Quelle incertezze nei controlli e nella sicurezza
Inizialmente non avrei dovuto partecipare, per una serie di motivi, ad una delle giornate storicamente più importanti per la mia città. Poi però, provvista di pass e documento, quasi allo scadere del tempo, ho deciso di recarmi presso il varco di afflusso indicato per il mio settore. Erano le ore 9.15, i controlli serratissimi: controllo di pass, documento d’identità e borsa in ogni sua parte, passaggio dal metal detector. Ho pensato che tutto, quindi, stesse funzionando nel rispetto dell’ordinanza. Arrivo al settore assegnatomi, mi trovavo nei pressi del Seminario Vescovile, e comincio ad ascoltare curiosa i racconti dei presenti, comprese mia madre e mia zia che erano lì appostate dall’alba. Mi spiegano che le prime persone arrivate, insieme a loro, sono entrate dal varco di afflusso senza che venissero controllati borse, pass e documenti. La prima stranezza. Proseguendo nei racconti, i miei vicini di posto hanno confermato quanto detto, spiegando che una volta dentro avrebbero potuto camminare e avvicinarsi al palco senza che nessuno guadasse effettivamente quale fosse il settore a loro assegnato. Le ore passavano, Papa Francesco era in volo da Alessano diretto a Molfetta e comincio a vedere moltissime persone arrivare intorno alle ore 11.30. Chiedo loro le modalità del loro ingresso nella zona protetta e loro mi dicono, molto tranquille, che è bastato loro mostrare il solo documento d’identità. Quindi niente pass, niente settori assegnati, niente di niente. Capisco la portata straordinaria dell’evento per una città in fondo di provincia, capisco anche che non ci fosse un precedente vero e proprio che facesse da modello organizzativo, che tutto fosse nuovo e da sperimentare. Ma data l’importanza della figura di Papa Francesco, data l’ordinanza precisissima inizialmente emanata, mi aspettavo più precisione nel controllo della sicurezza ai varchi. La Messa e il passaggio del Papa lungo il percorso prestabilito sono stati emozionanti, tutto è andato secondo i piani e Molfetta ha avuto la sua giornata indimenticabile come noi tutti ci aspettavamo e speravamo. Il mio racconto è solo per dovere di cronaca del buon cronista, che, come mi hanno insegnato a “Quindici”, deve sempre scrivere la verità. Senza nulla toglie ad una macchina organizzativa che ha reso almeno per un giorno, la piccola Molfetta, grande. © Riproduzione riservata
Autore: Daniela Bufo