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Riapre il Museo diocesano di Molfetta. Giovedì presentazione alla stampa
16 giugno 2009

MOLFETTA - Riapre il Museo diocesano di Molfetta all'interno del Seminario vescovile. Giovedì mattina alle 11 ci sarà la presentazione alla stampa nella sala multimediale del Museo in via Entica della Chiesa (lato destro Cattedrale di Molfetta), mentre in serata alle ore 19 il Museo verrà ufficialmente inaugurato e aperto al pubblico. Alla conferenza stampa interverranno Mons. Luigi Martella, Vescovo della Diocesi; l'Arch. Fernando Russo, Direttore dei Lavori; don Pietro Rubini, Direttore del Museo; don Michele Amorosini, Direttore dell'Ufficio diocesano Beni Culturali. «ll Museo della Diocesi di Molfetta - Ruvo - Giovinazzo - Terlizzi – dice il vescovo mons. Martella - è la testimonianza del vissuto ecclesiale diocesano, documenta visibilmente il percorso fatto lungo i secoli dalla Chiesa nella liturgia, nella catechesi, nella cultura e nella carità. Nasce dall'intento di valorizzare il patrimonio storico-artistico degli enti ecclesiastici per una maggiore custodia, promozione e frui-zione. Assolve ad una funzione pastorale perchè comunica il sacro, il bello, l'antico, il nuovo. Nel conoscere l'opera d'arte il visitatore rivive la storia, la cultura, il dinamismo religioso ad essa sottesi, ne percepisce il genio artistico che l'ha prodotta, l'input teologico-liturgico che l'ha generata. Le sale espositive, attraverso una trama storico-artistico-sociale-religiosa offerta dai manufatti, presentano allo sguardo del visitatore la storia multiforme di una Chiesa particolare. Lungi dall'essere un luogo separato dall'oggi immutabile, statico, il museo ecclesiastico ha l'impegno di coniugare il passato e il presente proiettandoli nel futuro. Espressione della memoria storica, permette di riscoprire il cammino di fede attraverso le opere delle varie generazioni. Le opere d'arte (pitture, sculture, materiale lapideo, decorazioni, incisioni, stampe, lavori di ebanisteria, vasi sacri, suppellettili, reliquiari ed ex voto, parati liturgici, manoscritti, libri corali, ecc.) rivelano la capacità creativa di artisti artigiani e maestranze locali e non, che hanno saputo imprimere nel sensibile il proprio senso religioso e la devozione della comunità cristiana. Così che interagendo con il visitatore lo coinvolgono suscitando emozioni ed elevando l'animo alla dimensione del bello». Le sale espositive – come dice don Pietro Rubini, direttore del Museo diocesano - costituiscono una vera e propria via dell'arte, lungo la quale il visitatore, con l'ausilio di supporti didattici, potrà conoscere l'ingegno degli artisti e cogliere in ogni opera d'arte qualche tratto del volto di Dio. Concepito da Mons. Filippo Giudice Caracciolo, nel lontano 1881, come una sorta di contenitore esclusivamente "patrimoniale" e istituito da Mons. Aldo Garzia nel 1976, oggi il Museo, «testimonianza del vissuto ecclesiale diocesano – come afferma il nostro Vescovo – documenta visibilmente il percorso fatto lungo i secoli dalla Chiesa nella liturgia, nella catechesi, nella cultura e nella carità». Da subito il visitatore si troverà immerso in un "laboratorio della storia", ossia in un luogo di informazione e di studio, ma soprattutto in uno "spazio di dialogo" tra un passato sopravvissuto nella memoria e un presente che – segnato da incertezze e da mutamenti ideologici – è alla ricerca di punti di riferimento certi per riappropriarsi della propria identità culturale. Tra le opere presenti nella sezione della Pinacoteca si segnalano: la tavola della Dormitio Virginis (sec. XVI) attribuita a Marco Cardisco; la Pietà (sec. XVII) di Bernardo Cavallino; il San Nicola Pellegrino (sec. XVIII) di Corrado Giaquinto e numerose altre tele di scuola giaquintesca. Nella sezione della Statuaria lignea sono da ammirare oltre alle antiche statue della Settimana Santa molfettese (secc. XVII-XX), anche opere di elevato pregio artistico quali: San Liborio, San Antonio da Padova, Santa Caterina d'Alessandria, San Pasquale Baylon, San Luigi Gonzaga (secc. XVII-XVIII), e alcuni busti reliquiari seicenteschi. Nella sezione dei Paramenti liturgici sono presenti le pianete dei Vescovi di Molfetta, disposte in successione cronologica da Mons Giacinto Petronio (1622 - 1647) a Mons. Pasquale Picone (1895 – 1917). Nell'area archeologica, invece, figurano manufatti litoidi provenienti dalla stazione neolitica del Pulo di Molfetta, corredi funerari costituiti prevalentemente da vasi peuceti (VIII – III sec. a.C.) e ceramica ellenistica delle zone archeologiche più note della Puglia, oltre a piccole sculture, terrecotte, monete, armi e bronzi. In mostra anche apparati e vasi sacri per la liturgia, manufatti, corali, libri miniati, una selezione degli oggetti del Tesoro appartenenti al Capitolo Cattedrale di Molfetta e 39 opere dell'artista molfettese Vito Zaza. Per l'occasione saranno temporaneamente esposte, fino al 31 luglio, il dipinto ad olio su tela raffigurante la Madonna del Carmine con l'arcangelo Raffaele e Tobiolo di Corrado Giaquinto, proveniente dalla chiesa di S. Stefano di Molfetta e la statua argentea raffigurante San Rocco (1793), su disegno dello scultore napoletano Giuseppe Sanmartino, custodita nella Concattedrale di Ruvo, nonché la Cassetta eburnea (fine sec. X – inizio sec. XI) del Capitolo Concattedrale di Giovinazzo. Inoltre, attraverso la formula del deposito – prestito, il Museo Diocesano preserva altre opere di pregevole valore, provenienti da alcune Parrocchie, Rettorie e Confraternite, che altrimenti sarebbero a rischio oppure sottratte all'ammirazione del visitatore. Nel percorso museale si inserisce anche la visita alla Biblioteca del Seminario, che ha sede all'interno di una monumentale sala affrescata dal pittore molfettese Michele Romano e arredata da una artistica scaffalatura lignea realizzata nel 1844 dall'ebanista terlizzese Filippo Giacomantonio. È una Biblioteca ad indirizzo teologico-umanistico, con una sezione specializzata nella storia della Diocesi, costituita inizialmente dai fondi librari dell'ex Collegio dei Gesuiti e dell'ex Studio dei Domenicani e arricchita ulteriormente con i vari fondi di biblioteche private, in particolare quello dell'arciprete Giuseppe Maria Giovene (1753 – 1837). Ad oggi il patrimonio librario è costituito da circa quarantasettemila volumi che si arricchisce di frequenti donazioni - specialmente le biblioteche private dei Vescovi e dei sacerdoti - tanto da assumere una notevole testimonianza storica della cultura, delle tendenze e della mentalità della società molfettese. Considerevole è il fondo manoscritti e il fondo antico composto da incunaboli e oltre 200 cinquecentine, accanto ad edizioni del Seicento e del Settecento. Particolarmente pregiati per il valore artistico e storico sono l'Officium Beatae Mariae Virginis, manoscritto membranaceo del sec. XVI finemente miniato e il Libro Rosso, manoscritto cartaceo, documento essenziale per la conoscenza delle vicende molfettesi, le cui trascrizioni ebbero inizio nel 1478.
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