la politica ha svenduto il territorio offre lavoro precario[…], la politica ha svenduto il paese a questi colonizzatori che con pochi spiccioli dei loro profitti consentono poi alle amministrazioni comunali di farsi belle l'estate con i concerti di Baglioni e Gino Paoli». Inevitabile e perentorio il riferimento, poi, al progetto del Porto che, a detta del segretario uscente, paventa lo stesso scenario di devastazione che si è già consumato nell'entroterra con l'edilizia selvaggia; il partito deve tornare a dare sicurezze, forte delle idee che solo una comunità solidale può creare, comunità che non deve essere più “casta”, come troppo spesso è stata in passato, dura e pura, ma senza soluzioni pratiche da fornire. Consigli e autocritica nelle parole di Porta, condivise anche dagli ospiti del primo dei tre giorni congressuali: il coordinatore del Partito Socialista Gaetano Magarelli con una lettera di Tommaso Minervini, assente per il congresso dei socialisti a Montecatini, che chiede, ufficialmente, un incontro fra la sinistra molfettese e i socialisti, convinto della possibilità di costruire qualcosa di nuovo, di innovativo per il panorama politico, nonostante le titubanze più volte mostrate dal Partito Democratico. A seguire il gesto di conciliazione del segretario della sezione del Pd, Giovanni Abbattista, che rivendica un comune sentire nonostante la diversità delle scelte passate, e poi gli auguri per il lavoro del Congresso da parte di Giuseppe Filannino della Sinistra Arcobaleno, di Marco Morgese, segretario dei Comunisti Italiani, uniti nell'affermare che non è più tempo di aprire le porte del partito alla società, ma piuttosto è il Partito che nella società deve entrare.
Autore: Alessia Ragno
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