MOLFETTA – 31.1.2006
Questa sera alle ore 18, la Compagnia Il Carro dei Comici di Molfetta e il Quartetto Talos di Bari presenteranno nella Libreria Laterza di Via Sparano a Bari il reading teatrale per gentile concessione dell'artista Ruggero Spadaro “Meglio non sapere …la vita senza memoria è un filo spezzato…” tratto dal testo della giornalista del “Mattino” Titti Marrone di Napoli. La giornalista napoletana è stata invitata dalla Sig.ra Maria Laterza e presenzierà alla rappresentazione.
Musiche di Krasa, Ullmann, Klein, Shostakovich. Ideazione di Flavio Maddonni.
Personaggi e interpreti:
Francesco Tammacco Mario
Matilde Bonaccia Tatiana
Rosa Tarantino Andra
Quartetto d'archi Talos
Pasquale Melucci violino
Rita Iacobelli violino
Flavio Maddonni viola
Marcello Forte violoncello
La giornalista del Mattino ha raccolto la drammatica storia di tre bambini napoletani deportati nel campo di concentramento di Auschwitz. Solo due di loro, dopo alterne vicende, sono riusciti a riabbracciare i propri genitori.
Il racconto si dipana intrecciato alla musica di alcuni compositori cecoslovacchi deportati nei campi di Terezin e Auschwitz (Hans Krasa, Vicotr Ullmann, Gideon Klein) e del Quartetto contro la guerra di Dmitri Shostakovich. Gli artisti impegnati sono: Francesco Tammacco, Matilde Bonaccia e Rosa Tarantino (attori della compagnia teatrale “Il carro dei comici”) e Pasquale Melucci, Rita Iacobelli, Flavio Maddonni, Marcello Forte (musicisti del quartetto d'archi “Talos”).
NOTE DI REGIA a cura del Regista Francesco Tammacco
Quando si rovesciò il pudore e
si fece follia
il dolore più grande
si sentì col pianto dei comici…
La storia dell'umanità sembra insegnarci con presagi di speranza la via della salvezza.
Perché l'uomo ami suo fratello dobbiamo , come diceva don Tonino Bello, trasformare le acuminate lance in vomeri inermi, in stille di gioia amorosa
***
Non è facile portare sul palcoscenico le amare e terribili testimonianze di Tatiana, Andra, Sergio; ricordi indelebili di occhi che hanno bruciato lacrime in preghiere d'indulgenza e di pietà.
Non è semplice restituire ai ricordi il balsamo profumato di un'estetica artistica che si muova intorno al dolore di una pustola ancora aperta, sanguinante.
Pensiamo però che il teatro, la musica, l'arte in generale, in questo momento critico storico, debbano “servire” l'uomo perché si migliori in ogni azione, dalla più piccola a quella più eclatante e pregna di responsabilità.
Narrare, lo sappiamo, significa rievocare, riesumare, educare . In accordo con Titti Marrone, autrice del testo dal quale lo spettacolo prende avvìo, in questo viaggio vogliamo riabbracciare i lembi di quelle vesti sottili e bianche di quei milioni e milioni di ebrei perseguitati che, nella follia del genocidio della Shoà, hanno perduto innocentemente la vita.
In questo percorso gli attori riportano alla luce,con l'uso solo della parola, i ricordi della famiglia napoletana De Simone , durante le leggi di persecuzione razziale poste in essere da Hitler e praticate dai suoi caporali, maggiori e luogotenenti.
Si è voluta mantenere una cifra registica semplice, prosciugata perché nulla ostacolasse il senso dell'ascolto e del ricordo.
Ci si muove tra il presente rielaborato ed il ricordo doloroso, tra qualcosa che si muove nella nostra coscienza e qualcosa che non c'è ancora, forse verrà, il perdono.
Il crinale sofferente di questa catena montuosa sempre presente e rimuginante, in quanto coscienza, si chiama memoria.
Noi tutti sia ha il dovere di far sapere…
Francesco Tammacco
NOTE ALLO SPETTACOLO del Musicista Flavio Maddonni
E' difficile descrivere l'emozione forte che ho provato dopo aver letto il libro “Meglio non sapere”.
Un coinvolgimento totale che mi ha spinto quasi subito a voler condividere con altri le mie emozioni realizzando uno spettacolo che intrecciasse idealmente le vite stravolte di tre bambini deportati ad Auschwitz con la musica creata da uomini che hanno avuto lo stesso destino di prigionia.
Le musiche che sono state scelte per lo spettacolo Meglio non sapere hanno una forza dirompente perché manifestano le potenzialità che la Musica racchiude in se stessa. Quale forza d'animo hanno dovuto trovare uomini, artisti privati di tutto, persino della dignità umana, per comporre in campo di concentramento? Con quale spirito catartico si sono accostati al foglio per lasciare lontano l'inferno che li circondava?
Una forza che ha spinto la maggior parte di loro a continuare a scrivere musica nonostante non avessero a disposizione né fogli (al loro posto carta igienica) né cancelleria (in vece di una matita una scheggia di legno strappata dalle assi del pavimento annerita con carbone animale).
Krasa, Klein e Ulmann, hanno svolto il loro apprendistato sotto la guida di insegnanti e compositori della fama di A. Schönberg, Zemlinsky, Haba e sono stati internati nel campo di Terezin.
Theresienstadt era una delle tre cittadelle fortificate che l'imperatrice Maria Teresa d'Austria aveva fatto costruire in Boemia a partire dal 1780 con lo scopo di rinchiudervi oppositori politici e militari. Con l'occupazione nazista della Cecoslovacchia, la Malá Pevnost (la Fortezza Piccola) di Theresienstadt fu trasformata in una prigione politica dalla Gestapo di Praga. Questo avveniva nel giugno del 1940. A partire dal 1941 il posto dovette sembrare il luogo ideale per convogliarvi ebrei, oppositori politici e anche ariani; Terezín (questo il nome locale) si trasformò così in un campo, nominalmente, di lavoro per poi diventare nel 1942 un campo di concentramento a tutti gli effetti.
A Terezín, i nazisti vollero creare un cosiddetto “campo modello” per dimostrare al mondo intero e alla Croce Rossa Internazionale che le condizioni di vita per i prigionieri erano tutt'altro che orribili; un'operazione di propaganda insomma. E così Terezín fu l'unico campo di concentramento per il quale i nazisti sollecitarono con premura una visita della Croce Rossa Internazionale, che avvenne il 23 maggio del 1944. Qualche tempo prima i nazisti vi avevano girato un documentario intitolato “Der Fuhrer schenkt den Juden eine Stadt”, ovvero “Il Fuhrer fa dono agli ebrei di una città”, in cui Terezín veniva presentata come una città modello per gli ebrei, nascondendo la vera realtà fatta di malattie, stenti, periodiche deportazioni nei campi di sterminio vicini. Unico mostruoso caso all'interno dell'infernale mondo concentrazionario, Terezín era l'unico campo-città parzialmente autogestito dagli internati con tanto di comitato autonomo per l'organizzazione degli spettacoli e delle performances musicali. La qualità della vita era addirittura soddisfacente, o almeno così sembrava in apparenza: vi era una biblioteca, un laboratorio, spazi per le discipline sportive e addirittura un teatrino, la Sokolhaus, dove si eseguivano opere e concerti. Si faceva teatro, seminari di studio, opere, cicli di conferenze, concerti di musica da camera, di corali, di un complesso jazz, di cabaret. A volte suonavano sino a quattro orchestre contemporaneamente in diversi punti del campo. E così Terezín fu testimone di un grottesco innesto di arte e morte, di fervore creativo e di barbarie nazista. Tutto ciò fu reso possibile dal fatto che tra i circa 140.000 internati che vi passarono, moltissimi erano musicisti di grande talento, artisti vari le cui vite e carriere erano state bruscamente interrotte dalla guerra e dall'occupazione tedesca.
Il caso Terezín, d'altronde, non fu altro che uno dei tanti aberranti aspetti con cui si manifestò l'odio nazista verso la Entartete Musik, la cosiddetta musica degenerata, sorella di quell'arte degenerata (Entartete Kunst) che travolse parecchi tra i maggiori pittori europei del periodo. Tanti altri compositori ebrei e non, anche se non conobbero mai il campo di concentramento, furono uccisi come musicisti perché emarginati, imbavagliati, estromessi dalla vita pubblica, sociale, artistica. Invece gli internati di Terezín, paradossalmente, riuscirono ad esprimersi proprio in virtù della loro condizione di prigionieri. È infatti contro ogni logica umana lineare e contro la natura stessa dell'uomo pensare che l'unico luogo in Europa dove la cultura e la musica ebraica poterono esprimersi “liberamente” fu proprio un campo di concentramento. “Il nostro sforzo per servire
rispettosamente le Arti è stato proporzionale alla nostra volontà di vivere malgrado tutto” scriveva Viktor Ullmann in quei lunghi anni in cui l'Europa era avvolta dal sonno della ragione.
Qualche cifra, per non dimenticare che Terezín fu anche uno dei tanti tasselli della tragedia dell'Olocausto. Terezín non era un campo di sterminio come Auschwitz ma serviva come nodo geografico strategico per smistare i prigionieri verso altri campi o ghetti nell'Europa orientale. Tuttavia ciò non significa che lì non furono commesse atrocità, anzi. Tra la fine del 1941 e la primavera del 1945 oltre 140.000 ebrei finirono a Terezín dalla Cecoslovacchia, dall'Austria, dalla Germania, dai Paesi Bassi, dalla Danimarca, dall'Ungheria: di questi 86.000 furono deportati nei campi di sterminio e lì eliminati; altri 33.000 morirono per cause più o meno naturali nella stessa ex-cittadella. Moltissimi furono i bambini che vissero e morirono a Terezín o in altri campi. Il 19 maggio del 1945 l'Armata Rossa e la Croce Rossa Internazionale entrarono nella cosiddetta città ideale per gli ebrei ponendo così fine a una delle pagine più buie della storia umana e musicale del ventesimo secolo.
VIKTOR ULLMANN, è una delle personalità artistiche di maggior spicco tra quelle internate a Theresienstadt; compositore, pianista, maestro di cappella, direttore e critico musicale, è nato il 1° gennaio del 1898 a Teschen, in Slesia, ai confini tra Cecoslovacchia e Polonia da genitori cattolici di provenienza ebraica.L'8 settembre del 1942 Ullmann fu deportato al ghetto di Theresienstadt dove nonostante le difficoltà la sua personalità artistica ricevette un forte impulso per dedicarsi esclusivamente alla musica in particolare alla composizione di opere corali, numerosi lieder soprattutto su soggetti ebraici come segno di riscoperta delle proprie radici culturali e religiose, brani cameristici. Terminò la sua esistenza ad Auschwitz nell'ottobre del 1944 presumibilmente in una camera a gas insieme alla terza moglie e al suo figlio Max.
HANS KRASA, compositore tedesco nato a Praga il 30/11/1899 mostrò un'inclinazione artistica precoce grazie agli influssi musicali e letterari di una famiglia amante dell'arte. Entrambi i genitori appartenevano al gran numero di ebrei assimilati in una moltitudine di popoli e minoranze ai quali la tolleranza, già concessa nel periodo precedente la guerra da parte dell'antico impero asburgico, offriva una vita relativamente tranquilla e sicura. I cittadini, infatti, erano liberi di decidere la loro appartenenza linguistica e nazionale nonché la loro fede religiosa all'interno della repubblica. Questa libertà concessa portò piacevoli sviluppi a livello artistico, grazie ai quali Praga poté ben presto presentarsi come una tra le metropoli culturali europee più importanti.Ma la sua discendenza ebraica sotto il regime nazionalsocialista gli fu fatale: quando, con la sconfitta della repubblica cecoslovacca, sparirono le regole equilibrate della tolleranza della nazionalità, delle lingue, della fede, prese piede una brutale ideologia razziale che proclamava la violenza quale affermazione dell'assoluto dominio della razza ariana. Deportato il 10 ottobre 1942 da Praga a Theresienstadt, Krasa perse la vita nella camera a gas di Auschwitz nell' ottobre del 1944.
GIDEON KLEIN, nato il 6/12/1919 a Prerov in Moravia, sin da subito ha dimostrato un grande talento musicale. I suoi studi si interruppero quando l'occupazione nazista chiuse tutte le Università e i college cecoslovacchi. Nel dicembre 1941 fu internato a Terezin e nell'ottobre del 1944 fu deportato via Auschwitz a Furstengrube dove morì tragicamente nel gennaio del 1945.
DMITRI SHOSTAKOVICH ha composto il Quartetto per archi n. 8 nel 1960 dedicandolo alla memoria delle vittime del fascismo e della guerra. La composizione del quartetto è stata realizzata contemporaneamente alla musica per il film Cinque giorni, cinque, notti. Il contenuto tematico del quartetto è stato influenzato dal film e dal ricordo della gente che ha vissuto il regime fascista e l'esperienza degli orrori della guerra.
MUSICHE
VIKTOR ULLMANN: Terzo Quartetto per archi (Terezin 1943); HANS KRASA: Passacaglia e Fuga (Terezin 1944); GIDEON KLEIN: Fantasia e Fuga (Terezin 1942); DMITRI SHOSTAKOVICH: Quartetto per archi n. 8 (Dresda 1960)
Flavio Maddonni
Queste le date degli altri spettacoli:
19 gennaio 2006 Matiné Casa Betania Comune di Terlizzi
Patrocinio Comune di Terlizzi
(due repliche)
25 gennaio 2006 Matiné Teatro Don Bosco di Molfetta
Istituto Tecnico Geometri – Molfetta
Istituto Industriale. – Molfetta
Liceo Linguistico - Molfetta
(due repliche)
26 gennaio 2006 Matiné Teatro Multisala Paolillo
Patrocinio Comune di Barletta e Archivio della
Resistenza di Barletta per le scuole di Barletta
(due repliche)
26 gennaio 2006 Serale Chiesa S. Giuseppe Moscati di Triggiano
Patrocinio Comune di Triggiano
(una replica)
27 gennaio 2006 Matiné Auditorium Comunale di San Ferdinando
Patrocinio Comune di San Ferdinando di Puglia
(due repliche) per le scuole di San Ferdinando
27 gennaio 2006 Serale Teatro Garibaldi di Bisceglie
Patrocinio Comune di Bisceglie
(una replica)
28 gennaio 2006 Matiné Teatro Garibaldi di Bisceglie
Istituto Industriale di Bisceglie
Scuola Elementare DE AMICIS
(una replica)
28 gennaio 2006 Serale Castello Svevo di Sannicandro
Patrocinio Comune di Sannicandro
(una replica)
31 gennaio 2006 Matiné Auditorium Liceo E. Fermi di Bari
(due repliche)
01 febbraio 2006 Matiné Teatro Odeon di Molfetta
Scuola Media Savio di Molfetta
(due repliche)
02 febbraio 2006 Matiné Auditorium Scuola Media Gallo di NOCI
Liceo Scientifico – Liceo Linguistico –
Istituto Professionale per il Commercio
di Noci
(due repliche)
02 febbraio 2006 Pomer Auditorium Scuola Media Gallo di NOCI
Scuole Elementari I e II Circolo di Noci
(una repliche)
02 febbraio 2006 Serale Auditorium Scuola Media Gallo di NOCI
Patrocinio Comune di Noci
(una repliche)
03 febbraio 2006 Matinè Teatro Kennedy di Fasano
Patrocinio Comune di Fasano e
Scuola Media G. Bianco di Fasano
(una replica)
04 febbraio 2006 Matinè Teatro Angioino di Mola di Bari
Scuola Media Tanzi di Mola di Bari
(due repliche)
04 febbraio 2006 Serale Teatro Angioino di Mola di Bari
(una replica)