MOLFETTA - Nessuna ipotesi di coalizione con un ceto politico ormai marcio, «senza idee, che vuole condizionare la macchina amministrativa soltanto per gestire in maniera privatistica e clientelare il territorio e la ricchezza della città». Le parole di Antonello Zaza non lasciano dubbi sulle intenzioni del partito di Rifondazione Comunista per la prossima tornata elettorale. «Spesso ci chiedono se il nostro partito vuole governare questa città: noi abbiamo una voglia matta di governarla, ma non lo faremo mai assieme a chi passa continuamente da uno schieramento all’altro», seguendo logiche di potere del tutto estranee a una qualsiasi serio progetto politico.
Nel comizio di Rifondazione Comunista svoltosi al Corso Umberto, il segretario Beppe Zanna, il consigliere comunale Giovanni Porta e Antonello Zaza hanno avuto il sicuro merito di parlare chiaro, analizzando senza troppi sofismi le cause e gli effetti di dieci anni di scellerata amministrazione della città, da cui anche il “cantiere” della sinistra è stato contaminato.
Secondo Zaza, «il “cantiere”, che avrebbe dovuto mettere assieme l’esperienza dei partiti e la partecipazione dei cittadini, ha invece visto passare alcuni dei suoi membri con l’amministrazione Azzollini», confermando l’inadeguatezza di quel progetto. Il partito di Rifondazione andrà dunque da solo alle prossime elezioni comunali. «Non lo neghiamo, oggi per noi comincia la campagna elettorale - ha spiegato Zaza -. Mai come in questo momento c’è la possibilità di battere il senatore e vincere le elezioni». Ma il rischio è di ripetere quando accaduto nel 2008, quando la separazione nel centrosinistra tra i blocchi Rifondazione Comunista e Pd-Udc-Sel favorì la vittoria della coalizione azzolliniana.
Quello di Rifondazione Comunista è perciò un vero e proprio “appello all’unità”, in cui è chiara l’intenzione di voler intercettare il consenso trasversale di tutti i molfettesi stanchi delle promesse mai mantenute dei personaggi che amministrano o hanno amministrato la città. «Molfetta oggi ha urgente bisogno di fare i conti con gli ultimi dieci anni di amministrazione - ha aggiunto Porta -. Dieci anni in cui i cittadini hanno concesso deleghe in bianco all’“uomo forte” nell’illusione che potesse mantenere qualsiasi promessa e soddisfare qualsiasi pretesa individualistica in cambio di un voto». Un sistema in cui il senso della comunità e il valore della partecipazione democratica dei cittadini nelle decisioni sono perduti senza rimedio.
I mali che l’amministrazione Azzollini ha inferto a Molfetta sono numerosi: l’inchiesta “Mani sulla città” ha scoperchiato il continuo scandalo delle nomine politiche dei dirigenti e dimostrato che gli interessi di parte hanno occupato la macchina amministrativa, sottraendola alla sua normale funzione di strumento di gestione trasparente del bene comune. La totale assenza di pianificazione industriale ed economica ha fatto della zona industriale una semplice “zona commerciale”, che offre unicamente lavoro precario e illusioni di benessere.
Se la politica persegue solo gli interessi di pochi, non meraviglia che strade e parchi siano lasciati al degrado, che siano sottratti ai cittadini perfino gli oneri di urbanizzazione, che aumenti la criminalità e la sicurezza pubblica diventi una vera e propria emergenza.
La proposta che Rifondazione offre a Molfetta è semplice: tutti gli attuali dirigenti devono dimettersi e i cittadini non dovranno più concedere a nessuno deleghe in bianco. Al contrario, la politica dovrà restituire loro la sovranità, la chiosa di Giovanni Porta, facendo partecipare alle decisioni e ai progetti la città intera, coi suoi i quartieri, i suoi gruppi. L’obiettivo è ritrovare il senso del “bene comune” rispettando il territorio e i bisogni essenziali dei cittadini e progettare un’alternativa sociale, culturale ed economica di sviluppo democratico.
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