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Rifiuti: silenzio sul termovalorizzatore a Molfetta e alla Regione protesta dei Verdi
20 aprile 2004

MOLFETTA – 20.4.2004 L'ambiente di Molfetta potrà essere a rischio se verrà realizzato il termovalorizzatore (una specie di inceneritore dei rifiuti), come sembra abbia deciso l'amministrazione comunale che avrebbe intenzione di concedere un'area nella zona industriale, anche se la cosa si vuol fare passare sotto silenzio e non si riesce ad avere notizie precise (“Quindici”, unico giornale a Molfetta se ne è occupato ampiamente nel numero di marzo di quest'anno). Intanto alla Regione il gruppo dei Verdi torna ancora sulla questione dell'emergenza ambientale, puntando l'indice sempre sulla gestione del presidente - commissario Fitto. "Una costante emergenza - dice il capogruppo regionale, Mimmo Lomelo - deliberatamente creata dall'inerzia delle pubbliche amministrazioni". I verdi sostengono che non esiste una posizione chiara e forte "avversa" alle scelte del commissario straordinario per i rifiuti. Sono partiti i bandi per la realizzazione degli inceneritori e o termovalorizzatori, in una Regione dove non è stata avviata una campagna seria di raccolta differenziata. Infatti i dati regionali parlano di recupero inferiori al 5% mentre il decreto Ronchi stabiliva per il 2003 il limite minimo del 35%. Ma le contestazioni sulla "vicenda bandi" non finiscono qui. La procedura di valutazione di impatto ambientale viene posta alla fine della procedura mentre dovrebbe esserne il presupposto. Poi si permette la partecipazione a progetti assolutamente diversi e non compatibili: termovalorizzatori, inceneritori, impianti di produzione di combustibile da rifiuto (cdr). Sostanzialmente, dicono i Verdi, non sono definite neppure per sommi capi le tecnologie minime da adoperare e non è nemmeno chiaro chi, in realtà possa partecipare al bando. "Non è certo - continua Lomelo - neppure se dopo venti anni l'impianto diventi proprietà delle autorità di bacino e dei Comuni". Michele Di Lorenzo, segretario regionale dei Verdi, sottolinea che "tutto questo ha provocato un grande confusione ed una inutile agitazione da parte dei soliti scaltri imprenditori, che si affrettano a promuovere i cosiddetti impianti ad emissione zero, riuscendo evidentemente a superare il principio per cui in natura nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma". Secondo i Verdi, prima di avviare i bandi, Fitto avrebbe dovuto verificare la reale necessità di ciascun bacino, le aree di insediamento e avrebbe dovuto raggiungere un livello accettabile di raccolta differenziata. Al momento l'unica possibilità che resta è quella di ricorrere attraverso le associazioni ambientaliste e i Verdi lanciano un messaggio a tutto il centrosinistra: "stare insieme, proporre operazioni sensate e soprattutto valutare le localizzazioni improbabili nei territori non ritenendo queste scelte fonte di occupazione o di progresso".
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