Quando il volontariato fa sentire la sua voce
Le voci del volontariato
“Le voci del volontariato – le sfide future per il no-profit”. Questo il titolo del convegno di studi organizzato dall'assessorato alla Socialità, nei giorni 18 e 19 marzo, nella fabbrica di San Domenico. Tante le voci autorevoli ed esperte che si sono alternate durante il seminario.
“Oggi il volontariato è una realtà radicata: oltre 200.000 associazioni e 10.000.000 di cittadini volontari, sul territorio nazionale, si districano tra i compiti istituzionali e i bisogni della comunità, per la pace, l'integrazione, l'ambiente”, ha introdotto l'assessore alla socialità Marta Pisani, moderatrice dell'incontro, insieme al sociologo Paolo Contini.
Nel corso del convegno, l'attenzione dei relatori ha puntato verso una spiegazione chiara del fenomeno volontariato, dal punto di vista personale, ma anche giuridico.
La prof.ssa Silvana Calaprice, della facoltà di Scienze della Formazione, dell'Università di Bari, ha tracciato le linee essenziali del tema. Un tempo il volontariato e il terzo settore erano marginali e soprattutto intesi unicamente come assistenzialismo, mentre oggi non solo si sono diffusi tra ampi strati della popolazione, ma si sono strutturati come partecipazione e collaborazione.
Certo, il volontariato, rispetto alle associazioni no profit, ha il distintivo della gratuità, rispetto ai risvolti economici che il terzo settore comunque ha per l'autosussistenza. Ma importante in entrambi i casi, ha spiegato la professoressa, è la consapevolezza della propria azione: puntualizzare gli obiettivi e le finalità e organizzare le attività per raggiungerli, capire che essere volontari non significa salvare momentaneamente la propria coscienza, ma progettare una missione e un percorso continui, credere nell'altro e accettare il suo universo emotivo e affettivo. Certo, la solidarietà non è solo servizio agli e con gli altri, ma anche per se stessi, come valvola di sfogo per dare senso alla propria vita e, impegnandosi per il bene comune, “esorcizzare” il proprio disagio esistenziale. Tale cammino, però, deve aspettarsi anche delusioni, poche gratificazioni, grandi mire, piccoli traguardi, raggiungibili attraverso la collaborazione con gli addetti ai lavori e le istituzioni in genere.
Valutare le dinamiche del volontariato significa, anche, capire gli interventi legislativi che lo stato emenda per promuoverlo: ciò è stato spiegato dall'avv. Gianfranco De Robertis, che ha puntualizzato come volontariato e terzo settore non siano sostituzioni o alternative dell'istituzione, ove lo Stato non arrivi, ma deve essere dialogo tra pubblico e privato, per programmare insieme gli interventi nel sociale, stabilire le modalità per effettuarli e dare suggerimenti per gestire il servizio. In tal senso, l'attività legislativa ha inteso normizzare tali rapporti e le rispettive competenze, obbligando le istituzioni pubbliche a dialogare sempre con i cittadini, singoli e associati, quando si deve legiferare nell'ambito del benessere e cura della persona, ma, con la legge 328, ha realizzato un coordinamento di tutti gli interventi sociali, sanitari e socio- assistenziali, per creare una rete di solidarietà, evitando sovrapposizioni di competenze.
In queste disposizioni, lo Stato deve stabilire gli obiettivi e gestire gli enti nella programmazione: la Regione deve coordinare le organizzazioni già presenti sul territorio; il Comune deve attuare i piani ed erogare direttamente i servizi. “L'attivismo in quest'ambito è possibile anche attraverso la dichiarazione dei redditi - ha precisato De Robertis – destinando il 5 per mille, secondo la finanziaria 2006, alle organizzazioni di ricerca e volontariato, potendo anche scegliere l'ente preciso”.
Insomma, molteplici sono stati gli spunti e gli stimoli del convegno, ma le varie realtà del terzo settore avranno la capacità di dare sempre nuova linfa a questo sistema?
È questa la vera sfida di oggi e dei prossimi anni.
Autore: Gabriella Valente