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Referendum, la doppiezza del governo e dei berlusconiani
16 giugno 2011

A celebrazione del referendum avvenuta, come noto con una nettissima affermazione dell’opzione SI, su tutti i quattro quesiti, vorremmo analizzare le reazioni della Politica, attraverso le reazioni dei politici.

Per fare questo, è necessario rammentare l’iter costitutivo del rito democratico.
-         Quando il governo in carica ha “varato” dei provvedimenti legislativi che, a parere degli addetti ai lavori sembravano lesivi dei diritti, della sicurezza, dell’eguaglianza di tutti, sono nate, un po’ spontaneamente un po’ promosse da alcune forze politiche, delle entità che si son prefissate lo scopo di contrastare questi provvedimenti, discernendo in essi un vulnus civile e democratico. E’ iniziata la raccolta di firme dei Cittadini (rammentiamo che ne servono almeno 500.000) per far sì che nei tempi stabiliti, fosse riconosciuto il diritto alla consultazione abrogativa delle norme.
-         I quesiti referendari riguardavano (generalizziamo, senza entrare nel dettaglio per motivi di spazio) l’acqua, la reintroduzione in Italia dell’uso di energia atomica (centrali nucleari) e l’abrogazione di alcune norme della legge sul legittimo impedimento per il Premier ed i Ministri in carica, a presenziare, da imputati, nelle aule di giustizia durante la celebrazione di processi a loro carico, per reati commessi anche prima di assumere la carica istituzionale.
-         Di firme di Cittadini ne sono state raccolte oltre 1.500.000, per cui la Corte di Cassazione ha stabilito che il referendum poteva essere celebrato.
-         Non tutte le forze politiche sembravano gran ché interessate all’argomento; prima fra tutte, la compagine di maggioranza al governo del Paese, che era addirittura ostile.
-         Piano, piano, a misura che se ne parlava, forse il fiuto di qualche Segretario di Partito, che precedentemente si era mostrato …”distratto” (pur avendo partecipato attivamente alla raccolta delle firme) per la materia, ha incominciato a crederci ed ha cominciato a fare sua (del suo Partito) l’esigenza della celebrazione della consultazione.
-         Il Governo? Beh possiamo tranquillamente dire che fino a qualche settimana fa, forse perché immaginava che la cosa sarebbe sfiorita prima di assumere la forza di uno tsunami (come è avvenuto), non sembrava “perderci il sonno la notte” se non per una certa inquietitudine riguardante il quarto quesito: abrogazione del legittimo impedimento. Questo perché come noto il Premier ha in corso dei procedimenti giudiziari che lo vedono imputato.
-         Ci sono stati alcuni ricorsi alla Corte Costituzionale per tentare di invalidare la consultazione. Esito? Negativo.
-         All’indomani del disastro delle centrali di Fukushima, e sull’onda dell’emozione per l’entità dello stesso (ad oggi, la situazione è ben al di là dall’essere completamente sotto controllo), il Governo – probabilmente spaventato dalla tragedia, ha varato un provvedimento di congelamento, della norma sull’introduzione del nucleare per un anno, in attesa che sbollisse l’emozione. L’iter referendario procede. A pochi giorni dalla celebrazione, una mossa disperata?: istanza alla Corte Costituzionale per l’annullamento, stante il provvedimento di moratoria, del quesito sul nucleare: RESPINTO!
-         Nel frattempo, sia il PdL, sia in misura minore la Lega, non perdevano occasione per cercare di dissuadere i Cittadini dal partecipare alla consultazione, con il chiaro scopo di non far raggiungere il quorum del 50%+1 avente diritto al voto, cosa che avrebbe reso inutile la consultazione tutta.
-         Premier, in prima persona, Ministri, Sottosegretari, Parlamentari, media più o meno “vicini” alle posizioni del Governo, tutti (o quasi) del PdL, sostenevano l’inutilità del referendum, con le motivazioni più varie. C’è stato addirittura un invito a disertare le urne; il voto in democrazia è sempre importante ed utile, questo bisogna rammentarlo, al di là del fatto che l’istituto referendum medesimo, prevede anche la non partecipazione al voto.
 
13 giugno 2011, ore 15,30 circa, le proiezioni incominciavano a dare un risultato inaudito (negli ultimi quindici anni i referendum celebrati si erano rivelati inutili, per non raggiungimento del quorum): il quorum era stato ampiamente superato, c’è da riconoscere anche per la partecipazione al voto di Persone “legate” alla maggioranza, per tutti i quesiti e, l’opzione SI, si imponeva con percentuali ben superiori al 90%.
 
Con i festeggiamenti naif di coloro che avevano sempre creduto nel referendum, sono anche cominciati le prime analisi dell’evento. Nei diversi talk show, nei notiziari, sulla carta stampata, abbiamo sentito e letto le cose più stravaganti (da parte dei delusi), del tipo: ci aspettano tempi da medio evo; dove troveremo 60 mld di euro per risanare la gestione dell’acqua; il risultato del voto …nucleare è figlio dell’emozione di Fukushima; il risultato (che ha “punito chi avversava il referendum) non ha premiato neanche i fautori, per non parlare dei partiti politico che, lo ripetiamo, solo ultimamente forse hanno capito che cosa vuole il Cittadino da loro!. Qualcuno, nella maggioranza, ha ravvisato in questo il sequel della “sberla” rimediata due settimane prima alle amministrative. Tutti, a parole invitavano tutti, pro e contro, a non appoggiare il cappello (metaforicamente parlando) sul risultato.
 
Opinioni condivisibili o meno!
 
Quello che invece, a nostro parere, dà l’idea dello scacco subito dai fautori del NON VOTO – attenzione, parliamo di NON VOTO, non di andare a votare e scegliere l’opzione NO! (che avrebbe significato mantenere nel Cittadino alto il senso dell’istituzione voto) – è l’osanna che questi signori “innalzano” alla prova di democrazia e di partecipazione popolare, segno di maturità civile degli Italiani:  grosso modo l’hanno definito così il risultato disastroso per chi ha fatto di tutto per invalidare l’evento, questo sì di alta democrazia! Più doppi di così!
 
Adesso che succede? Pensiamo che la Maggioranza avendo, a parole, preso atto della …prova di democrazia, se ne faccia una ragione ed incominci, da subito, a pensarla in modo un po’ diverso da come ha fatto finora, sulla capacità della democrazia e dei Cittadini, di “curare” e far guarire anche le ferite più laceranti infertegli da scelte che non sempre vengono fatte con l’obiettivo del benessere di tutti, in una DEMOCRAZIA compiuta come la nostra. Per l’Opposizione che, ne siamo certi, ne ha preso atto, prepararsi a trarre insegnamento dal fatto che la Nazione siamo TUTTI noi Cittadini e che le istanze devono almeno essere recepite e, compatibilmente con le condizioni, devono essere anche finalizzate al miglioramento sociale; questo per quando, speriamo presto, verranno chiamati a governare.
 
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Autore: Tommaso Gaudio
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Trasformismi, vizi ideologici, inganni culturali, una vocazione quasi biologica alla doppiezza. La doppiezza come grammatica della cultura politica italiana. Un male che ha coinvolto tutti i partiti italiani, dalla DC al Pci, ai socialisti di Craxi, e che continua a caratterizzare le nuove formazioni del dopo-Tangentopoli. Nella realtà, partiti che presentano programmi tra loro molto diversi fanno poi cose simili e, viceversa, partiti che chiedono e promettono cose simili esprimono nella prassi comportamenti molto diversi. Ciò dipende dal fatto che la principale differenza tra le varie posizioni non è data né dai programmi né dalle ideologie, bensì da quella che possiamo definire “la cultura politica”, cioè l'insieme degli atteggiamenti verso la cosa pubblica, dei principi e delle regole etiche che li governano. La strutturale doppiezza della cultura politica nel nostro Paese risale a contraddizioni storiche mai risolte. E' questo il male oscuro che colpisce la democrazia italiana attraversando, in maniera variabile, l'intero arco dei partiti. Nessuna indignazione, nessuno stupore come se ormai fosse normale, peggio ancora naturale, che i politici siano pubblici mentitori e che ciò che fanno, in fondo, conti meno di quello che dicono. Il “fariseismo” è la tara congenita degli italiani, il male oscuro della nostra democrazia. Il vizio dei farisei: cioè l'ambiguità, l'ipocrisia; in una parola la “doppiezza”. Così come i “vecchi politici”, questi “nuovi politici” (si fa per dire) ne sono i naturali eredi.


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