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Quattro passi fra gli immigrati in fiera La “siesta” pomeridiana di nomadi extracomunitari
15 ottobre 2003

Un pezzo di Africa del Sud, del Nord e parte dell'Asia è quello che si ha occasione di vedere e scrupolosamente scrutare durante un primo pomeriggio di un giorno di fiera. Ore 15 del 9 settembre, festa della Madonna dei Martiri (la “fiera” per i molfettesi), Corso Dante, niente confusione, rumore dei piatti che giunge dalle finestre e solito odore di zucchero filato, ma non quello “prepotente” che dovunque tu sia i quei giorni ti raggiunge, ma un profumino lieve; ci accorgiamo allora che alla nostra destra ne sta gustando uno (di zucchero filato) un uomo di mezza età con una certa faccia compiaciuta, i nostri sguardi incuriositi dal contrasto pittorico che ha quella “nuvola” sulla sua pelle nerissima, sta sicuramente disturbando il suo momento-dessert. Camminiamo oltre e lo spettacolo che si offre ai nostri occhi è davvero vario. Senegalesi, pakistani, sudafricani, molti di loro si concedono la siesta pomeridiana,cercando un po' di ristoro completamente sotto le loro macchine stracariche; ma ne troviamo uno un po' più comodo, è fra la merce che vende, è tra i tappeti e si sta godendo il fresco, manco Aladino sarebbe stato più contento!! Qualcun altro, invece, è in riunione familiare, si sente dai toni di voce un po' più alti sembrano madre, padre, figli e anche qualche zio attorno ad un tavolo di fortuna in equilibrio precario, forse si stanno prendendo a parolacce… non lo sapremo mai! C'è anche chi prega accanto alle sue collanine e braccialetti, è rivolto a Ponente, lo osserviamo, l'avremo messo un po' a disagio tanto che cambia di qualche centimetro la sua sacrale posizione. Un gruppo di senegalesi fa pic-nic dietro vari pellami, una donna imponente nell'aspetto e vestita da tradizione porta a spasso il suo bambino (è fiera anche per lui!!), qualcuno dialoga a 5 metri di distanza in “dialetto africano”molto stretto ma musicale e c'è chi prende il caffè e ci legge anche la mano. Davvero “uno spettacolo di arte varia”; tutta questa gente è accomunata da un senso di rilassatezza che non si ha modo di gustare durante la frenesia della festa, è come entrare in una casa ed esserne gli ospiti per qualche momento. Basta veramente poco per capire la grande forza di adattamento di questa gente alla nudità del marciapiede che viene completamente adibito a casa provvisoria. Parlare con Asad o Sylla è stato un modo per comprendere come la vita da “nomadi” che conducono la considerino normale nonostante i disagi che comporta, perché ciò che a loro basta è l'ospitalità della gente che incontrano. Laura Amoruso
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