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Quanto teatro in giro... Il rischio di scivolare nella politica
15 marzo 2002

Ricordo, negli anni settanta, una conferenza sul lavoro dell'attore che Eduardo tenne di fronte agli allievi della Scuola di Drammaturgia al teatro "La Pergola" di Firenze. Luogo, questo, dove di solito il maestro soleva condurre lezioni sulla drammaturgia. Io che allora vivevo a Milano, non mi lasciai sfuggire l'occasione. Raggiunsi Firenze e fortunatamente riuscii ad entrare in teatro accontentandomi di un posto in piedi in fondo alla galleria. Questo memorabile momento, mi è venuto in mente qualche giorno fa mentre sedevo su un sedile imbottito della sala consiliare di palazzo "Giovene", in occasione di una convocazione da parte dell'assessorato alla Socialità e Cultura di tutte le associazioni culturali della città. Oggetto della convocazione: incontro operativo Legge 285/97. Non parlerò ovviamente del contenuto di questa legge, anche perché ne so poco quanto niente, ma significativa fu a mio parere la discussione che ne seguì. Dopo una non breve premessa da parte di una delle responsabili della cultura sugli scopi della legge mirante al recupero dei ragazzi che intendono occupare il tempo libero con attività ludico ricreative, si è passati alla discussione. E' stato questo il momento che, come dicevo mi ha riportato indietro con gli anni ricordando la lezione di Eduardo. Lezione in merito a quello che il maestro era solito discutere sul connubio politica-teatro. Ebbene, la cosa che mi ha fatto maggiormente riflettere al termine della relazione di uno degli esponenti di un gruppo di associazioni presenti tra cui una teatrale, è stata non tanto la positività dei risultati raggiunti per attività e iniziative nei confronti dei ragazzi di cui sopra, quanto la pretesa di essere riconfermati per il futuro. Pretesa quest'ultima che, secondo il mio punto di vista si evinceva dall'intenzione del relatore. Tanto è vero che c'è stata subito una pronta reazione, questa volta di un altro responsabile, il quale asseriva che, nell'interno del proprio gruppo non solo ci sono persone qualificate per le attività sportive ma anche esperti, riguardante l'animazione teatrale. Successivamente un esponente di un gruppo teatrale sosteneva, invece, la necessità di una loro presenza, in merito alle attività, pur essendo un gruppo di nuova costituzione. Tutto questo, come dicevo, mi ha fatto ricordare le parole che Eduardo espresse quella sera a Firenze e che esprimevano pressappoco questo: "Una persona che crede di far teatro non deve pensare che col palcoscenico possa fare propaganda politica o allestire un palco per un grande comizio:" State attenti, diceva Eduardo, non usate la politica come garanzia di fare teatro inteso come dare-avere, il pubblico è molto intelligente, capisce abbastanza bene un messaggio. Non è la politica o meglio certo modo di fare politica, a valutare un lavoro teatrale o la qualità degli attori, il pubblico è il primo giudice. Dopo questa riflessione, decisi di intervenire rivolgendo tre domande ai responsabili della cultura: 1) qual è stato il criterio di scelta delle Associazioni che hanno operato; 2) che fine ha fatto il mio progetto in merito, che qualche anno fa ho presentato; 3) per quale motivo quando si sceglie un'associazione non si possa informare le altre sul perché della loro esclusione. La risposta fu molto celere da parte di uno degli esponenti alla cultura: "Non è la sede adatta, i criteri di scelta ci sono ed è puramente inutile tornarci su in questo momento". Non ho perdonato la mia gaffe e sono andato via ripetendomi nella mente la poesia di Eduardo: "Palcoscenici" "Quanto teatro in giro! E quanto poco se ne vede in teatro di teatro... Cosimo Boccassini
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