Quindici, la tavola rotonda: dalle primarie alle alleanze politiche a Molfetta
Nella poesia cavalleresca medievale, e più particolarmente francese, la tavola rotonda era formata dal complesso dei cavalieri che circondavano re Artù, leggendario sovrano dei Bretoni. Quando il re li radunava a corte, si disponevano intorno a una T, la cui forma simboleggiava la loro perfetta uguaglianza nell’ideale cavalleresco. Ma del dibattito politico organizzato da Quindici e condotto dal direttore Felice de Sanctis alla Sala Turtur sono andate in sceana diverse posizioni politiche, soprattutto su tematiche scottanti come i programmi e le primarie locali. È stata l’occasione per i cittadini di Molfetta di prendere atto della situazione del centrosinistra locale e delle diverse e varie alleanze che si vanno prospettando (dalle primarie nazionali a quelle locali con la scelta del candidato sindaco) Cinque i personaggi politici intervenuti: Nicola Piergiovanni (SEL), Gianni Porta (Rifondazione Comunista), Annalisa Altomare (Lista Emiliano), Pino Amato (UDC) e Mino Salvemini (Pd). Il tempo stringe per le prossime elezioni e la situazione sembra ancora essere sospesa in un limbo dantesco. Da un lato, com’è noto da tempo, il PD ha candidato per le primarie locali del centrosinistra l’avvocato Giovanni Abbattista (salvo clamorose sorprese), ex segretario del partito e consigliere comunale di opposizione, mentre le altre forze politiche che dovrebbero completare lo scacchiere di opposizione al centrodestra azzolliniano sono ancora alla ricerca di un candidato della “società civile”. Dall’altro il senatore Antonio Azzollini sembra tacere e temporeggiare, in attesa degli mosse degli “avversari”. Dalle primarie nazionali il direttore Felice de Sanctis iniziato la tavola rotonda di Quindici. Come sono andate le primarie? E cosa ne pensate delle primarie che si sono svolte a Molfetta? Nicola Piergiovanni (SEL). «Per quanto riguarda le primarie, siamo di fronte ad una festa in termini di partecipazione. Il tutto rende le primarie come un momento di aggregazione e di coinvolgimento di tutta la città un vero e proprio momento di apertura della politica alla città. Il risultato delle primarie a Molfetta personalmente lo definisco eccellente. Inoltre, un risultato eccellente è stato anche ottenuto dal partito di Vendola visti i 2800 voti ottenuti». Gianni Porta (PRC). «In ambito delle primarie vorrei fare una considerazione di ordine generale. Mi chiedo come mai quando diminuiscono le percentuali di affluenza nelle elezioni secondarie si parla di crisi della politica, mentre quando si parla di affluenza delle elezioni primarie ricordando il trend negativo dalle prime primarie dell’unione del 2005 fino alle primarie di oggi passando per le primarie del PD relative alle elezioni del segretario Bersani non si parli di crisi della politica. Penso che le primarie siano un sottoprodotto della personalizzazione della politica e personalizzare la scelta tra candidati senza far richiamo a contenuti programmatici. A Molfetta nelle primarie del ottobre 2005 per le elezioni di Prodi hanno votato 2200 persone nelle ultime semplicemente 1500 mettendo in risalto un calo drastico. Poi possiamo anche definirla la festa della democrazia, ma io penso che per uscire fuori da questa crisi politica debba esserci una centralità di programmi, nozioni chiare sulle prospettive di questa città da qui a 10/15 anni». Pino Amato (UDC). «Per quanto riguarda le primarie l’Udc sia livello territoriale che nazionale ha deciso di non partecipare. Riteniamo noi dell’Udc al di la dei risultati che le primarie siano un momento di confronto con la città». Mino Salvemini (PD). «È vero che le primarie a Molfetta non sono state particolarmente partecipate. Infatti, la partecipazione degli elettori è inferiore non solo in confronto alla media nazionale, ma anche nei confronti della media regionale il tutto derivante anche dal fattore della prenotazione ad esprimere il consenso elettorale che ha scoraggiato molti elettori. In secondo luogo, perché non vi è stato un pari impegno di tutte le forze politiche infatti qualcuna di queste erano molto ripiegate su se stesse proprio nell’ambito del impegno sul c.d. tavolo essendo molto più affaccendate in questioni di carattere locale che stanno portando via tempo e risorse umane alla coalizione che deve contrapporsi a quella di centro destra. Non sono d’accordo con Gianni Porta sul giudizio che ha dato sulle primarie perché cosi sarebbe solo se ci sarebbe uno scontro tra personalità». Annalisa Altomare (Lista Emiliano). «Di favolette siamo tutti un po’ stanchi e il risultato delle primarie a Molfetta è molto interessante. A livello nazionale si intravede la voglia del popolo italiano di cambiare. I cittadini vogliono gente che abbia responsabilità politiche e senta forte la responsabilità del governo. A Molfetta la città che ha bisogno di svegliarsi e di ritornare ad avere fiducia in una partecipazione attiva al mondo politico». Per quanto concerne l’ambito locale, a Molfetta la situazione è abbastanza degradata. C’è assenza di regole e di democrazia e, inoltre, abbiamo assistito in questi anni ad un saccheggio del territorio anche sotto il profilo dell’economia. Abbiamo, dunque, il cesarismo da una parte e un servilismo vergognoso dall’altra, da parte di coloro che hanno deciso di rinunciare anche alla propria dignità per servire un padrone. Il centrosinistra si candida a governare la città, ma lo stesso è in difficoltà perché non riesce ad individuare un candidato che possa conciliare tutte le posizioni. È possibile individuare nella società civile un candidato per le prossime primarie? È proprio così difficile trovare un candidato della società civile magari anche qualcuno che non ha mai fatto attività politica? Per Piergiovanni l’obiettivo di SEL era quello, soprattutto, di trovare un candidato che risaltasse la “società civile”. Chi andrà a rappresentare la carica di sindaco, secondo Piergiovanni, deve innanzitutto ripristinare le regole per Molfetta che in questi ultimi anni sono venute meno. Quindi, il primo compito del futuro sindaco sarà quello ristabilire le regole. Porta crede, invece, che il problema non sia semplicemente di regole. Il problema di Molfetta e del centrodestra azzolliniano a oggi è il fallimento di un modello di sviluppo e non semplicemente un modello di gestione sregolata. Secondo Porta, bisogna ripartire dalle fondamenta per ottenere una visione di Molfetta da qui a 10 anni che parta da progetto di sviluppo che non si deve basare sulla bancarotta. «Per questo Rifondazione da quasi un anno non è più al tavolo del centrosinistra - ha spiegato -, perché ritenevamo che in quel luogo si stesse sbagliando dando priorità alle candidature e non priorità e linea strategica». Sulle affermazione di Porta il direttore di Quindici ha messo in luce come questa posizione autonoma possa mettere a rischio la vittoria del centrosinistra. Secondo Porta, il maggior pericolo del centrosinistra è morire di tattica. Pino Amato, invece, ha sottolineato le difficoltà trovare un candidato sindaco della “società civile”. «Si parla tanto di trovare questa figura fuori dagli schemi ma è molto difficile trovarla - ha aggiunto Amato -. Noi dell’UDC avevamo trovato questo candidato che per motivi personali ha deciso di non partecipare alle elezioni amministrative». Mino Salvemini ha manifestato il suo parziale accordo su quanto affermato da Gianni Porta. «Noi del Pd non siamo innamorati di questa dicotomia. A Molfetta non in tutti i partiti ma in alcuni di essi sta crescendo una nuova generazione che in futuro sarà in grado di essere protagonista nella vita pubblica». Secondo Salvemini, la priorità è il progetto, poi sarà necessario trovare un interprete più coerente e alternativo a quello di Azzollini che è fallito sia sotto il profilo delle regole che sotto quello sulle scelte programmatiche. «Il cantiere si è rotto perchè il Pd riteneva avere una convergenza di tutti i partiti che nel corso di questi anni hanno fatto opposizione al centrodestra senza morire di tattica - ha commentato Salvemini -. Avremmo voluto impostare un programma comune che non creasse contrapposizioni tra le varie forze politiche». Per Annalisa Altomare non c’è un dualismo così violento tra chi vive nei partiti e chi vive in città. «È giusto anche affermare che non c’è bisogno di essere nel partito per essere costruttori del futuro della città». Secondo Annalisa Altomare, bisogna dire chiaramente che cosa si vuole fare del territorio molfettese, dell’economia locale per avere successo nei prossimi 20 anni. «Fare il sindaco di Molfetta deve essere motivo di orgoglio per chiunque andrà a rivestire quella carica. E questa la nostra ansia ovvero fare in modo che emerga dalla società civile quella figura che abbia l’orgoglio per ricoprire questa carica». La bomba ad orologeria è stata, però, lanciata da Nicola Squeo, redattore di Quindici, sulle primarie locali del centrosinistra, sui tempi definiti per la individuazione dei candidati, la possibile univoca convergenza sull’attuale candidato politico del PD, la posizione di Rifondazione Comunista (possibile convergenza). Piergiovanni ha annunciato che le primarie locali si terranno il 13 gennaio 2012. «Noi di Sel ci stiamo impegnando a trovare un candidato che vada oltre l’ideologia di partito. Purtroppo ci sono dei partiti che molto spesso rimangono chiusi nelle proprie stanze - ha spiegato -. Quindi posso affermare che al momento c’è questa candidatura ma qualora riuscissimo a trovare una candidatura super parte allora credo che l’avvocato Abbattista possa fare una passo indietro affinchè questo candidato possa rappresentare l’intera coalizione». Secondo Gianni Porta, si dovrebbe andare incontro ad una coalizione alternativa verso il centro o verso la sinistra. «La missione alternativa è rilanciare un progetto di cambiamento ». A quanto pare, Rifondazione Comunista tiene le porte aperte a tutte quei partiti e gruppi politici che vogliono davvero segnare una discontinuità dagli ultimi 6 anni azzolliniani con l’obiettivo di avviare un glorioso ciclo economico politico e culturale. Per Amato, l’UDC sta partecipando a questo tavolo del centrosinistra con forze politiche che, senza demagogia, negli ultimi 5 anni hanno fatto opposizione al centrodestra. «Non abbiamo niente da rimproverarci in quanto abbiamo affrontato il capo Azzollini se cosi possiamo definirlo a viso aperto facendo opposizione all’interno del consiglio comunale cosi come all’esterno. Noi non aspettiamo la campagna elettorale per aprirci alla città - ha commentato Amato -. Sappiamo che Azzollini e il suo gruppo di merenda sono un gruppo forte e difficile da mandar via». Per Salvemini, al momento non c’è alcun riscontro sulla pluralità di candidati, anzi ritiene che «le primarie vanno prese in considerazione come strumento e non fine». Per Annalisa Altomare a Molfetta si sta andando incontro a una controtendenza: prima scattano le candidature, anche se queste non sono il frutto di una vera e propria coalizione, poi i programmi: «partiamo dal presupposto che non ci sono primarie se non si stabiliscono le regole alle primarie e non ci sono primarie se non è ben definita una coalizione e non ci sono primarie se non si ha una griglia programmatica dalla quale i candidati sindaci si devono diversificare». L’obiettivo a quanto pare è quello di un candidato apartitico che possa non solo raccogliere i consensi di più partiti, liste civiche e movimenti, ma anche riassemblare i cocci di una coalizione terremotata dall’indicazione a sorpresa di un uomo di apparato che pare abbia scontentato l’ala sinistra del partito. Il tempo stringe e c’è bisogno di fare delle scelte radicali per il futuro della città.
Autore: Andrea Saverio Teofrasto