Sulla costruzione della nuova caserma della capitaneria di porto, nuova sconfitta per il sindaco di Molfetta e i suoi fan (le associazioni vicine al centrodestra che sono state sollecitate a mobilitarsi conto la cosiddetta “Punta Perotti molfettese”). l Tar ha bocciato il ricorso dell'amministrazione comunale per cui i lavori rirprenderanno regolarmente. Ecco il testo dell'ordinanza della Terza sezione del tribunale amministrativo regionale: «Ritenuto che il ricorso sia sfornito di 'fumus' atteso che risulta del tutto erroneo ed errato il richiamo reso nell'atto gravato all'art. 54 d.lgs. 267/00 atteso che il relativo potere è correlato all'esistenza di situazioni eccezionali, impreviste, e che costituiscano minaccia per la pubblica incolumità, situazioni che anche d un punto di vista logico non si riscontrano nel caso in cui si controverte in ordine alla realizzazione di un'opera pubblica e sulla quale lo stesso Comune si era in precedenza e positivamente espresso. Osservato anche che risulta contraddittoria la posizione del Sindaco il quale intende agire come Ufficiale di governo per contrastare l'attività di una Amministrazione dello Stato bloccando la realizzazione di un opera pubblica e osservato poi, quanto al ricorso incidentale esperito dall'Amministrazione Comunale, che lo stesso si ravvisa del tutto irrituale atteso che viene ad impingere nel rapporto contrattuale della stazione appaltante con la impresa appaltatrice, rispetto al quale Sindaco e Comune devono ritenersi estranei». Perciò «il Tribunale amministrativo regionale per la Puglia sede di Bari Sez. III ha accolto la sopra indicata istanza incidentale di sospensione dell'efficacia dell'atto gravato». Sicuramente l'amministrazione comunale ricorrerà al Consiglio di Stato, ma nel frattempo i lavori continueranno e continuerà anche la ridicola mobilitazione (perché non spontanea) delle cosiddette associazioni contro Punta Perotti. Insomma, un'altra storia alla molfettese. Una storia tutta italiana e... molfettese Insomma, non c'è ancora la parola “fine” alla spinosa questione della foresteria della Capitaneria di Porto, in una vicenda in cui nessuno dà ancora nulla per scontato. Quella della foresteria è a suo modo un classico esempio di come in Italia vanno un certo tipo di cose, specialmente quando si fanno promesse in campagna elettorale. Tutto ha inizio il 28 gennaio 2004, con l'approvazione del Piano Regolatore del Porto in relazione al Piano Regolatore Generale, e successivamente in sede di Conferenza di Servizi del 19 febbraio 2004 la Capitaneria da il suo parere favorevole all'approvazione solo a condizione che la foresteria della nuova caserma venga realizzata nell'area “Ex-Cinet”. L'amministrazione comunale, pur essendo a conoscenza della collocazione prevista per la caserma non fa nulla per impedirlo, in barba allo sbandierato amore per la città di Molfetta e all'ambientalismo a chiamata del centro-destra locale. In questo modo i tempi di approvazione del Piano Regolatore del Porto divengono più brevi. In aprile il Consiglio comunale prende atto del Piano Regolatore del Porto, che viene poi approvato in via definitiva in deliberazione di Giunta Regionale n. 558 del 15 maggio 2006. Nello stesso mese il porto commerciale, fiore all'occhiello della campagna elettorale del Senatore Antonio Azzollini, passa in primo piano. Nel frattempo, dopo aver aggiudicato l'appalto per la costruzione dell'opera alla Cooperativa Muratori Cementisti (CMC) di Ravenna, in settembre 2007 si procede alla demolizione nell'area “Ex-Cinet” e all'installazione di tre impianti semaforici per agevolare le operazioni. Una inversione ad U di Azzollini Poi le cose cambiano. L'amministrazione comunale comunica al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti di Roma, alla Direzione Marittima ed alla Capitaneria di Porto dei rischi urbanistici dovuti alla costruzione della foresteria della Capitaneria di Porto, e in una corrispondenza del Sindaco Azzollini, tenutasi dal 20 maggio 2008 con il Provveditorato alle Opere Pubbliche, viene ribadita la disponibilità da parte del Comune di accollarsi ogni onere relativo al trasferimento dell'opera. La ragione fondamentale del blocco è l'esigenza di evitare che l'opera venga realizzata in un punto cruciale del porto, il quale ha una destinazione di piano regolatore che prevede un collegamento tra la Banchina San Domenico e la Basilica della Madonna dei Martiri: il lungomare di ponente, una ossessione del centro-destra molfettese che ha fatto sognare, ovvero una colata di cemento libera da immobili dal quale ammirare la bellezza del nostro porto, o una colata di cemento di dimensione faraonica dall'impatto ambientale “trascurabile”, se si considera che l'amministrazione comunale ci ha messo quattro anni per valutare l'impatto ambientale della foresteria. Per farla breve, a questo punto della nostra storia Molfetta si è scoperta ambientalista. Le ultime vicende Giungiamo quindi a tempi più recenti. Il 12 settembre 2008 il sindaco Azzollini convoca una conferenza di servizi per il 24 dello stesso mese (spostata successivamente al 26), e tramite una ordinanza sindacale provoca l'immediata sospensione dei lavori di costruzione della nuova sede della Capitaneria di Porto, presso Banchina San Domenico. Intanto nei cantieri, il piano terra della struttura è praticamente ultimato. L'ordinanza di sospensione dei lavori viene notificata al Provveditorato Interregionale alle Opere Pubbliche, al Prefetto di Bari e all'impresa esecutrice dei lavori. Dal documento, le motivazioni sono “assicurare una continuità di percorso nella zona, una volta ultimati i lavori sia per il nuovo Porto Commerciale, sia per il nuovo Porticciolo Turistico, garantirebbe tutta una serie di opportunità economiche (e, quindi, occupazionali) per la Città di Molfetta, potendo trasformare gli attuali insediamenti artigianali in attività per la ristorazione, il piccolo commercio di qualità, l'artigianato locale di pregio e altro, sull'esempio delle grandi città portuali europee”. La richiesta è di spostare i cantieri di costruzione della foresteria. Successivamente nel 23 settembre giunge l'appello del PdL: dall'Ufficio Stampa del Comune di Molfetta viene diffusa una nota in merito ai lavori di realizzazione della nuova caserma della Guardia Costiera lungo la banchina San Domenico. “Evitiamo un altro scempio urbanistico. Impediamo un'altra Punta Perotti in salsa molfettese”, si legge nella nota, che prosegue “la nuova struttura, infatti, è ubicata proprio a ridosso del mare e se portata a termine ostruirebbe irrimediabilmente la naturale prosecuzione del lungomare sul litorale di Ponente, fino alla Basilica della Madonna dei Martiri”. Una conferenza dei servizi per salvare la faccia Il 26 settembre a Bari si tiene la conferenza dei servizi fra i rappresentanti del Comune e il Provveditorato Interregionale alle Opere Pubbliche per decidere sull'opportunità di modificare la localizzazione dello stabile, e le istanze del Comune di Molfetta vengono respinte. Nell'occasione l'amministrazione comunale rende ufficiale la proposta di arretrare di una decina di metri la sede della costruzione, in modo che il nuovo fabbricato non crei ostacolo alla prosecuzione del lungomare di Ponente e non pregiudichi lo sviluppo economico-turistico dell'intera area. Alla impresa esecutrice dei lavori è consentito l'accesso nel cantiere all'unico scopo di recuperare materiale e porre in essere azioni di messa in sicurezza. Il costo stimato al minimo dello spostamento è di 500mila euro, in pratica venti volte il costo degli investimenti per gli eventi del Natale di quest'anno. Successivamente giunge la mobilitazione popolare, il sit-in del PdL, l'appello a tutte le associazioni locali, ai partiti, alle autorità cittadine, provinciali e regionali ai cittadini contro la prosecuzione dei lavori. A questo movimento le responsabilità dell'intera vicenda non interessano, si protesta contro il fatto, non gli artefici dello stesso. Intanto il Comitato di Quartiere San Domenico, del Centro Culturale Auditorium ed il parroco don Franco Sancilio richiedono la rimozione del semaforo davanti alla chiesa di San Domenico, costruito in prospettiva dei lavori della nuova Capitaneria di Porto e, come tutti gli altri semafori installati nel corso dei ladi vori, mai entrato in funzione. Ordinanze sindacali a raffica Il 2 ottobre il sindaco Azzollini firma una seconda ordinanza sindacale per la sospensione dei lavori. Il 3 ottobre il PD lancia un appello affinché l'amministrazione si assuma le proprie responsabilità nell'intera vicenda e faccia chiarezza sui responsabili. Il 24 ottobre la sezione terza del Tribunale Amministrativo Regionale di Bari, presieduta dal dottor Amedeo Urbano, con ordinanza del 21 ottobre scorso dispone la sospensione dell'efficacia delle ordinanze del 12 Settembre e del 2 Ottobre con cui il sindaco Azzollini aveva disposto il blocco dei lavori per la realizzazione della foresteria della Capitaneria di Porto. Nello stesso giorno, in consiglio comunale proprio il sindaco è l'ultimo a prendere la parola con un duro atto d'accusa nei confronti del Provveditorato Regionale alle Opere Pubbliche ed al Tar che avrebbe disposto lo sblocco dei lavori senza tenere conto delle esigenze di sviluppo della città. “Mi assumo la responsabilità, anche personale, di quanto stiamo facendo. Quella costruzione non sarà mai realizzata in quel posto” e ha continuato dicendo “sono pronto a risponderne anche alla Corte dei Conti: quanto ci costerà spostare l'opera sarà sempre meno rispetto a quanto potrà guadagnare la città da uno sviluppo migliore dell'intera area. Sviluppo, che quell'edificio bloccherebbe sul nascere”. Una mobilitazione costruita a tavolino Intanto fioccano le adesioni ufficiali alla protesta da parte delle associazioni culturali che costituiscono il comitato “No alla nuova Punta Perotti”: T.U.T.U.E.L.A., Levante, Fare Verde,Uniti per Molfetta, Confcommercio, Associazione Fare Verde, Ragno Volley, Società Sportiva Azzurra Volley, Movimento Consumatori, Uniti per Molfetta, Vogatori Molfetta, Molfetta Lavora, Anpas, Eredi della Storia, Associazione Levante, Circolo del Buon Governo, Logos, FAI, Fondo per l'Ambiente Italiano Associazione “Angelo Inglese - Città di Molfetta”, Associazione “Mani in...opera”, condominio Banchina San Domenico, Federazione Molfettesi d'America, La Città Liberal, Tazebao, e altre. Il 6 novembre, dinanzi al TAR Puglia si tiene l'udienza in merito al giudizio, promosso da parte del Ministero per le Infrastrutture e per i Trasporti ed avente ad oggetto l'impugnativa delle ordinanze sindacali di sospensione dei lavori. Da una nota dell'Ufficio Stampa del Comune di Molfetta: “il Comune di Molfetta vince il primo round giudiziario sulla questione della nuova Punta Perotti. (…) La Terza Sezione del TAR Puglia non ha dato seguito al ricorso del Ministero contro le ordinanze comunali di sospensione dei lavori. I giudici amministrativi, infatti, hanno accolto le ragioni del Comune di Molfetta”. Alla luce della sentenza del TAR Puglia, la costruzione della foresteria a servizio della Capitaneria di Porto è così bloccata fino al 31 gennaio 2009. Sembra tutto risolto, ma c'è un retroscena. In realtà, nei giorni antecedenti all'udienza, il sindaco aveva emanato un nuovo provvedimento con il quale scavalcava i due decreti impugnati davanti al TAR, rendendo inutile un pronunciamento dei giudici amministrativi sugli stessi. In altre parole, non era stato emesso alcun giudizio nel merito della vicenda da parte della Terza Sezione del TAR, ma una semplice sentenza di rito. Sarà quindi necessario un pronunciamento sull'ultima ordinanza sindacale emanata dal sindaco, probabilmente a dicembre di quest'anno. Una strana dimenticanza “e io pago!” Viene da chiedersi la ragione per cui in questi anni nessuno degli enti amministrativi si sia posto il problema dei flussi turistici e dell'impatto ambientale, e la questione sia sorta solo in seguito all'abbattimento del vecchio cantiere. Non c'è trasparenza neanche sugli effettivi costi dell'intera operazione, e ovviamente tutto tace su chi dovrà mettere in bilancio le spese dello spostamento della foresteria in altro luogo. L'intera vicenda dai toni assurdi e illogici fa pensare a una vera e propria sceneggiata, come avveniva ai creditori che ricordavano a Totò i propri conti da saldare, e lui ripeteva “E io pago!”. Viene da chiedersi anche la ragione dell'inopportuna definizione di “nuova Punta Perotti”, quando in realtà le due costruzioni hanno ben poco in comune in merito alla natura e agli scopi degli edifici, senza dimenticare poi che a Punta Perotti erano i privati gli autori dell'ecomostro più famoso d'Italia. Restano poi i dubbi sugli oneri di un incarico legale per la difesa del sindaco, che dovrebbero spettare al sindaco in quanto persona o al ministero degli Interni, e non al Comune. In definitiva, l'impressione è che il sindaco Azzollini e la sua amministrazione si trovino di fronte all'impotenza verso un problema causato dalle loro stesse decisioni, e in questo momento di palese imbarazzo di fronte ai cittadini si appellino al sostegno popolare e politico, dopo una gestione frettolosa della pianificazione del territorio, che dovrebbe coinvolgere i cittadini anche in ogni sua fase, e non quando sorgono problemi. Guardando al futuro, ci sono due soluzioni possibili per questa vicenda: la foresteria resta lì dov'è con tutte le conseguenze che ciò comporta, oppure, se in sede di Conferenza di Servizi venisse riconosciuto lo spostamento dei cantieri di una decina metri, il Comune sarebbe chiamato ad accollarsi direttamente tutti gli oneri, ovvero una cifra stimabile in non meno di un milione di euro. Chi pagherà questo prezzo? Chi pagherà il prezzo della pessima gestione di questa vicenda da parte del sindaco? Ovviamente, sempre e solo i cittadini molfettesi.
Autore: Corrado la Martire