Reddito di cittadinanza 3 su 10 richiedenti non ne hanno diritto
Tre su dieci richiedenti non ne hanno diritto. Ad affermarlo è il responsabile di un CAF. Il reddito di cittadinanza è una misura a tutela dei disoccupati, dei senza reddito, che dovrebbe garantire fondamentali diritti ma, attraverso abili manovre, vengono aggirati i requisiti per accedervi, continua il responsabile. “Ovviamente vi chiedo di non il fare il mio nome, non solo perché sono tenuto a mantenere la privacy dei miei assistiti, ma anche perché non avrei più gli stessi accessi al CAF ed anche io, come si suol dire, tengo famiglia”. E’ dunque questo il risultato del RDC, di questa misura del welfare intesa a garantire i più deboli? Frequenti e recenti sono le news secondo le quali, a seguito di controlli, sono stati denunciati vari percettori del RDC che non avevano diritto. Reddito pari a zero o minimo, nessuna proprietà, nessun reddito da lavoro, niente. Il sistema è semplice: risultare nullatenente, svolgere lavori in nero, “senza contribuzione”, per poter accedere non solo al RDC ma anche ad altre misure di sostegno alle fasce più deboli come i contributi per il diritto allo studio, bonus per le utenze, trasporti, salvo poi scoprire che il percettore, attraverso prestanome, risulta proprietario di immobili, auto lussuose, e capi di abbigliamento griffati. E c’è chi lo dichiara palesemente. Andare a lavorare? Non mi conviene. A Rosa (nome di fantasia), la scorsa estate è stato offerto un impiego part time in una casa di riposo in una città vicina. Un impiego retribuito con circa 800 euro mensili, impiego rifiutato. “Devo andare a togliere i pannoloni, fare sforzi, sollevare pesi. No, non mi conviene. Avrei dovuto pagare la benzina, per cosa poi? 800 euro, meglio stare a casa, percepisco il RDC senza fare nulla”. Rosa vive coi genitori pensionati ma non risulta residente con loro. E’ nuda proprietaria della casa in cui vive, ciò vuol dire che un giorno sarà sua, non ha coniuge, figli, insomma nessuno a cui badare economicamente e, afferma, non le manca nulla. Giuseppe ha un albergo. Questa estate ha dovuto lasciare chiuse alcune camere. Non trovava nessuno da assumere per la pulizia. “Questo è il risultato del RDC. Quando offro un lavoro a tempo determinato per la stagione estiva, regolarmente retribuito secondo i contratti vigenti e per i quali avrei versato regolarmente i contributi, mi viene fatta una controproposta: accetto il lavoro purché in nero. Siamo alla follia. I lavoratori non intendono accettare un lavoro regolarmente e contrattualmente retribuito perché perderebbero il RDC e tutti gli altri benefit. Ed io sono stato costretto a chiudere alcune camere, con gravi perdite, dopo due anni di crisi profonda a seguito della pandemia, con un aumento esponenziale delle bollette elettriche. Non posso assumere in nero. Così non va”. Lungi dal voler esprimere pareri o a ergerci a controllori, siamo costretti a constatare, sempre più spesso queste situazioni. E non c’è differenza tra Nord e Sud. Situazioni analoghe si sono verificate in tutta la penisola, Il RDC, introdotto come misura di sostegno del migliore welfare è, a tutt’oggi, una débâcle dei vari governi, un impegno che lo Stato e i cittadini contribuenti non possono più sopportare. “Chi ha veramente necessità non lo dimostra e spesso non si presenta al CAF per chiedere aiuto. C’è chi toglie a chi ha veramente bisogno. La povertà è dignitosa”. Parole del responsabile CAF. Pensiamoci. © Riproduzione riservata
Autore: Beatrice Trogu