Perfino in tempi di “Coronavirus” alcuni personaggi, lungi dal valorizzare l’idea del “insieme si combatte meglio” – vale a dire: ‘siamo una Nazione unica, abbiamo un immane problema che segnerà la nostra Storia futura e farà ricadere, su tutta l’Italia, apocalittiche, in-quantificabili conseguenze, quindi combattiamolo insieme, per ricavarne mutui benefici’ - continuano invece ad alimentare contrapposizioni ormai antistoriche, sterili e certamente divisive, pur di ‘racimolare’ alcuni consensi o di affermare idee bislacche. Invocano cliché che si pensava ormai consegnati alla memoria e provocano irrimediabilmente reazioni forti, per chi li subisce; e di rifiuto, dell’Unità ormai consolidata della Nazione, per chi ancora nutre idee di… separazione culturale, etnica fra il (così detto) NORD produttivo ed il SUD ‘ozioso, piagnone’ che si abbevera alla generosa mammella del Nord’. Tiene aperto un solco che per alcuni, malgrado 140 anni di storia comune, non sembra mai essere stato colmato. Nel piccolo dei vari blog locali ci si infervora fra coloro che, pur riconoscendo un certo grado di esagerazione agli stereotipi… raccontati da certe culture (leggi: personaggi, di cui sopra), ne riconoscono un’indubbia… legittimità; e coloro che reputano che, la discussione sulla famigerata questione meridionale, debba essere relegata ormai a una vestigia di un passato che va rimossa dalle memorie correnti, pur restando come dato storico, appunto nella infinita Storia d’Italia. Negli anni ruggenti della RICOSTRUZIONE dopo le tragedie della Guerra, in particolare negli anni ‘Cinquanta e Sessanta’ del secolo scorso, la geografia socio/culturale italiana è stata letteralmente stravolta. C’è stato un ‘benefico’… rimescolamento, una sorta di melting pot nazionale che ha permesso di incrociare la cultura, le tradizioni meridionali con quelle d’oltre Po, magari senza tuttavia amalgamarsi. L’emigrazione di grandi strati di popolazione meridionale, in gran parte contadina, verso il ricco Nord dove l’industria assicurava una fonte sicura di reddito per sé e per i propri famigliari, è stato uno di questi fattori. Era rappresentata iconicamente dall’attesa, sulle banchine delle stazioni ferroviarie di partenza, di numerose famiglie, genitori, figli e ascendenti, circondati da bagagli sui generis – le famose ‘valigie di cartone’ tenute chiuse con giri di spago - e voluminosi fagotti raccolti in enormi fazzoletti, che rappresentavano le masserizie ed i bagagli della famiglia che abbandonava la terra natia, per cercare fortuna al Nord. Al Nord tuttavia non è che fossero rose e fiori: i “meridionali” venivano sempre percepiti, dagli… aristocratici? nativi settentrionali, come gente per lo più lercia, ignorante, con poca voglia di lavorare, da tenere a debita distanza: chi ha dimenticato gli… avvisi di locazione che discriminavano pesantemente il “meridionale”! A volte c’era ostilità persino da parte degli immigrati della prima ora che guardavano alle nuove ondate migratorie, come una larvata minaccia allo status quo determinatosi per loro, Uno degli epiteti più diffusi, in Piemonte, per individuare un meridionale era: “Napuli”! Dagli anni ‘Sessanta e Settanta’ la Politica intraprese un ambizioso programma di sviluppo estensivo, nazionale dell’industrializzazione. Iniziò l’era del decentramento industriale e produttivo, con la dislocazione di realtà industriali, suddivise per i territori, secondo una sorta di manuale Cencelli: più l’uomo politico, sponsor di riferimento territoriale aveva prestigio, più pregiate e numerose erano le installazioni di infrastrutture industriali nel territorio. A volte questo sistema abnorme di allocazione ha creato non pochi fiaschi industriali. Le famose CATTEDRALI NEL DESERTO: strutture enormi realizzate con costi spaventosi ma che mancavano del tutto dell’infrastruttura territoriale a supporto della fabbrica costruita. L’istituzione di Enti con la mission di uniformare l’economia nazionale improntata, storicamente, al Nord con l’Intrapresa industriale e al Sud con il Latifondo e la frammentazione del piccolo proprietario terriero, ha largamente fatto da ente catalizzatore per questo processo che, mai era stato tentato prima. L’I.R.I. (Istituto per la Ricostruzione Industriale) fondato già in epoca Fascista, ma poi ‘ripreso’ nel dopoguerra, quale ente per lo sviluppo industriale moderno. L’E.F.I.M. (Ente per il Finanziamento Imprese Manifatturiere), collegato e partecipato dalla Finanziaria Ernesto Breda (la BREDA: importante gruppo industriale meccanico siderurgico con sede in Milano), voluti anche dal grande Statista Aldo Moro, furono due dei più vigorosi promotori del rimescolamento economico, culturale e produttivo che cambiò l’aspetto imprenditoriale, sociale e soprattutto culturale del Paese. Al Sud discesero i Settentrionali! Di nuovo! Ma non per imporre la ‘dura lex, sed lex’ della Monarchia Sabauda, ma per sollevare, modificare sistemi di vita atavici, ma poco consoni con una Nazione moderna, unita. Tutto cambiò in meglio? in peggio? Lo potremo valutare alla fine di questo racconto fatto da un ‘testimone’ che ha personalmente e pienamente vissuto questi cambiamenti: chi scrive. Nella seconda metà degli anni Sessanta, dopo alcuni anni di navigazione come Ufficiale di macchina, abbandonavo la Marina e, ancora scapolo, cercavo lavoro – che c’era, eccome se ce ne era – a terra. Dopo un iniziale periodo di lavoro da fochista - ma l’attività che mi stava arricchendo professionalmente, anche grazie alla tutorship del capo reparto “ossidazione anodica dell’alluminio” era appunto quella di gestire l’impianto di ossidazione per alluminio di uso architettonico ed edilizio, mi si presentò la possibilità di assunzione nell’Istituto di Ricerche Breda in Area industriale di Bari. Proprio grazie alla decentralizzazione di alcuni asset industriali del Nord – uno di questi appunto il Gruppo BREDA – in Bari nacquero grandi realtà industriali: Breda Fucine Meridionali: siderurgia; Breda Hupp: grandi impianti di condizionamento dell’aria; Termosud a Gioia del Colle: grandi generatori di vapore industriali, Hajinomoto Insud a Manfredonia: produzione di glutammato di sodio e Istituto Di Ricerche Breda a Bari che, nella propria struttura ospitava anche una sezione staccata del C.N.R.. Fui assunto all’Istituto di Ricerche dove ho lavorato per più di tre anni. Un lavoro di non entusiasmanti risultati economici ma, per converso, estremamente gratificante sia per il lavoro in sé, sia soprattutto per l’ambiente ed i colleghi, dei quali, a distanza di decenni, conservo un ricordo molto positivo. Il lavoro consisteva in ricerca scientifica pura! La Direzione dell’Istituto era affidata ad un autentico gentiluomo milanese, il prof. Tullio Songa – cattedra di scienza delle corrosioni presso la facoltà di Chimica dell’Ateneo di Bari. Il personale era costituito da una dozzina di fisici, matematici, ingegneri, chimici. Tre o quattro diplomati e una decina di operai. Si eseguiva ricerca pura sulla “Termodinamica della dissalazione dell’acqua marina, con il metodo ‘multiflash’” e sulle implicazioni chimico/ fisiche/meccaniche sui materiali impiegati. Ho… impattato in questo lavoro con l’uso di uno dei primissimi ‘elaboratori elettronici’ sviluppato dalla Olivetti, appunto l’ “Olivetti Programma 101”: rudimentale, se confrontato con i modelli solo di alcuni anni dopo, ma estremamente funzionale per l’elaborazione primaria dei dati che venivano raccolti sull’impianto di dissalazione che, se eseguiti manualmente avrebbero richiesto risorse di tempo enormi. La ricerca era finanziata dal C.N.R. che muoveva i primi passi nel settore della dissalazione delle acque per usi civili. I settentrionali fra i laureati erano pochissimi, tutti provenienti dalla Lombardia e con essi si era stabilito un rapporto molto, ma molto rispettoso e collaborativo. Forse l’impronta del rapporto scaturiva dall’elevato grado di cultura dei colleghi che non facevano affatto pesare la loro… settentrionalità più di quanto facessero pesare i loro titoli accademici, anzi. Quando, per sopraggiunte necessità di ‘bilancio familiare’ – in quegli anni avevo messo su famiglia – l’esperienza sui sistemi di dissalazione e trattamento delle acque maturata all’ombra personaggi ricercatori come l’ing. Attilio Alto, mio diretto superiore e poi ‘Magnifico Rettore dell’Ateneo’ e infine del ‘neonato’ Politecnico di Bari e del capo progetto ing. Vincenzo Magri, mi consentì di conseguire lo skill professionale per essere assunto in qualità di Responsabile degli impianti di produzione e gestione dei fluidi energetici nel ‘neonato’ Stabilimento FIAT di Bari; dove, per non ‘pesare’ ancora di più sulla atavica carenza di acqua per usi civili del Sud, la nuova Fabbrica fu concepita con imponenti impianti di dissalazione dell’acqua da falda freatica, di cui la Puglia ha riserve importanti, e renderla autosufficiente per gli enormi consumi ad uso industriale. Relazionalmente parlando, tutt’altra storia rispetto all’Istituto di ricerche da cui provenivo. A parte poche eccezioni, l’ “ambiente FIAT” (come veniva comunemente definito l’insieme di relazioni ed atti di gestione delle Persone e delle cose, appunto in FIAT) impone che si proceda con… separazioni quasi a carattere etnico, fra il Piemontese ed il Meridionale: il primo “comanda” (e, sarebbe anche giusto, visto che ha esperienza che il secondo non ha); l’altro “eseguisce”, nel pieno senso del termine. C’è da fare una precisazione che forse potrebbe dare ragione di alcuni comportamenti da “siur parùn da le bele braghe bianche”, assunti da alcuni… settentrionali. Nel trasferire nel nuovo Stabilimento FIAT a Bari (circa 2.700 dipendenti), i posti chiave in “produzione” e nei “servizi”, erano stati naturalmente assegnati, in massima parte, a dipendenti piemontesi dell’OSA (Officine Sussidiarie Auto di Torino Stura) che avevano… accettato il trasferimento al Sud, in cambio di avanzamenti gerarchici ed economici rilevanti. Si era creato una sorta di clan chiuso che, avendo possibilità economiche adeguate, assicurate dall’Azienda avevano preso alloggi vicini fra loro. L’operaio adibito a Torino, ad esempio, alla ‘torneria automatica’ era arrivato nel nuovo stabilimento di Bari, da Capo squadra; il Capo squadra era arrivato a Bari con la qualifica di Capo reparto; a sua volta il Capo reparto, a Bari ricopriva l’incarico di Capo officina, e, così via. Dunque, a prescindere dalle intrinseche capacità di alcuni, molti assumevano atteggiamenti di superiorità indebita, anche perché si trattava di persone con cultura generale relativamente limitata. Perfino l’ “emigrato” meridionale della prim’ora, che aveva… assorbito la cultura piemontese, e dialogava con i piemontesi appunto in dialetto, avendone negli anni imparato il dialetto storpiato, dalla contaminazione del dialetto d’origine, risultava grottesco – si sentiva superiore al suo conterraneo appena assunto – assumeva atteggiamenti di sprezzante superiorità. Un altro fattore di… sopraffazione dei ‘settentrionali’, nei confronti dei ‘meridionali’, era costituito dal fatto che per costituire la “forza lavoro operaia” di migliaia di lavoratori, vi fu un massiccio reclutamento – voluto anche dalle locali Organizzazioni sindacali – di lavoratori agricoli (il “metalmezzadro), falegnami, imbianchini, persone che con l’industria, il lavoro nel settore meccanico, aveva dimestichezza pari a zero. Ma essendo il processo produttivo ancorché tecnologicamente elevato: la produzione del 1971 era incentrata su apparati frenanti automobilistici e pompe di iniezione Diesel, prodotti destinati alle linee di montaggio degli stabilimenti AUTO FIAT, abbastanza standardizzato sia nei tempi, sia nei metodi – il ‘Dipartimento Tempi e Metodi’ era guidato per fortuna da un tecnico di prim’ordine: il dr. Marisaldi, dottore in fisica, dirigente, e persona estremamente sgradevole e altezzosa - era tuttavia pur sempre necessario un certo grado di addestramento che non tutti conseguivano. La FIAT, sempre grazie alle generosissime agevolazioni economiche e fiscali di cui ha goduto, per la delocalizzazione al Sud di molte realtà industriali concentrate in Piemonte, in circa dieci anni, realizzò (in massima parte, a spese dello Stato) molte realtà industriali che cambiarono la ‘fisionomia sociale’ delle Regioni meridionali. Gli Stabilimenti di Bari: produzione di componenti per il settore AUTO (il core business dell’epoca) e Carrelli elevatori OM; lo Stabilimento di Lecce: produzione di macchine per il movimento terra; la Pista di Nardò: una struttura ad anello, per la sperimentazione dinamica di modelli per autotrazione; Lo Stabilimento di Cassino: produzione di automobili; lo Stabilimento di Termoli Pantano Basso: motori per autotrazione; la SEVEL in Val di Sangro: joint venture italo-francese per la produzione di veicoli commerciali; lo Stabilimento di Grottaminarda Valle Ufita: produzione di autobus urbani ed extra-urbani (si stava vigorosamente sviluppando il ‘trasporto pubblico’: necessità di creare parchi di mezzi di trasporto pubblico); lo Stabilimento SATA di Melfi: produzione di auto; lo Stabilimento di Pratola Serra: motori, di ultima generazione, per autotrazione. Il dualismo Nord Sud. Ancora evocato da certi ambienti retrivi del ‘nord’, come atto di superiorità presunta (forse mai dimostrata, nei fatti) nei confronti delle Genti meridionali, è ormai anacronistico e viene usato generalmente per mantenere vivi stereotipi in larghissima parte superati dall’ “evoluzione” civile della Nazione. Alcuni politicanti che hanno abbondantemente attinto a questi… modelli, per incrementare il proprio consenso, sembrano aver compreso l’anacronismo di tali posizioni e, ora blandiscono quelle stesse genti che hanno prima pesantemente offeso, in modi anche scandalosi. Resta purtroppo uno… zoccolo duro di ‘settentrionalisti duri e (im)puri’ che ancora rimestano modelli assurdi. Uno di questi signori, perseverando, come accennato, ha forse scatenato la dialettica citata (il riferimento è al giornalista Vittorio Feltri che ha definito i meridionali “inferiori”). Non avendo ormai più nulla da ‘dimostrare’ ad alcuno, in fatto di capacità e completa integrazione delle Genti del Sud – sarebbe utile ignorare queste esternazioni, anche offensive; chissà che esse non risultino, alla prova dei fatti, in particolare in questi tempi di “Coronavirus”, più dannose per chi le professa e le diffonde. © Riproduzione riservata