REFERENDUM - Manca il quorum, delusi i rappresentanti del "Comitato del Sì"
MOLFETTA - 13.6.2005
Anche a Molfetta è mancato il quorum: solo il 19,7 % degli aventi diritto, 9846 cittadini sui 49.755 aventi diritto, ha votato a Molfetta il 12 e 13 giugno ai referendum per la revisione della legge sulla procreazione medicalmente assistita, una percentuale ben lontana dal quorum necessario. Di questi, la stragrande maggioranza si è espressa per il Sì, come si può vedere dalla tabella riassuntiva dei dati riportata in calce, con una differenze per il quarto quesito, quello sulla fecondazione eterologa, che ha fatto registrare un nutrito numero di No.
Delusione da parte dei rappresentati del “Comitato per il sì” molfettese, cui hanno dato il loro contributo numerose associazioni e partiti (Arci “Cavallo di Troia”, Auser, Casa dei popoli, Cgil, Cobas Scuola, Comunisti italiani, Democratici di sinistra, Legambiente, Movimento Repubblicani europei, Movimento del Buon Governo, Nuovo Psi, le Passioni di sinistra, Pri, Rifondazione Comunista, Verdi, Sdi), oltre che singoli cittadini. In un mese circa di attività il Comitato ha organizzato molte iniziative, volte a fare chiarezza sulla Legge 40, entrando nel merito dei quattro quesiti, nella convinzione che, pur trattandosi di temi complessi per un profano, il cittadino potesse esser messo nella condizione di capire e decidere autonomamente, piuttosto che trattato come massa, le cui scelte debbono essere illuminate dall'alto. Evidentemente non è bastato.
Così come nel panorama nazionale, anche a Molfetta il fronte opposto non si è mobilitato per il No, ma per l'astensione. Lo hanno fatto, almeno a giudicare da alcuni volantinaggi, i giovani di An, evidentemente in disaccordo con il loro segretario nazionale Gianfranco Fini, e soprattutto il mondo cattolico, che a quanto è stato dato di vedere, anche a Molfetta si è allineato obbediente all'indicazione della Cei.
È stata indubbiamente una scelta vincente puntare al non raggiungimento del quorum per coloro che miravano a mantenere così com'è la Legge 40, le cui conseguenze potrebbero essere, però, di lungo raggio.
Anche nella piena consapevolezza che le elezioni, amministrative e politiche che siano, sono altro rispetto ad un referendum, suonerà strano in futuro l'appello al voto, da parte politici, anche locali, che hanno invitato questa volta a disertare le urne.
Per non tralasciare quel che accadrà fra un anno per il probabilissimo referendum sulla riforma costituzionale, chi farà capire ai cittadini che si tratta di scelte decisive per tutti, anche se apparentemente distanti dalla quotidianità, su una materia ostica, ancor più che la procreazione. Certo, in quel caso non sarà necessario raggiungere il quorum, ma ugualmente una bassa partecipazione non sarebbe un segnale di salute per il paese. Chi si assumerà la responsabilità di aver giocato con le prerogative della democrazia, che costa fatica, da quella di informarsi, a quella materiale di recarsi al seggio elettorale. Questa volta gli stessi politici hanno detto che ne può fare a meno, bisognerà vedere dove trovare gli argomenti per convincere la prossima che è invece importante.
Senza tacere del ruolo della Chiesa. Anche dalle prime dichiarazioni a caldo, a voler decretare un vincitore, indubbiamente si pensa al cardinal Camillo Ruini. Era dai tempi di aborto e divorzio che il Vaticano non entrava così pesantemente in una contesa elettorale. Ciò che in passato era affidato alle pressioni del "mondo cattolico", nella campagna referendaria è stato preso in carico direttamente dalle gerarchie ecclesiastiche, omaggiate dai politici, è difficile dire se mossi da genuina adesione ai valori del cattolicesimo o da calcolo elettoralistico.
Quei cittadini che, siano o no cattolici, vogliano, a partire dalla stessa Molfetta, esser certi che il politico da loro votato abbia ben chiara la separazione fra Stato e Chiesa, sapranno come comportarsi con chi questa volta ha deciso di astenersi, posizione fra l'altro nemmeno nascosta dal segreto dell'urna.
È come se questo referendum avesse scoperchiato un vaso di Pandora, quel che ne è venuto fuori pone problemi non da poco, sull'uso futuro dello strumento referendario, e soprattutto sulla necessità di chiarire che non si tratta di contrapporre laici e cattolici, ma di ribadire, dopo più di cinquant'anni di Repubblica, il valore di una visione laica del rapporto fra etica e diritto. Una visione che dall'appuntamento del 12 e 13 giugno viene fuori malconcia.
Lella Salvemini
Riepilogo dati
Votanti
9846 19, 7%
Risultati
Referendum n.1 “ricerca scientifica”
Votanti 9847
Sì 8688
No 920
Bianche 170
Nulle 69
Referendum n.2 “salute della donna”
Votanti 9842
Sì 8691
No 896
Bianche 176
Nulle 79
Referendum n.3 sull'obbligo dell'impianto contemporaneo di 3 embrioni
Votanti 9844
Sì 8575
No 975
Bianche 218
Nulle 76
Referendum n. 4 sulla “fecondazione assistita”
Votanti 9840
Sì 7058
No 2482
Bianche 220
Nulle 80