Quelli de La Meridiana, festa di compleanno a Molfetta
MOLFETTA - I bilanci si lasciano a chi ha deciso di tirare i remi in barca, a coloro che si sentono appagati dai successi ottenuti e dai traguardi raggiunti, a chi pensa di vivere del presente e di non spostare ancora un po’ più in là il limite. Ma non loro, non quelli de La Meridiana. Compie 28 anni la casa editrice molfettese. C’è da esserne giustamente soddisfatti; una casa editrice longeva, con pubblicazioni coraggiose che resiste, nonostante la crisi profonda che investe soprattutto l’Italia e che vede penalizzati settori considerati non di primaria importanza, come la cultura.
Attraverso le parole del direttore generale, Elvira Zaccagnino (nella foto con Daniela Marcone e Antonia Chiara Scardicchio), La Meridiana accetta la sfida e conscia delle potenzialità e delle insidie del mercato elettronico, non si abbatte, si carica dell'energia iniziale dei suoi soci fondatori. Tra la disperazione e la speranza, sceglie quest'ultima che appartiene alle persone realiste, che non fuggono e durante la "festa di compleanno" lancia una scuola, gratuita, di speranza. Perché di speranza c'è bisogno, di speranza si vive e chi non ne ha è condannato solo alla sopravvivenza. La formatrice Antonia Chiara Scardicchio, ha condotto i partecipanti a riflessioni sulla speranza, sui sogni. Il sognatore per eccellenza, don Chisciotte, si mette in viaggio per contrastare torti e difendere i deboli. La sua smania di riparare alle ingiustizie lo porterà a travisare la realtà, a vedere, nei mulini a vento, giganti con le braccia mostruose. Chisciotte non li teme e suscita ilarità tra la popolazione. Il riferimento al cavaliere errante spagnolo non è casuale. Quanti di noi abbandonano anche le piccole guerre quotidiane per timore di suscitare l'ilarità altrui? Quanti hanno abbandonato la speranza? Allora c'è bisogno di dare speranza, di condividere speranza, di non dare più a questo termine una connotazione astratta. Cosa serve alla speranza perché diventi concreta? Don Tonino Bello affermava che ci vuole l'audacia di persone, non eroi né martiri ma l'audacia di sognatori con i piedi per terra.
Scegliere di diventare Chisciotte vuol dire accettare anche il lato ridicolo di noi stessi, Chisciotte non è un sognatore perché sognatore è colui che dorme; Chisciotte è un visionario. Come affermava Don Tonino , la speranza non è un'attesa sterile. Speranza è sinonimo di creatività. Per questo è necessario diffondere la cultura della speranza, condividere il personale concetto di speranza, creare un laboratorio di speranza perché nessuno può essere Chisciotte da solo. Ha parlato di speranza anche Daniela Marcone, figlia di Francesco, assassinato il 31 marzo 1995 dalla malavita in quanto nel suo ruolo di direttore dell'ufficio di registro di Foggia, aveva denunciato un traffico grazie al quale alcuni mediatori, facevano pagare tangenti per il celere disbrigo delle pratiche di competenza dell'ufficio che dirigeva. Dalla sua denuncia scaturirono numerosi arresti eccellenti. La sua morte è da monito a chi crede di poter soffocare la voce degli onesti, ma Daniela, a vent'anni dall'assassinio, dopo i primi attestati di solidarietà, dopo commemorazioni, teme che la memoria del sacrificio di suo padre venga cancellata. Per questo, la casa editrice sta pensando ad una pubblicazione sulla vita di Francesco Marcone che sensibilizzi i cittadini del domani, i bambini.
Sono loro i primi custodi della memoria e della speranza. Sono loro che riescono a suscitare ancora in noi adulti, le emozioni. E' soprattutto a loro che Papa Francesco rivolge le sue preghiere e le sue speranze, perché i bambini sono capaci di piangere e come ha affermato durante l'omelia della messa a Manila, durante il suo ultimo viaggio pastorale nelle Filippine, solo quando siamo capaci di piangere, siamo capaci di dare delle risposte.
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