Recuperato il corpo di Luigi Tedesco il marittimo di Molfetta caduto in mare l'11 marzo scorso
CORIGLIANO CALABRO (COSENZA) - Il mare ha restituito questa notte il corpo di Luigi Tedesco, il marittimo molfettese caduto in acqua l'11 marzo scorso al largo di Corigliano calabro in provincia di Cosenza.
A ritrovare il cadavere del motorista di Molfetta, in avanzato stato di decomposizione, rimasto impigliato nelle reti calate in mare per una battuta di pesca, è stato l'equipaggio di un peschereccio del luogo.
La Guardia costiera di Corigliano ha subito attivato le procedure finalizzate alla identificazione del cadavere sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Castrovillari. A riconoscere il corpo dell'uomo, all'ospedale di Trebisacce, anche grazie alla fede matrimoniale con data delle nozze e nome del coniuge, è stata proprio la moglie Laura, che fino a ieri, malgrado ogni ragionevole dubbio, era sempre rimasta attaccata alla speranza che il padre dei suoi tre figli, due ragazze di 18 e 13 anni e un bambino di appena 4 anni, potesse essere ancora vivo.
Non è esclusa l'apertura di un'inchiesta sulla morte del marittimo. La stessa signora Laura sembra che abbia affidato a un avvocato l'incarico di seguire la vicenda e di chiedere l'autopsia del cadavere (prevista per domani), per risalire alle cause della morte. Il dubbio sulle circostanze della morte è legittimo, soprattutto in un momento in cui sono sempre più al centro della cronaca le vicende di morti sul lavoro a causa della mancata applicazione delle misure di sicurezza.
Luigi Tedesco l'11 marzo si trovava a bordo del peschereccio Kalipso, quando è caduto in acqua, intorno alle 13, forse a causa delle pessime condizioni del tempo. Le ricerche erano cominciate subito e non si erano fermate un attimo dal momento in cui era stato dato l'allarme, alle ore 18, quando i compagni dell'equipaggio si erano accorti della sua scomparsa, ma l'esito era stato negativo. Sul posto dell'incidente erano arrivati anche diversi mezzi navali messi a disposizione dalla Capitaneria di Porto di Corigliano, Reggio Calabria e Crotone ed erano stati impiegati anche due mezzi aerei che però, a causa dell'oscurità, avevano dovuto sospendere le attività di ricerca mentre i mezzi navali avevano setacciato la zona dell'Alto Jonio anche durante la notte. Le ricerche, riprese il giorno successivo, purtroppo, non avevano dato alcun esito. Oggi, quello che si temeva, ha avuto una tragica conferma e Molfetta ha pagato ancora una volta un alto prezzo al lavoro in mare dei suoi figli.