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Reportage sui “ghetti a pagamento”
15 gennaio 2017

Caporalato, sfruttamento, “ghetti a pagamento” in cui gli extracomunitari vivono rinchiusi in una condizione disumanizzante e sfruttati come mano d’opera e merce a basso costo, un sistema piramidale che consente a coloro che ne fanno parte di arricchirsi togliendo diritti e dignità ai nuovi schiavi. Un viaggio, un reportage attraverso tutta l’Italia che Leonardo Palmisano scrittore e sociologo, e Yvan Saignet, leader del primo sciopero dei braccianti a Nardò hanno svolto. Dalla Puglia alla Calabria, dalla Sicilia al Piemonte passando per la Campania, questa specie di discesa all’inferi ha fatto in modo che i due autori potessero tracciare una mappa dettagliata dei luoghi in cui, a dispetto della legalità e dei diritti umani quotidianamente migliaia di migranti vengono sfruttati e privati della loro dignità in nome di un mercato selvaggio che ha corrotto e sovvertito perfino le proprie regole. Caporalato: un termine antico che ci rimanda al Meridione di oltre un secolo fa, che ci richiama alla mente figure carismatiche come Di Vittorio e Rizzotto, che si sono battuti per il rispetto e la tutala dei diritti dei lavoratori. Il caporalato globalizzato raccontato e denunciato da Palmisano e Saignet mostra un volto completamente diverso rispetto al passato. Un tempo i “braccianti” condividevano con il caporale l’ appartenenza sociale e culturale, la medesima lingua, condizioni che permettevano di stabilire fra le due parti dei rapporti di forza codificati. Oggi questo fenomeno è completamente cambiato, lo sfruttamento è a 360 gradi e il rapporto che si stabilisce fra braccianti e caporale ha il sapore della schiavitù. All’interno del Ghetto tutto ha un prezzo, da un materasso nel fango su cui dormire, a un pezzo di sapone e un po’ d’acqua con cui lavarsi, da un misero pasto a un passaggio stipato dentro un furgoncino verso i campi in cui la giornata di lavoro ha la durata delle ore di sole. Rassegnazione, sofferenza, alienazione, solitudine, fatica e dolore questi sono i sentimenti impressi sui volti e nelle parole dei testimoni incontrati in questo sconvolgente viaggio all’interno dei nuovi ghetti sparsi per tutta l’Italia. Alla fine del reportage emerge un sistema criminale articolato e complesso, emerge l’indifferenza delle istituzioni comunali che a due passi hanno baraccopoli in cui vivono uomini e donne in una condizione al limite della sopportazione fisica e psicologica, luoghi in cui ancora oggi si muore di lavoro e fatica. Ghetto Italia si legge tutto d’un fiato come un romanzo, ma obbliga a fermarsi a pensare a dialogare con le proprie coscienze scosse da tanta ingiustizia, e ci si ritrova a domandarsi che significato abbia, oggi, per il nostro Occidente civilizzato il termine accoglienza.

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